Quartetto per archi n. 62 in si bemolle maggiore, op. 55 n. 3, Hob:III:62

Tost-Quartette seconda serie n. 3

Musica: Franz Joseph Haydn (1732 - 1809)
  1. Vivace assai (si bemolle maggiore)
  2. Adagio ma non troppo (mi bemolle maggiore)
  3. Menuetto (si bemolle maggiore) e Trio
  4. Finale. Presto (si bemolle maggiore)
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Composizione: Eisenstadt, Esterhàza, 22 Settembre 1788
Edizione: Artaria, Vienna, 1790
Guida all'ascolto (nota 1)

Fra il 1787 e il 1790 Franz Joseph Haydn diede corso alla stesura di dodici quartetti per archi che furono divisi nei due gruppi dell'op. 54-55 e dell'op. 64 e dedicati a Johann Tost, ricco commerciante e violinista dilettante viennese, donde essi presero la loro ufficiale denominazione di Tost-Quartette.

Siamo, con tali opere, nel cosmo della piena maturità haydniana; il formulario del Divertimento e della Cassazione, messo in crisi già dall'op. 9, circa vent'anni prima, qui non è più che vano simulacro. E attraverso il graduale ribaltamento dell'antica Sonata a tre italiana, Haydn perviene a una compiuta compenetrazione delle parti, a una reale sistematicità del gioco dialettico, che sigillano la «presa del potere» da parte del sonatismo classico.

Non meno che perfetti possono, ad esempio, stimarsi l'equilibrio formale, il gusto delle simmetrie (non disgiunto dall'estro sovrano che le domina) dei tre Quartetti dell'op. 55, pubblicati nel 1789; nel terzo dei quali, in si bemolle maggiore, quelle caratteristiche di distacco dai modelli giovanili si manifestano con sufficiente chiarezza: la solida pregnanza dell'elaborazione tematica (primo movimento, Assai vivace; finale, Presto, in 3/4), il rapimento del delicato Adagio ma non troppo e la concisa misura ritmica del Menuetto, impreziosito dalle ventidue battute di un languoroso Trio, sono palese denuncia di un arricchimento ormai totale delle risorse quartettistiche. E nella saggia commisstione di elementi omofonici e polifonici può scorgersi come l'incantato mondo delia melodia popolaresca e dei «conversari» mondani del Divertimento abbia pian piano ma definitivamente ceduto il passo alla stringata dialettica delle parti reali del grande Quartetto per archi moderno.

Aldo Nicastro


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 24 febbraio 1972


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Ultimo aggiornamento 6 maggio 2015