Sonata n. 29 in fa maggiore per pianoforte, op. 14 n. 3, Hob:XVI:29


Musica: Franz Joseph Haydn (1732 - 1809)
  1. Moderato
  2. Adagio (si bemolle maggiore)
  3. Tempo di Minuetto
Organico: clavicembalo o pianoforte solo
Composizione: 1774 - 1776
Edizione: Hummel, Berlino, 1774
Guida all'ascolto (nota 1)

Si afferma spesso che Joseph Haydn sia stato il "padre" della Sinfonia e del Quartetto: non è esatto ma da il senso del suo fondamentale apporto allo sviluppo di questi generi musicali e alla loro supremazia nel campo della musica strumentale, durata quasi due secoli. Bisognerebbe allora aggiungere che, allo stesso titolo, è il "padre" anche della Sonata per pianoforte, sebbene in questo campo la sua produzione sia ancora oggi sottovalutata e poco nota, al punto che i cataloghi non concordano sul numero delle sue Sonate per pianoforte (o più precisamente per strumento a tastiera, perché le prime furono ancora pensate per il clavicembalo).

Sono cinquantadue secondo la prima edizione condotta con criteri musicologici da Karl Päsler nel 1918 e ripresa nel 1957 da Anthony van Hoboken nel suo catalogo sistematico dell'immensa opera di Haydn, ma diventano sessantadue per Christa Landon, curatrice dell'Urtext Edition pubblicata nel 1963-1966, e quarantasette per Georg Feder, curatore dell'edizione "rivale" pubblicata dall'Istituto Haydn di Colonia nel 1966-1970; le cose sono rese ancora più complicate dal fatto che nella catalogazione di ognuno di questi tre illustri studiosi di Haydn, entrano o escono Sonate perdute o dubbie o spurie, oltre ad opere giovanili ancora intitolate Divertimenti o Partite, che possono essere considerate già delle Sonate, oppure no, secondo i punti di vista. Ancora più ardua è la datazione precisa di gran parte di queste Sonate.

La Sonata in fa maggiore Hob. XVI:29 (la n. 44 secondo l'ordinamento cronologico della Landon) fu composta nel 1774 o nel 1776 ed è la prima in cui troviamo delle indicazioni dinamiche - le rapide successioni di note suonate una piano e una forte e i crescendo nel primo movimento - che possono essere realizzate solo sul pianoforte e non sul clavicembalo; ma ancora negli anni successivi sul frontespizio delle Sonate di Haydn si legge "per il Clavicembalo, o Forte Piano", sebbene probabilmente fosse solo un espediente per allargare la gamma dei possibili acquirenti a chi non aveva ancora sostituito il vecchio clavicembalo con lo strumento più moderno.

Il primo movimento, Moderato, è in una classica e limpida forma-sonata. Subito vengono esposti i due temi, entrambi dall'originale profilo ritmico: il primo ha un andamento marcato, spezzato tra diverse figure ritmiche contrastanti, il secondo invece è più scorrevole ma è anch'esso spezzato tra un rapido movimento ascendente verso l'acuto e uno che discende più pacatamente. Un terzo motivo, caratterizzato dalla rapida alternanza di note ribattute tra le due mani, conclude l'esposizione. Lo sviluppo riprende queste tre idee, senza modificarne il profilo e la successione, ma bastano le modulazioni ad altre tonalità e le sottili modifiche a dare interesse al discorso.

Segue un ampio Adagio: al carattere grave e pensoso del tema di apertura contribuiscono le numerose pause e le profonde ottave della mano sinistra, ma presto l'andamento si scioglie in un delicato scorrere di semicrome alla mano sinistra, mentre la destra presenta un secondo tema semplicissimo e inizialmente quasi banale, che prosegue però con un discorso delizioso, continuamente arricchito da piccole sorprese ritmiche e melodiche. La forma è quella di un primo tempo di sonata senza la sezione centrale di sviluppo, che prevede la ripetizione quasi invariata dei due temi, ora alla stessa tonalità invece che in due tonalità contrastanti.

La Sonata si conclude con un Tempo di Menuet: l'iniziale tono galante di questa danza cede il passo nello splendido Trio centrale ad un'improvvisa ombra, col passaggio alla tonalità minore e ad un più severo stile contrappuntistico. La ripresa del Minuetto iniziale si arricchisce di una lunga coda, che amplia e irrobustisce questa danza, la cui forma tradizionale sarebbe stata troppo gracile per concludere una Sonata di ampio respiro come questa.

Mauro Mariani


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 28 novembre 2008


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Ultimo aggiornamento 19 febbraio 2014