Ah! crudel, nel pianto mio, HWV 78

Cantata per soprano, orchestra e basso continuo

Musica: Georg Friedrich Händel (1685 - 1759)
Testo: autore ignoto
  1. Sonata: Adagio (re maggiore)
    2 oboi, 2 violini e basso continuo
  2. Ah! crudel, nel pianto mio (mi minore)
    Aria per soprano, 2 violini, viola e basso continuo
  3. Non sdegnerai d'amar
    Recitativo per soprano e basso continuo
  4. Di quel bel che il ciel ti diede (do minore)
    Aria per soprano, 2 violini e basso continuo
  5. Balena il cielo (si bemolle maggiore)
    Recitativo per soprano, 2 violini e basso continuo
  6. Cosi, del tuo spierato genio
    Recitativo per soprano e basso continuo
  7. Per trofei di mia costanza (sol maggiore)
    Aria per soprano, 2 oboi, 2 violini e basso continuo
Organico: soprano, 2 oboi, 2 violini, viola, basso continuo
Composizione: 1708
Edizione: Deutsche Händelgesellschaft, Lipsia, 1888
Guida all'ascolto (nota 1)

La voce di soprano si propone con «Ah, crudel, nel pianto mio», introdotta da un'ambiziosa sonata concertante con tanto di Adagio per oboe e archi, cui segue il chiaroscuro di tre arie dal carattere divergente, inframmezzate da due recitativi, il secondo dei quali trapassa inaspettatamente da accompagnato a semplice.

Raffaele Mellace

Testo della cantata

Ah, crudel, nel pianto mio

N. 1 - Sonata

N. 2 - Aria

Ah, crudel, nel pianto mio,
ch'è di fé limpido rio,
specchia un dì tuoi vaghi rai.
Nel mirar tante mie doglie
cangerai forse allor voglie,
e d'amar non sdegnerai.

N. 3 - Recitativo

Non sdegnerai d'amar chi t'ama tanto,
e t'ama tanto perché Amor risiede
nel tuo volto ove pose il mio destino,
destino per cui soffro,
mille sospiri e pene;
ma pene, ma sospiri
che si fan gloria del costante core,
scopo alla tua beltà, segno al rigore.

N. 4 - Aria

Di quel bel ch'il Ciel ti diede
non men vaga è la mia fede,
che più forte ognor diviene.
Tu m'impiaghi, io fido t'amo,
e del tuo rigor io chiamo
pregio eguale la mia speme.

N. 5 - Recitativo accompagnato

Balena il cielo, e il turbine che passa
sopra il gravido solco
l'ancor tenera messe e scuote e atterra.
Ma poi, sereno e vago,
squarcia le nubi il sole, e torna il giorno
tutto di raggi adorno;
onde il mesto custode
grazie rende alle stelle, e lieto mira
il campo verde e salvo il gregge amato.

N. 6 - Recitativo

Così del tuo spietato
genio che mi tormenta
vedrò cangiar il minaccioso aspetto;
e allor doppio diletto
avrò dal vinto tuo fiero rigore
e dal mio tanto mal gradito amore.

N. 7 - Aria

Per trofei di mia costanza
mi fa cenno la speranza
ch'io rimiri i tuoi rigori.
E mi dice: «Soffri, o cor,
che poi, felice,
saran gioie i tuoi dolori».

(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 217 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 26 luglio 2017