La Sonata in sol minore HWV 364 vide la luce nell'edizione Walsh del 1732 in una versione leggermente diversa ma nella stessa tonalità destinata all'oboe («Hoyboy Solo», recita la stampa) come op. 1 n. 6 (HWV 364). Questo magnifico lavoro, dalla splendida varietà di atteggiamenti espressivi, è aperto da un Larghetto caratterizzato da un incantevole dono melodico, che il solista effonde con suprema tranquillità, sull'accompagnamento discreto del basso. La relazione tra le due voci muta in dialettica serrata nell'Allegro, grazie alla condivisione del dinamico tema d'attacco, la cui ripresa in imitazione costituisce, accanto al noto lavorio di semicrome, la viva sostanza di questa pagina. L'Adagio in mi bemolle maggiore propone per contrasto un'oasi di bellezza aurorale: appena undici misure, sufficienti a disperdere la memoria del meccanismo del primo allegro e introdurre, con la consueta sospensione dell'Adagio sulla dominante della tonalità d'impianto della sonata, l'ultimo Allegro, introversa giga in sol minore, appunto. Händel non si dimenticherà di questa pagina costruita come un moto perpetuo: la trascrìverà infatti a coronamento della Sinfonia dell'opera Siroe (1726).
Raffaele Mellace