Kleine Kammermusik per quintetto di fiati, op. 24 n. 2


Musica: Paul Hindemith (1895 - 1963)
  1. Lustig. Mäßig schnelle Viertel
  2. Walzer. Durchweg sehr leise
  3. Ruhig und einfach. Achtel
  4. Schnelle Viertel
  5. Sehr lebhaft
Organico: flauto (anche ottavino), oboe, clarinetto, fagotto, corno
Composizione: 1 - 5 maggio 1922
Prima esecuzione: Colonia, Städtische Oper, 13 giugno 1922
Dedica: Frankfurter Bläser-Kammermusikvereinigung
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

La prima influenza che Hindemith risentì nella sua formazione di compositore fu quella di Max Reger, un musicista che volle sottrarsi al fascino insinuante e prepotente del wagnerismo, richiamandosi alle forme classiche e alla vecchia tradizione dell'arte tedesca, specialmente bachiana. Non a caso infatti nella imponente e complessa produzione hindemithiana si avvertono alcuni aspetti non soltanto lessicali che costituiscono la matrice della personalità artistica dello stesso Reger; ritorno a Bach, ripristino dei diritti della forma, magistero contrappuntistico, saldissima padronanza tecnica di tipo artigianale, che sono in ultima analisi le componenti principali di quella estetica che va sotto il nome di neo-classicismo, inteso come netta reazione sia agli eccessi romantici e all'impressionismo psicologico che alle esasperazioni più violente dell'espressionismo. Anzi, bisogna dire che anche nei momenti più polemici ed eversivi della carriera artistica di Hindemith non si riscontra mai un completo dissolvimento degli elementi strutturali tramandati dalla civiltà musicale tedesca e lo stesso musicista ha tenuto spesso a sottolineare come la sua opera, pur con le dovute diversità di stile, di temperamento e di epoca, non avesse mai dimenticato il modello bachiano, concepito oltretutto come una scelta morale e intellettuale. È significativo come questo mondo hindemithiano fosse difeso ed esaltato da un direttore d'orchestra dell'altezza di Wilhelm Furtwängler, il quale nel 1934, in un articolo critico nei confronti delle intrusioni naziste nell'arte, intitolato "Der Fall Hindemith" (II caso Hindemith), scriveva che nel musicista di Hanau si notava tra l'altro «schiettezza, realismo e semplicità, in luogo della velleità di musicare idee filosofiche ovvero di un'attività musicale sentimentalisticamente sovraeccitata di sapore tardo-romantico, quale veniva praticamente esercitata in prevalenza intorno a lui».

Un esempio abbastanza probante per capire il profondo legame di Hindemith all'esperienza bachiana ci viene fornito dalle sette Kammermusiken, elaborate per vari organici strumentali sulla scia dei Concerti Brandeburghesi, e dalla Kleine Kammermusik für fünf Bläser op. 24 n. 2, composta nel 1922 per un organico inconsueto, come appunto il quintetto di fiati: flauto, oboe, clarinetto, fagotto e corno. Nei cinque movimenti di quest'ultimo lavoro l'autore esalta le peculiarità sonore degli strumenti in un gioco di razionalismo geometrico, dove il discorso contrappuntistico, sempre puntuale e preciso, assume a volte atteggiamenti parodistici e taglienti. È una musica di tipo concertante che va diritto allo scopo nella ricerca di uno stile asciutto e ben scandito, libero da ogni eccesso di psicologismo di vecchia maniera.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Un classico della musica del Novecento è da considerarsi la Kleine Kammermusik op. 24 n. 2 di Paul Hindemith. Nel clima fervido e culturalmente incandescente della repubblica di Weimar Hindemith si inserisce come il più autorevole esponente del neo-oggettivismo. La musica, dopo i furori espressionistici e i più disparati sperimentalismi, recupera la sua dimensione artigianale, in cui gli elementi della tradizione, passati attraverso il filtro dell'ironia, sembrano acquistare una luce nuova, un aspetto di assoluta "modernità".

La Kleine Kammermusik per quintetto di fiati, composta nel 1922, è quasi il manifesto del neo-oggettivismo. La struttura in cinque movimenti ricorda quella della Serenata settecentesca, mentre la scrittura politonale conferisce alla pagina un senso di pungente freschezza.

Il primo movimento Lustig (Giocoso) è un libero gioco contrappuntistico di un tema assai arguto e conciso. La pulsazione del ritmo dattilico non viene mai meno nel corso del pezzo.

Il Valzer che segue, con le sue sonorità di organetto stonato, è un bell'esempio di graffiarne parodia, affine a certo Strawinsky.

Centro della composizione è il Ruhig und einfach (Tranquillo e semplice) in forma di romanza, con una sezione centrale in cui la melodia, affidata a oboe e fagotto, emerge su un costante accompagnamento degli altri strumenti. Brevissimo è il quarto movimento, costruito sull'alternanza di violenti passaggi omoritmici e vivaci cadenzine solistiche dei cinque strumenti. Il finale ha una scrittura più densa e un trascinante impulso ritmico che termina sul luminoso accordo finale di mi maggiore.

Giulio D'Amore


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 12 maggio 1989
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 26 aprile 1989


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Ultimo aggiornamento 6 ottobre 2015