Sancta Susanna, op. 21

Opera in un atto

Musica: Paul Hindemith (1895 - 1963)
Libretto: August Stramm

Personaggi: Organico: 2 flauti, 2 oboi, corno inglese, clarinetto piccolo, 2 clarinetti, 2 fagotti, controfagotto, 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, triangolo, gong, piatto sospeso, piatti, tamburo basco, tamburo piccolo, tamburo grande, xilofono, celesta, arpa, archi
Composizione: 19 gennaio - 5 febbraio 1921
Prima rappresentazione: Francoforte, Opernhaus, 26 marzo 1922
Guida all'ascolto (nota 1)

Quando Paul Hindemith fu stroncato da un collasso cardiaco a Francoforte sul Meno il 28 dicembre 1963 Lovro von Matacic, allora sovrintendente generale di quel Teatro dell'Opera e direttore d'orchestra di larga fama, molto apprezzato anche in Italia per le sue indimenticabili interpretazioni del repertorio wagneriano, bruckneriano e straussiano, dichiarò senza esitazione che era scomparso «uno dei più importanti musicisti del nostro secolo». A lui fecero eco da Monaco di Baviera Werner Egk, per il quale lo scomparso artista aveva esercitato «un'influenza determinante su un'intera generazione di compositori» e da Parigi Darius Milhaud, il quale scrisse che «in tutte le opere di Hindemith, anche in quelle apparentemente più aggressive, si trovava un elemento di saggezza. Mi incontravo di frequente con lui negli Stati Uniti e sono stato sempre curioso in merito al suo modo di lavorare. Aveva una straordinaria facilità. Recava sempre con sé un libriccino per la musica, e mentre ad esempio aspettava un treno in ritardo egli poteva benissimo lavorare e comporre nella confusione della più rumorosa stazione ferroviaria. Il che non escludeva in lui la profondità dei sentimenti e del pensiero». Hindemith si formò e studiò nell'ambiente musicale di Francoforte, diplomandosi in composizione nel 1915; all'Opera della stessa città trovò la sua prima occupazione in qualità di violino di spalla e poi di direttore d'orchestra, svolgendo dal 1921 attività di violista in un Quartetto da lui fondato e successivamente ammirato in tutta Europa. Sono di quegli anni, precisamente dal 1919 in poi, alcuni suoi lavori significativi in campo teatrale, sinfonico e strumentale, affiancati ad un'intensa collaborazione organizzativa al Festival musicale di Donaueschingen, trasferito in seguito a Baden-Baden e dal 1930 a Berlino. Nel 1927 venne nominato professore di composizione alla Musikhochschule berlinese, cattedra d'insegnamento conservata per dieci anni, nonostante le diffidenze e i contrasti di carattere politico che avrebbero costretto il musicista ad espatriare per continuare in Turchia, negli Stati Uniti, in Canada e nel Messico l'attività di compositore, di teorico e didatta, di violista e di direttore d'orchestra sempre più ammirato. Eletta a proprio domicilio la Svizzera dal 1938 e trasferitosi in America allo scoppio della seconda guerra mondiale, Hindemith prese nel 1940 la cittadinanza statunitense. Durante il conflitto insegnò all'Università di Yale, oltre che nei corsi estivi a Tanglewood e all'Accademia Berkshire di Stokbridge. Nel 1946 pubblicò un sostanzioso trattato di armonia a New York (Elementary Training for Musicians) e nel biennio 1948-49 fu docente alla Harvard University e di qui nel 1951 passò in Svizzera, occupando una cattedra di composizione all'Università di Zurigo. Nell'ultimo decennio di vita ottenne il Premio Sibelius, conferitogli dal presidente finlandese a Helsinki nel 1955, il dottorato honoris causa della Libera Università di Berlino e il Premio Balzan, riconosciutogli sette mesi prima che morisse.

