Quartetto per archi n. 72 in do maggiore, op. 74 n. 1, Hob:III:72

Appony-Quartette n. 4

Musica: Franz Joseph Haydn (1732 - 1809)
  1. Allegro (do maggiore)
  2. Andantino (sol maggiore)
  3. Menuet. Allegro (do maggiore) e Trio (la maggiore)
  4. Finale. Vivace (do maggiore)
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Composizione: 1793
Edizione: Corri & Dussek, Londra 1795
Dedica: al conte Anton Apponyi
Guida all'ascolto (nota 1)

Haydn fu certamente uno dei promotori principali del quartetto classico di forma moderna, in cui si fonde lo stile omofonico con il polifonico sulla base della elaborazione tematica che costituisce l'ossatura e la struttura tecnica di questo tipo di composizione. Ma al quartetto, così come poi verrà concepito e sviluppato da Mozart e da Beethoven, il maestro austriaco arrivò per gradi dopo averne scritti, prima del 1771, ben trentadue di stampo e di gusto rococò, sostanzialmente non diversi da quelle forme musicali che andavano sotto il nome di divertimenti, cassazioni e serenate. Di questi trentadue quartetti dell'età giovanile, diciotto facevano parte di un primo gruppo costituito dalle op. 1, 2 e 3, uscite tra il 1755 e il 1764 - '65 e caratterizzate da un gioco strumentale elaborato e vivace dialetticamente.

In fondo, anche il secondo gruppo delle op. 9 e 17, comprese fra il 1769 e il 1771, non si differenzia molto stilisticamente dal primo, se non per una maggiore padronanza della tecnica strumentale. Bisogna arrivare all'op. 20 e ai sei cosiddetti «Quartetti del sole» per avvertire una concezione più libera e autonoma sotto il profilo tematico, con l'insegnamento e l'applicazione più articolata e approfondita del contrappunto e della fuga. Una volta scritte le fughe dei «Quartetti del sole» il maestro di Rohrau cercò di studiare meglio il discorso "strumentale a quattro, finché intorno al 1781 compose i sei «Quartetti russi» e li dedicò al granduca Pavel Petrowitsch con queste significative parole: «... essi sono di forma interamente nuova, come mi è riuscito di fare dopo non averne più scritti per dieci anni». E difatti il quartetto d'archi aveva acquistato con l'opera 33 la sua fisionomia di disinvolta modernità dialettica. Dopo i «Quartetti russi», che fra l'altro hanno lo scherzo al posto del minuetto, Haydn pubblicò nel 1787 i sei Quartetti dell'op. 50, dedicati a Federico Guglielmo II di Prussia e appartenenti alla produzione della maturità, insieme ai sei Quartetti dell'op. 54, 55 e 64 dedicati al dilettante violinista viennese Tost, ai Quartetti dell'op. 71 - 74 dedicati al conte Appony, ai sei Quartetti dell'op. 76 scritti per il conte Erdoedy, e ai due ultimi Quartetti dell'op. 77, senza considerare l'incompiuto Quartetto che reca il numero 103 dì opus, composto nel 1803 con queste tristi e indicative parole apposte sotto il tempo Adagio: «Hin ist alle meine Kraft, alt und schwach bin ich» (Perduta è la mia forza, io sono vecchio e debole).

Le due serie dei Quartetti «Appony» op. 71 e op. 74 furono composte nel 1793, cioè nell'intervallo fra le due visite dell'autore a Londra, ma vennero pubblicate soltanto nel 1795-'96. Il Quartetto op. 74 n. 1 si apre con un Allegro moderato dalla linea melodica molto chiara e netta e punteggiata da sonorità brillanti e argute, secondo quel gusto compositivo appartenente alla più schietta vena espressiva di Haydn. Al posto del Largo nel secondo tempo c'è un Andantino grazioso in tempo tre ottavi, dove il canto si svolge dolcemente fra diminuendo e crescendo con inflessioni anche a mezza voce. Il Menuetto è un allegro in tempo tre quarti con il da capo, in funzione di tradizionale siparietto seguito da un sospiroso ed elegante Trio. Il finale è un movimento brillante, in tempo due quarti, caratterizzato da un gioco serrato e ben staccato nelle sonorità tra i quattro archi, immersi in un clima di sorridente piacevolezza.

Se si tiene presente che il quartetto d'archi ha un ruolo essenziale nello svolgimento delle parti in orchestra sotto il profilo espressivo e non di pura tecnica contrappuntistica, si può capire quale importanza abbia avuto Haydn con la sua produzione quartettistica, dove, ad esempio, la viola viene trasformata e trasferita dalla posizione di raddoppio a quella autonoma, discorsiva e cantabile. Del resto la sinfonia tradizionale è costruita sul quartetto d'archi e quanto più è polifonica la struttura e la forma di quest'ultimo, tanto più si rivela ricco e variato lo stile sinfonico.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 13 marzo 1981


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Ultimo aggiornamento 14 dicembre 2011