Concerto in si bemolle maggiore per organo e orchestra, op. 4 n. 2, HWV 290


Musica: Georg Friedrich Händel (1685 - 1759)
  1. A tempo ordinario e staccato (si bemolle maggiore)
  2. Allegro (si bemolle maggiore)
  3. Adagio e staccato (sol minore)
  4. Allegro ma non presto (si bemolle maggiore)
Organico: organo, 2 oboi, 2 violini, viola, basso continuo
Composizione: 1735
Prima esecuzione: Londra, Covent Garden, 5 marzo 1735 (come interludio dell'oratorio Esther HWV 50b)
Edizione: J. Walsh, Londra, 1738
Guida all'ascolto (nota 1)

Della prima serie di concerti per organo comparsi a stampa come op. 4, il Concerto n. 2 in si bemolle maggiore HWV 290 fu tra i primi ad affrontare il pubblico londinese: presentato molto probabilmente, insieme al n. 3 HWV 291, con l'oratorio Esther il 5 marzo 1735 al Covent Garden, venne pubblicato in The Ladies Entertainment 5th Book ancor prima che nella raccolta Walsh. Sebbene debba risalire ai primi mesi di quell'anno, la composizione in realtà deriva, per quanto riguarda il primo tempo (indicato come Sinfonia nell'autografo), appunto dalla sinfonia introduttiva dello splendido mottetto Silete venti HWV 242 (1728 ca.), mentre il secondo rielabora il quarto tempo della Sonata a tre op. 3 n. 3 HWV 388 (1718-20 ca.), cui Händel aveva attinto proprio per l'oratorio Esther. Riproposto anche in occasione degli oratori Deborah e Athalia, fu senz'altro sin dall'inizio uno dei concerti più popolari, come dimostra la sua ricca vicenda editoriale.

Ancora una volta è il piglio energico e deciso degli stilemi dell'Ouverture alla francese a introdurre il concerto, strutturato nella sequenza di quattro tempi (lento-veloce-lento-veloce) caratteristica della sonata da chiesa. Dopo l'assestamento di una misura di Adagio, la solennità drammatica del I tempo cede il passo a un magnifico Allegro concertante, costruito su un brillante tema a note ribattute che orchestra e organo si rimpallano in un gioco di Soli e Tutti condotto con piacevole varietà. Una drammatica scena di prigione del teatro musicale barocco sembrerebbe materializzarsi invece nel breve Adagio e staccato in sol minore, la cui sostanza musicale si limita a una linea di canto fiorito per la mano destra dell'organo, sostenuta dai rari accordi strappati che battono l'inizio di ogni misura. Il ritorno alla tonica di si bemolle maggiore con l'Allegro ma non presto ristabilisce l'affabilità del clima precedente l'Adagio, con un supplemento di grazia rococò: aperto dal gesto ammiccante della terzina, il tema di questo minuetto, forse il primo movimento scritto da Händel appositamente per un concerto per organo, piacque tanto da pervenire immediatamente alla stampa, già nel 1735, in forma di trascrizione per flauto, celebre per decenni come Minuet in the Oratorio of Esther.

Raffaele Mellace


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 150 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 15 settembre 2014