Concerto grosso in re maggiore, op. 6 n. 5, HWV 323


Musica: Georg Friedrich Händel (1685 - 1759)
  1. Ouverture: Larghetto e staccato (re maggiore)
  2. Allegro (re minore)
  3. Presto (re maggiore)
  4. Largo (si minore)
  5. Allegro (re maggiore)
  6. Menuet: Un poco larghetto (re maggiore)
Organico: 2 violini concertatnti, 2 violini, viola, violoncello, basso continuo
Composizione: 1739
Edizione: J. Walsh, Londra, 1740
Guida all'ascolto (nota 1)

La raccolta händeliana dei Concerti grossi, nel numero variabile di movimenti contrastanti e nella contrapposizione tra concertino (due violini e violoncello) e il tutti degli archi, si rifaceva esplicitamente ai dodici Concerti op. 6 di Corelli, in una significativa coincidenza anche del numero d'opus. Händel aveva conosciuto personalmente Corelli in occasione del suo soggiorno romano (1706-07) e aveva profondamente assimilato la lezione di colui che diede al genere del concerto grosso un respiro e una perfezione formale prima di allora sconosciute. La severità di concezione e la struttura eminentemente contrappuntistica nei suoi concerti sono stemperate dalia presenza di alcuni elementi improntati a una maggiore "modernità", individuabili nell'eleganza dei movimenti di danza, nell'attenzione all'elemento dinamico e timbrico (per i Concerti n. 1, 2, 5 e 6 Handel aggiunse successivamente parti per oboe), nella mescolanza dello stile da concerto con quello della ouverture francese e nella preferenza per il suono estroverso e brillante della scuola violinistica italiana.

Tali caratteristiche sono ben riconoscibili nel Concerto in re maggiore, uno dei più ampi e significativi dell'intera raccolta per varietà stilistica e formale. I primi due movimenti provengono, con numerose modifiche, dall'Ode for St. Cecilia's Day, scritta da Händel qualche settimana prima. Un esuberante quanto "scenografico" incipit del primo violino di appena due battute (assente nell'Ode) precede una solenne introduzione in stile francese, seguita da un Allegro di elegante scrittura contrappuntistica. Un breve motivo di cinque note rimbalza fra i vari strumenti dell'orchestra, in una mobile alternanza di concertino e ripieno. Il terzo tempo, Presto, è basato sulla contrapposizione fra un giocoso motivo di semicrome e un breve inciso di tre crome discendenti che dà al pezzo il carattere di un vero e proprio scherzo strumentale. Nel Largo successivo, scritto nel tono relativo (si minore), le risposte in imitazione del primo e secondo violino sono punteggiate dai corali interventi del ripieno, in un pacato ritmo di minime che accentua, per contrasto, l'incisività ritmica quasi vivaldiana dell'Allegro seguente. In questo movimento, la tradizionale alternanza di soli e tutti viene sostituita dall'accostamento di sezioni melodicamente più ricche e contrastate ad altre di semicrome ribattute. Il Concerto non termina qui, come ci si aspetterebbe; ma con una mossa a sorpresa, l'autore aggiunge un nobile ed elegante Minuetto dagli ampi intervalli melodici che, se da una parte si richiama al "tono francese" del movimento iniziale, dall'altra dimostra quanto poco "corelliani" siano i Concerti di questa raccolta, nella quale i diversi modelli stilistici sono perfettamente armonizzati in un organico discorso musicale dalla genialità mercuriale di Händel.

Marco Carnevali


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 1 novembre 1996


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Ultimo aggiornamento 9 ottobra 2014