Divertimento (Feld-Parthie St. Antonius n. 6) in si bemolle maggiore, Hob:II:46


Musica: Franz Joseph Haydn (1732 - 1809)
  1. Allegro con spirito (si bemolle maggiore)
  2. Chorale St. Antoni (si bemolle maggiore)
  3. Minuetto (si bemolle maggiore) e Trio
  4. Rondò. Allegretto (si bemolle maggiore)
Organico: 2 oboi, 2 fagotti obbligati, fagotto continuo, serpentone, 2 corni
Composizione: data sconosciuta

Il secondo movimento "Chorale St. Antoni" è stato impiegato da Brhams per le proprie "Variationen op. 56"

Attribuzione incerta
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Nella seconda metà del diciottesimo secolo, cassazione, Cassattio, notturno, Nachtmusik, serenata, Abendmusik, partita, Parthia e Feld-Parthie erano praticamente sinonimi, perché editori e compositori si servivano indifferentemente dell'uno o dell'altro: tutt'al più alcuni di questi termini si riferivano all'utilizzazione d'un particolare organico (partita, Parthia, e Feld-Patrthie erano sempre destinate a gruppi di strumenti a fiato, ma talvolta anche i divertimenti e le cassazioni lo erano) o alle circostanze esterne dell'esecuzione (per esempio, il momento della giornata cui erano destiriate: quindi la differenza tra Abendmusik e Nachtmusik riguarda più l'orologio che la sostanza musicale) ma si trattava sempre di musiche per piccoli gruppi strumentali scritte per allietare feste e banchetti (in questo sono le eredi delle Tafelmusik della prima metà del secolo). La forma e il numero dei movimenti sono variabili, il tono è disimpegnato, gradevole e semplice, talvolta perfino rustico, perché questa musica si prestava ad essere ascoltata all'aperto, in villa: il caratte informale contribuisce non poco al fascino di composizioni che, nate con il modesto scopo di fornire un sottofondo musicale al chiacchiericcio e al rumore di bicchieri e posate, raggiungono spesso un valore maggiore di quanto la loro destinazione effimera meritasse.

Questo genere di musica era adatto più alla piccola nobiltà o alla borghesia benestante che a una famiglia principesca che si circondava d'un fasto degno di Versailles, come gli Esterhàzy, al cui servizio Joseph Haydn passò la maggior parte della sua vita: se si tiene presente che Haydn era tenuto a comporre la musica che gli veniva richiesta dal principe (questo era nell'ordine naturale del mondo, infatti non se ne lamentò mai), allora ci si spiega facilmente perché nel suo sterminato catalogo le composizioni di questo genere siano "solamente" trentadue, di cui alcune perdute (il conteggio sarebbe diverso se si considerassero anche altre musiche che Haydn chiama divertimenti ma che secondo la terminologia successiva sarebbero quartetti per archi, sonate per pianoforte, trii con baryton).

Ci potrebbe essere anche un'altra spiegazione, che si aggiunge alla precedente senza contraddirla: Haydn si trovava pienamente a suo agio in forme più ampie e impegnative, quali il quartetto, la sinfonia e la sonata, dove poteva mettere in campo tutta la sua geniale capacità di sviluppare fino in fondo temi e strutture musicali, giungendo ogni volta a soluzioni razionali e allo stesso tempo imprevedibili. Quest'ipotesi sottintende un giudizio riduttivo sui divertimenti di Haydn, che deve però essere considerato provvisorio, perché una vasta parte della sua produzione ancora attende d'essere adeguatamente studiata, per quanto ciò paia difficilmente credibile, trattandosi d'uno dei compositori più noti in tutta la storia della musica: uno dei settori meno conosciuti è proprio quello costituito da divertimenti, cassazioni, partite e affini, tra cui soltanto il Divertimento in si bemolle maggiore - catalogato da Hoboken come II, 46 - gode d'una relativa notorietà, ma soltanto perché Brahms ne ha tratto lo spunto per le sue Variazioni su un tema di Haydn, op. 56.

Per ironia della sorte, non è sicuro che questo divertimento sia autentico: infatti Haydn era talmente celebre che gli editori spesso stampavano il suo nome anche su partiture di illustri sconosciuti, certi d'assicurarsi con quest'espediente un buon successo di vendite e incuranti di creare non pochi grattacapi ai musicologi, che non sono ancora riusciti a separare completamente il grano dal loglio.

Questo è il primo d'un gruppo di sei divertimenti, databili approssimativamente al 1784: l'organico originale prevede due oboi, due corni, tre fagotti e un serpentone (raro strumento a fiato di registro grave, usato ancora da Wagner ma poi scomparso e generalmente sostituito con l'oficleide o il trombone basso).

Il primo movimento è un Allegro con spirito in una forma-sonata concisa e anche un po' schematica, con un carattere robusto e vivace. Il brevissimo Andante si basa interamente sul "corale di Sant'Antonio", che poi Brahms avrebbe ripreso come tema per le sue variazioni: la presenza d'una melodia religiosa in una musica d'intrattenimento è sorprendente e potrebbe essere spiegata come un omaggio a un qualche personaggio di nome Antonio, festeggiato nell'occasione per cui fu composto questo divertimento. Nel movimento successivo l'aristocratico Menuetto prende un tono un po' rustico, rafforzato nel Trio dal rilievo assunto dai due strumenti "pastorali" per antonomasia, l'oboe e il corno. Il finale è un Allegretto in forma di rondò, dominato da un refrain dall'andamento gaio e marcato, cui fa da contrasto un breve episodio centrale in tonalità minore.

Mauro Mariani

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Celebre la Feldpartita in sì bemolle maggiore composta da Haydn in data imprecìsata per un organico comprendente due oboi, due corni, tre fagotti e «serpentone» (oggi, un controfagotto): celebre per contenere, come secondo tempo, quel «corale Sancti Antoni» poi utilizzato da Brahms per le famose variazioni sinfoniche. Ma l'interesse della Feldpartita non vuol essere riduttivamente considerato soltanto in vista del «poi» brahmsiano. L'integralismo costruttivo di Haydn, quella sua quasi mistica razionalità unificatrice, tendente a condensare e a semplificare il discorso musicale nell'ambito di pochissimi elementi costitutivi, celebra qui, ancora una volta, i suoi trionfi tanto più splendidi quanto più dissimulati dietro l'assunto dimesso del «genere» di trattenimento en plein air. In altre parole, quel Corale di Sant'Antonio (elaborazione di un canto popolare di pellegrini) che non casualmente figura al centro della composizione, la nutre da capo a fondo col proprio materiale tematico, variamente permutato nei più impensabili aspetti: ora abbastanza chiaramente riconducibili all'originale (come avviene nel Minuetto e più nel Finale) ora, come nel primo tempo, più virtuoslsticamente mimetizzati.

Giovanni Carli Ballola


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 27 febbraio 1998
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 1 novembre 1978


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Ultimo aggiornamento 25 marzo 2016