Concerto in la minore per pianoforte e orchestra, op. 16


Musica: Edvard Grieg (1843 - 1907)
  1. Allegro molto moderato (la minore)
  2. Adagio (re bemolle maggiore)
  3. Allegro moderato molto e marcato (la minore) - Andante quasi (fa maggiore) - Presto (la maggiore)
Organico: pianoforte solista, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, 2 tromboni, tuba, timpani, archi
Composizione: 1868
Prima esecuzione: Copenhagen, Kongelige Teater, 3 aprile 1869
Edizione: Peters, Lipsia, 1872

Revisione nel 1906 - 1907 con l'aggiunta di 2 corni e la sostituzione della tuba con un trombone
Guida all'ascolto (nota 1)

Grieg contribuì notevolmente alla conoscenza e alla diffusione in Europa della musica popolare norvegese, di cui riuscì ad esprimere i sentimenti più intimi e crepuscolari con freschezza di immagini e naturalezza di linguaggio armonico, quasi preannunciando a volte certe soluzioni e tendenze musicali moderne, specialmente impressionistiche. È vero che nella sua produzione pianistica e liederistica si risentono evidenti richiami schumanniani e mendelssohniani (Grieg perfezionò per quattro anni gli studi di composizione al Conservatorio di Lipsia), ma ciò non toglie che il canto elegiaco e delicato di questo fantasioso miniaturista nordico rimanga profondamente legato ai temi della sua terra. Volendo rimanere nell'ambito di una classificazione pittorica, si può dire che Grieg sia un acquarellista, capace di fissare con pochi tratti essenziali il colore di un paesaggio o lo stato d'animo di un personaggio. I suoi momenti artistici migliori non vanno perciò ricercati nelle opere più ambiziose, quelle modellate sulla forma obbligata della Sonata e del Quartetto, bensì nella pagina breve e concentrata, di pronta immediatezza descrittiva ed evocativa di atmosfere intrise di un lirismo suggestivo e perfino struggente. Tanti pezzi simili eppure diversi, puntualizzati in un'accurata scelta di soggetti, annotati rapidamente e armonicamente variati: proprio secondo la poetica del bozzetto e del quadretto naturalistico.

Conoscitore attento e scrupoloso della letteratura romantica europea e studioso delle raffinatezze strumentali di Wagner e di Liszt, Grieg non può classificarsi come un imitatore di stili altrui e seguace di mode estranee allo spirito del folclore norvegese. Egli fu un melodista eccellente e di inesauribile gusto inventivo: lo dimostrano alcuni dei sessantasei Pezzi lirici per pianoforte, numerosi Lieder per voce e pianoforte e soprattutto il rapsodico Concerto in la minore per pianoforte e orchestra e le due incantevoli, anche se disuguali, suites del Peer Gynt ibseniano, dove sono racchiuse gemme musicali di alto valore strumentale e di penetrante effetto timbrico, come "La morte di Ase", la "Danza di Anitra" e la stupenda "Canzone di Solveig", di penetrante e pungente effetto psicologico.

Il popolarissimo Concerto per pianoforte e orchestra fu composto nel 1868, durante una vacanza nel villaggio danese di Sölleröd, a nord di Copenhagen. In questa città il concerto venne eseguito per la prima volta il 3 aprile 1869 dal pianista Edmund Neupert, a cui la partitura è dedicata. Il Concerto si distingue per la freschezza delle idee musicali e per l'eleganza della orchestrazione, articolata secondo il personalissimo stile di Grieg. Ascoltando questa composizione non si può fare a meno di pensare al grande pianismo di Chopin, Schumann e Liszt, ma ciò non toglie nulla alla personalità creatrice di Grieg che sa benissimo come esprimere il proprio mondo intcriore. Una dolce serenità melodica caratterizza il primo movimento, ma è soprattutto il tema dell'Adagio, affidato all'orchestra e ripreso con sognante delicatezza chopiniana dal pianoforte, a coinvolgere emotivamente l'ascoltatore con quelle tenerezze timbriche tipiche del lirismo nordico. Il terzo tempo ha una dinamica particolarmente varia ed è concepito con spigliata brillantezza sonora e su ritmi di danza norvegese, di tipo binario e ternario. Liszt, ammiratore di questo Concerto, aveva proposto alcune modifiche nella parte orchestrale, ma successivamente è prevalsa l'edizione originale scritta da Grieg, più equilibrata nel rapporto tra solista e orchestra.

Ennio Melchiorre


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 8 novembre 1992


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Ultimo aggiornamento 8 agosto 2011