Sinfonia n. 84 in mi bemolle maggiore "In nomine Domini", Hob:I:84

Sinfonia di Parigi n. 3

Musica: Franz Joseph Haydn (1732 - 1809)
  1. Largo (mi bemolle maggiore); Allegro
  2. Andante (si bemolle maggiore)
  3. Minuetto (mi bemolle maggiore) e Trio
  4. Finale: Vivace (mi bemolle maggiore)
Organico: flauto, 2 oboi, 2 fagotti, 2 corni, archi
Composizione: Eisenstadt, 1786
Edizione: Artaria, Vienna, 1787
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Negli anni immediatamente precedenti la Rivoluzione francese, ad Haydn pervennero da Parigi diverse commissioni. Le sei Sinfonie nn. 82-87 (1785-86), dette "parigine", furono scritte su richiesta della società orchestrale "Le Concert de la Loge Olympique" con sede nella capitale francese. Le Sinfonie nn. 90-92 (1787-89) furono commissionate dal conte d'Ogny e dal principe Oettingen-Wallerstein, mentre le nn. 88 e 89 (1787) vennero composte per il violinista Johann Tost. La destinazione francese delle opere poneva il magistero haydniano di fronte a due ineludibili diritti-doveri. Il primo era il fatto di avere a disposizione le orchestre locali, dotate di un organico più ampio di quello offerto dall'orchestra di corte degli Esterhàzy; il secondo era la possibilità di adottare un tono più solenne e ricco di chiaroscuri, più consono ai gusti degli ascoltatori francesi. Ma, al di là di questi particolari, le Sinfonie "parigine" sono uno dei frutti più rappresentativi della produzione haydniana e, non a caso, sono state recentemente il veicolo di un accresciuto interesse per il compositore viennese.

Composta nel 1786, penultima delle "parigine" a esser messa su carta, la Sinfonia n. 84 ha in organico un flauto, 2 oboi, 2 fagotti, 2 corni e archi.

Nel primo movimento, come in altre Sinfonie "francesi", l'opera si apre con un'introduzione lenta, che qui ha un carattere sereno e serioso. I due temi dell'Allegro successivo sono derivati da un'unica idea musicale. In tempo 6/8 e nella tonalità di Si bemolle maggiore il secondo movimento è un Andante in forma di tema con variazioni. Protagonisti principali del tessuto sonoro sono gli archi, che enfatizzano il tono drammatico quando la tonalità passa al minore. L'indugio su una cadenza evitata e l'attesa conclusione orchestrale segnala però una netta cesura. Nell'ultima variazione gli strumenti a fiato sono posti in risalto, sostenuti da un leggero accompagnamento in pizzicato degli archi, segue una breve ripresa del tema iniziale.

Vigorose anacrusi e l'attacco sul registro medio-grave degli archi connotano il tema del Menuet suddiviso in Allegretto-Trio-Allegretto. Haydn, al contrario delle altre Sinfonie "parigine", rinuncia qui a raddoppiare l'estensione del Trio per poter arrivare più "speditamente" al quarto movimento, Finale; qui il tema principale è particolarmente brioso e caratterizzato da ritmi puntati e pause. Il rapido susseguirsi dei brillanti episodi centrali farebbe pensare a un finale festoso, mentre la ripresa, con cui termina la Sinfonia, ha un carattere disteso che allenta ogni tensione.

Luca Conti

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Composta nel 1786, quella che è nota come la terza delle sinfonie "parigine" di Haydn nacque in realtà dopo le n. 83 ("La Poule"), n. 87 e n. 82 ("L'Ours"). La Sinfonia n. 84 in mi bemolle maggiore si apre con un Largo introduttivo di una ventina di misure, che stranamente preannunciano la linea melodica del secondo movimento lento (l'Andante). Invece l'Allegro che immediatamente segue, è costruito su una singolare melodia di un'irresistibile vivacità, che riappare nel corso del movimento variamente orchestrata, modulata e sviluppata, prima che sia finita una falsa ripresa che mira a protrarre una tensione da scaricare poi nella reale ripresa finale. La melodia dell'Andante è un derivato del Largo introduttivo della sinfonia; sopra Haydn vi costruisce tre ampie variazioni e un'ingegnosa coda: la prima variazione è una versione vigorosa in minore del tema a piena orchestra; la seconda, per soli archi, è simile a un valzer fantastico, presto però ritmicamente distorto da sincopati e da altre figurazioni sovrapposte; la terza variazione impegna nuovamente tutta l'orchestra in un forte gagliardamente impiantato sopra un incedere figurato dei violoncelli, dei contrabbassi e dei fagotti: questa variazione, anziché concludere, si sospende pausando, come se dovesse dar luogo alla cadenza di un concerto. Viceversa la frase iniziale viene ripresa dal complesso dei fiati, per essere di nuovo ceduta, dopo un poco, agli archi e concludere brevemente l'Andante. Dopo il vigoroso Minuetto il Vivace finale è, come il primo tempo, in forma di sonata, e nelle sue cromatiche progressioni, nei suoi improvvisi silenzi, frammezzo alle più familiari esplosioni di gaiezza, tipiche di Haydn, offre tratti già romantici.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 21 gennaio 2005
(2) Testo tratto dal Repertorio di Musica Classica a cura di Pietro Santi, Giunti Gruppo Editoriale, Firenze, 2001


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Ultimo aggiornamento 10 luglio 2012