Hindemith compositore è passato attraverso varie esperienze linguistico-estetiche e culturali maturate nalla Germania a cavallo della prima guerra mondiale, come l'espressionismo, la "Gebrauchmusik", la cosiddetta musica d'uso a sfondo pedagogico-didattico con venature sociologiche e politiche, la "Neue Sachlichkeit", la nuova obbiettività intesa come neo-classicismo nella riaffermazione di un tipo di musica solidamente costruita sul contrappunto e sulle chiare e antiche geometrie armoniche e ritmiche. Egli ha percorso con impegno costante e indefesso lavoro una strada difficile e anche accidentata, raggiungendo spesso risultati di notevole valore creativo (si pensi solo alle opere Cardillac e Mathis der Maler, senza trascurare la filosofica costruzione dell'Harmonie der Welt, alle sette Kammermusiken nello stile concertante per organici strumentali molto variabili e a pagine sinfoniche da cui emerge comunque la figura di un musicista di sicuro mestiere e di forte temperamento creativo). Il punto di partenza della sua produzione è costituito da tre opere in un atto, scritte nel giro di tre anni consecutivi: Mörder, Hoffnung der Frauen (Assassino, speranza delle donne) del 1919, Das Nusch-Nuschi del 1920 e Sancta Susanna del 1921; le prime due furono rappresentate unite a Stoccarda nel 1921, mentre la terza andò in scena il 26 marzo 1922 a Francoforte sotto la direzione d'orchestra di Ludwig Rottenberg e tra le vivaci proteste del pubblico, più per la tematica del libretto basato su una mescolanza di misticismo e sensualismo che per la carica provocatoria della musica. Addirittura dopo la "prima" la Lega delle donne cattoliche di Francoforte proclamò una giornata di silenzio per protestare contro lo "scandaloso spettacolo" allestito al teatro con l'operina di Hindemith. Questi, infastidito dal regime nazista per altri motivi ben più gravi, rifiutò durante la sua vita di dare il consenso per altre rappresentazioni della Sancta Susanna, di cui si ricorda una edizione recente allestita nel marzo 1978 all'Opera di Roma, diretta da Marcello Panni e con la regìa abbastanza disinibita e naturalistica di Giorgio Pressburger. Si può dire che dei tre atti unici, collegati alla scelta espressionistica compiuta negli Anni Venti da Hindemith, il più interessante e musicalmente valido sia Sancta Susanna, elaborata sul testo omonimo dello scrittore tedesco August Stramm, nato a Munster nel 1874 e morto sul fronte russo il primo settembre 1915, dopo aver scritto poesie e una serie di drammi improntati ad una concenzione anticonvenzionale della visione artistica. Sancta Susanna di Stramm vuol descrivere un episodio di repressione sessuale all'interno di un convento con suore murate vive, perché sorprese nude ad abbracciare il Crocifisso. I personaggi principali sono Suor Susanna e Suor Klementia, che dialogano sommessamente di fronte ad un altare e ad un Crocifisso con le braccia aperte. Suor Susanna si esalta in forma crescente alla vista del Crocifisso, anche se Klementia le ricorda il caso di un'altra suora che fu murata viva per aver tentato, nell'ora di preghiera nel buio della notte, di stringere tra le sue braccia il Crocifisso. Suor Susanna non ascolta l'invocazione di Klementia ad essere casta e ubbidiente e si strappa il soggolo, il velo e le bende, dirigendosi verso il Crocifisso. È mezzanotte, le campane suonano il mattutino ed entra il corteo delle monache che si dispongono in semicerchio intorno a Suor Susanna, la quale chiede che sia alzato il muro per lei. Ma all'improvviso ella grida per tre volte il suo no, confondendosi con il triplice "Confessa" e il triplice "Satana" scanditi dalle monache.

Su questo testo carico di tensione drammatica, al di là della "pruderie" dell'argomento, Hindemith ha costruito una musica di particolare efficacia usando la forma del tema con variazioni, da lui più volte utilizzata in opere e pezzi orchestrali. Il discorso musicale della Sancta Susanna (dura poco meno di 30 minuti) è ricco di fremiti all'insegna della politonalità e si adegua in un continuum di effetti timbrici e ritmici al disegno espressivo della scabrosa vicenda. La melodia che si ascolta nel breve preludio orchestrale torna più volte nel contesto dell'atto unico e assume una precisa dimensione emozionale, mentre l'impianto ellittico delle armonie imprime un senso di ricerca drammaturgica oltre il limite del mezzo sonoro. È una musica abilmente descrittiva e ben dosata negli incastri strumentali, ma mai volgare ed esasperata nel risultato complessivo. Probabilmente l'edizione da concerto di Sancta Susanna presentata oggi, senza la visione scenica, induce a capire meglio il simbolismo sonoro hindemithiano, realizzato con un'orchestra abbastanza estesa con la presenza dell'organo e rinforzata nella percussione anche con celesta, triangolo, xilofono, tamburi e gong, adatti quanto mai ad evidenziare i rumori interni ed esterni di questa monotematica storia pruriginosa ed erotica, tra il naturalistico e l'espressionistico, pur senza vulcaniche esplosioni strumentali alla Bartók o alla Stravinsky, compositori ai quali in quel momento storico guardava con molta attenzione lo stesso Hindemith.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 13 dicembre 1986


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Ultimo aggiornamento 19 giugno 2015