Kammermusik n. 1, op. 24 n. 1


Musica: Paul Hindemith (1895 - 1963)
  1. Sehr schnell und wild
  2. Mäßig schnelle Halbe. Sehr streng im Rhythmus
  3. Quartett
  4. Finale 1921
Organico: flauto (anche ottavino), clarinetto, fagotto, tromba, triangolo, piatto piccolo sospseso, tamburo basco, tamburo piccolo, tamburo di legno, sirena, barattolo di latta riempito di sabbia, glockenspiel, xilofono, fisarmonica, pianoforte, 2 violini, viola, violoncello, contrabbasso
Composizione: gennaio - febbraio 1922
Prima esecuzione: Donaueschingen, Stadttheater, 31 luglio 1922
Dedica: principe Max Egon von Furstenberg
Guida all'ascolto (nota 1)

Composte tra il 1921 e il 1928, le sette Kammermusiken di Paul Hindemith sono un ciclo di lavori concertanti, per un organico dai 12 a 25 strumenti, anche con strumenti solisti: il pianoforte (n. 2) il violoncello (n. 3), il violino (n. 4), la viola (n. 5), la viola d'amore (n. 6), l'organo (n. 7). Reduce dai grandi scandali suscitati dalle sue opere espressioniste Mörder, Hoffnung der Frauen (Assassino, speranza delle donne), Das Nusch-Nuschi, Sancta Susanna, intrise di crude vicende erotiche e di atti blasfemi, Hindemith stava compiendo in quegli anni una svolta radicale, avvicinandosi alla corrente della Nuova Oggettività (Neue Sachlichkeit) - termine coniato per le arti figurative da Gustav Friedrich Hartlaub, critico d'arte e direttore della Kunsthalle di Mannheim che nel 1925 aveva organizzato una mostra (intitolata appunto Neue Sachlichkeit) con opere di Georg Grosz, Otto Dix, Georg Scholz, Alexander Kanoldt, Georg Schrimpf, Wilhelm Schnarrenberg, Karl Hubbuch, Rudolf Schlichter, Hemrich Maria Davringhausen -. L'orientamento dell'arte verso una rappresentazione oggettiva e lineare della realtà si rispecchiava, in campo musicale, in un superamento dell'estetica romantica, nel ritorno ad una concezione artigianale del comporre, nell'idea di una "musica d'uso" (Gebrauchsmusik), nel recupero di una scrittura contrappuntistica basata su figurazioni melodiche elementari e su una ritmica motorica e ripetitiva. Esemplare di questo nuovo linguaggio furono proprio le Kammermusiken, composizioni nelle quali Hindemith riuscì a fondere il modello bachiano della scrittura contrappuntistica, in particolare dei Concerti brandeburghesi, con materiali moderni ed estremamente dinamici. Hindemith aveva scelto questo titolo generico innanzitutto come omaggio ai «Concerti di musica da camera per la promozione della musica contemporanea» del Festival di Donaueschingen, fondato nel 1921 dal Principe von Fürstenberg e diretto da Hindemith fino al 1926. L'evento clou dell'edizione del 1922 fu la Kammemusik n. 1, che venne diretta il 31 luglio da Hermaiin Scherchen, e che suscitò un grande scalpore nel piccolo villaggio della Foresta Nera. Il compositore, allora ventisettenne, aveva creato una musica violenta, politonale, carica di tensione, nella quale la componente ritmica, dal carattere quasi meccanico, assumeva un tìiolo più rilevante rispetto all'armonia, all'elaborazione dei temi, agli sviluppi. Una musica basata sulla concatenazione di elementi autonomi, privi di ogni relazione strutturale tra di loro, e fortemente connotati: un mix folle in cui si mescolano echi di Stravinskij e di Milhaud, rag-time e fox-trot, musiche dei cabaret berlinesi, frammenti di jazz e di musiche militari (durante la I Guerra Hindemith aveva anche fatto parte di un'orchestra militare). Ma anche un mix di ricordi ed esperienze personali, che il compositore raccontò nell'ironico autoritratto pubblicato nella Neue Musikzeitung, proprio nel 1922: «come violinista e violista, pianista o batterista, ho arato" nei seguenti campi musicali: musica cameristica di ogni genere, cinema, caffè-concerto, sale da ballo, operetta, jazz-band, banda militare». Anche l'organico scelto appare poco ortodosso, più vicino al mondo del cabaret o del circo che a quello della sala da concerto: un quartetto di fiati (flauto, clarinetto, fagotto e tromba), numerose percussioni, pianoforte (quando non viene usato in modo ritmico o percussivo, delinea un sottofondo costante, ricco di cromatismi) e fisarmonica, e un quintetto d'archi che suonano sempre insieme e che vengono usati, contrariamente alla prassi, come strumenti ritmici. Il movimento iniziale (Sehr schnell und wild: molto veloce e selvaggio), introdotto da un tema urlato da flauto, clarinetto, fisarmonica e violoncello, fa poi emergere lo xilofono, prima di concludersi con uno spettacolare glissando di tutti gli strumenti. Un motto rapido di tutto l'ensemble introduce il secondo movimento (Mässig Schnelle Halbe. Sehr streng im Rhythmus: minime abbastanza veloci, molto rigoroso il ritmo), una marcia dal tono militaresco (accentuato dall'uso idiomatico di tromba e tamburo), ma grottesca come una sfilata di clown, e inframmezzata da alcune sezioni ovattate affidate al quartetto d'archi. «Quartett» è il titolo del terzo movimento (Sehr langsam und mit Ausdruck: molto lento e con espressione), anche se si tratta di un trio per flauto, clarinetto e fagotto solo punteggiato dal tintinnio del Glockenspiel: movimento insieme tenero e sinistro, e dal carattere cantabile, anche se ogni melodia è contrappuntata da un controcanto. Questi primi tre movimenti danno nel loro insieme l'impressione di preparare il terreno al grande Finale (Lebhaft: vivace), intitolato enfaticamente 1921, che è il culmine della Kammermusik: un collage caustico, parodistico, sempre nervoso, di materiali differenti, il quartetto d'archi con sordina che crea un effetto di turbolenza, estese melodie cromatiche e cariche di tensione, interrotte da gesti violenti di tamburo, pianoforte e fisarmonica, che caricano il movimento di tensione fino a esplodere in un Furioso dominato dall'assolo virtuosistico dello xilofono e da un foxtrot intonato dalla tromba - tema, indicato nella partitura come "Fuchstanz" (e attribuito al celebre compositore di musica per cabaret Wilm Wilm), che Hindemith aveva imparato suonare a Francoforte nelle orchestrine da ballo e di music hall. Il culmine del parossismo si raggiunge nella sezione finale dove tutti questi materiali vengono come centrifugati in una Stretta incalzante che culmina nell'urlo penetrante e sarcastico della sirena.

Gian Luigi Mattietti


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium parco della Musica, 9 novembre 2007


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Ultimo aggiornamento 29 gennaio 2014