Quartetto per archi n. 25 in mi maggiore, op. 17 n. 1, Hob:III:25


Musica: Franz Joseph Haydn (1732 - 1809)
  1. Moderato (mi maggiore)
  2. Menuet (mi maggiore) e Trio (sol maggiore)
  3. Adagio (mi minore)
  4. Finale. Presto (mi maggiore)
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Composizione: 1771
Edizione: Hummel, Amsterdam, 1772
Guida all'ascolto (nota 1)

Il Quartetto in mi maggiore op. 17 n. 1 appartiene a quello che un autorevole esegeta della musica di Haydn quale Karl Geiringer definisce come il terzo dei cinque periodi in cui egli suddivide l'attività creatice del compositore. Questo periodo viene situato dal Geiringer tra gli anni 1770 e 1779 e qualificato come un periodo di «Sturm und Drang». «Il compositore si è stancato del fascino e della graziosita dello stile rococò che gli fu tanto caro nei suoi primi anni. Ora una delle mete principali dell'arte di Haydn sembra diventare l'espressione del sentire personale e di forti emozioni e la sua attività creativa conosce quello che il grande studioso francese di Mozart, Theodor de Wyzewa, chiama una crisi romantica». Lo stesso Geiringer sostiene che «l'impulso per un simile cambiamento viene a Haydn dal di fuori. Lo slogan del ritorno alla natura, che implica un ritorno alla sincerità del sentire, fu originato da Jean Jacques Rousseau e la letteratura e la musica tedesca l'accettarono con ardore. All'inizio del settimo decennio del secolo decimo-ottavo Goethe scrisse le sue Sofferenze del giovane Werther la cui irrefrenabile emotività mosse a lagrime tanta gente in tutto il mondo. Nello stesso tempo il giovanissimo Mozart scriveva la sua prima Sinfonia in sol minore (K. 183), un lavoro sorprendentemente profondo e commovente. Nessun musicista sentì la importanza della nuova situazione con maggiore acutezza di Haydn, al quale si aprirono gli occhi per tutte le qualità che, fino a quel momento, mancavano alla sua musica».

Anche un'altro autorevole esegeta di Haydn, H. E. Jacob concorda col giudizio del Geiringer, salvo a rivendicare al compositore una completa autonomia rispetto ai movimenti letterari dell'epoca: « Nel 1769 i Quartetti di Haydn diventano di più in più interiori, di più in più tedeschi. I suoi Adagi riflettono gli umori e le passioni dell'epoca wertheriana, due anni prima che Goethe non scrivesse il Werther. Prima del poeta, il musicista avverte la montante piena dei sentimenti. La luce del suo cielo in maggiore è oscurata da nuvole in minore in movimenti contrastanti rotti da pause espressive. Bisogna dire comunque che, anche se è vero che già prima del 1770 si manifesta in Haydn una tendenza all'intensificazione dei fattori affettivi, il culmine di questa tendenza si colloca tra il 1770 e il 1772.

Negli anni successivi la «temperatura» espressiva della musica di Haydn doveva ritornare in un ambito di normalità, anche se quel periodo di «febbre» doveva essere risentito nei suoi effetti per tutto il resto dell'attività creatrice del compositore, svolgendo il ruolo di un «antidoto contro l'eccessiva leggerezza deilo stile rococò». E fu esattamente nel lasso di tempo sopraindicato che Haydn compose i dodici Quartetti del suo «terzo periodo» di cui s'è parlato prima. Questi Quartetti si dividono in due gruppi di sei lavori ciascuno. I primi sei, contrassegnati dal numero d'opera 17 (n. 25 30 dell'elenco di Haydn) furono compiuti nel 1771, gli altri sei (i cosidetti Quartetti del Sole op. 20) nacquero nell'anno successivo.

Il Quartetto programmato oggi è il primo del gruppo. Vi si manifestano chiaramente le innovazioni formali in cui si traducono e si concretano le nuove esigenze affettive e spirituali del compositore. L'approfondimento degli orizzonti interiori lo riconduce, anzitutto, alla severa polifonia di Giovanni Sebastiano Bach. Questo riaccostamento stimolò quella «lievitazione» contrappuntistica della scrittura armonica a quattro parti che contribuì ad individuarne le singole voci strumentali, a scioglierne l'articclazione e a conferire loro quella autonomia che condiziona lo spirito dialogico e discorsivo che diventerà una delle precipue caratteristiche dello stile maturo di Haydn e informerà in seguito tutta la classica letteratura per questo complesso.

La tendenza verso la soggettività sentimentale fa avvicinare invece Haydn alla «Empfindsamkeit», alla sensitività cioè di Filippo Emanuele Bach. Come osserva ancora il Geiringer «l'austero rigore dell'inizio dell'Adagio dell'op. 17 n. 1 mostra chiaramente l'influsso dei compositori della Germania Settentrionale». Nel Minuetto di questo stesso Quartetto affiora invece una tendenza diversa connessa a quel rifiorire dell'interesse dei compositori «colti» per la musica popolare che Rousseau stimolò con i suoi concetti naturalistici. Le tenere inflessioni e i salti per ottave e decime vi riportano infatti, al folclore austriaco e particolarmente a quello tirolese. Tutti questi diversi e a volte contrastanti elementi si compongono e si fondono in un tessuto sonoro compatto e omogeneo, che porta il marchio inconfondibile della personalità di Haydn.

Roman Vlad


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Rpmana,
Roma, Teatro Eliseo, 7 gennaio 1957


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Ultimo aggiornamento 6 novembre 2019