Si sa che Haydn compose nel 1765 un Concerto per flauto e archi, il cui manoscritto è andato disperso. Successivamente, nella nostra epoca, il musicologo americano Howard Chandler Robbins Landon (Boston 1926), fondatore della Haydn Society e studioso della musica del maestro di Rohrau ha scoperto due copie contemporaneamente di un Concerto per flauto e archi con la firma di Léopold Hoffmann (1738-1793), organista e compositore dì musica di chiesa molto stimato a Vienna, probabilmente conosciuto da Haydn. Secondo il Landon non è possibile stabilire con esattezza fino a che punto il Concerto per flauto sia quello originale di Hayd e dove sia intervenuta la revisione di Hoffmann, del quale non si hanno notizie dettagliate sulle composizioni profane. Il dubbio resta, anche se non si esclude a priori la paternità di Haydn, tanto è vero che questa partitura è inserita nel settimo volume del catalogo tematico curato da Anthony van Hoboken.
Lo stile del Concerto è di chiaro e indiscutibile gusto rococò e le varie ornamentazioni melodiche hanno una evidente parentela con la musica da camera coltivata e dedicata al flauto da Quantz e Carl Philipp Emanuel Bach. Il primo tempo (Allegro moderato) viene introdotto in modo cordiale e spigliato dagli archi, su cui poi si inserisce la melodia lineare e scorrevole del flauto, ripetuta più di una volta. Non manca naturalmente la cadenza che forse non è quella originale. Il secondo tempo (Adagio) ha il fascino delle antiche serenate e il flauto dispiega con delicatezza e morbidezza di canto tutta la particolare poesia che promana dal suo strumento, dai toni e dagli accenti agresti e pastorali. Brillante nei suoi scarti ritmici è il terzo tempo (Allegro molto) sostenuto dal piacevole ed estroso fraseggio dello strumento solista, che disegna nell'aria giochi sonori arabescati di frizzante felicità inventiva.