Sonata per violoncello e pianoforte, op. 11 n. 3

Seconda versione

Musica: Paul Hindemith (1895 - 1963)
  1. Mäßig schnelle Viertel. Mit Kraft. Lebhaft, sehr markiert
  2. Langsam. Sehr lebhaft
Organico: violoncello, pianoforte
Composizione: 26 - 31 ottobre 1921
Prima esecuzione: München, 5 gennaio 1922

Vedi al 1919 la prima versione
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

La posizione di Paul Hindemith nella storia musicale del nostro secolo acquista sempre più contorni netti e precisi e ben diversi dai tratti stilistici di altri compositori suoi contemporanei. Non c'è dubbio che questo artista, così vivace e solerte nella sua molteplice attività, ha saputo riunire ad amalgamare l'antico e il nuovo, la tradizione e l'avanguardia in alcuni dei suoi lavori più significativi e meglio riusciti, sia teatrali che orchestrali e cameristici. Assertore dei diritti della forma, anche nei momenti più vicini alla spregiudicata reazione espressionistica, tipica degli anni successivi alla prima guerra mondiale, Hindemith ha sempre creduto profondamente e sinceramente nei valori non solo formali del contrappunto ed ha mantenuto le distanze sia dall'intellettualismo con risvolti letterari dell'ultimo romanticismo e sia dall'impressionismo psicologico e dallo sperimentalismo fine a stesso. Il senso della sua adesione alla poetica della cosiddetta «Neue Sachlichkeit» (Nuova oggettività) sta a significare, appunto, la riaffermazione delle basi strutturali del linguaggio musicale, inteso come connessione ed elaborazione organica di planimetrie armoniche e di geometrie ritmiche. A parte alcune concessioni alla «Gebrauchsmusik» (musica d'uso o di consumo), carica di allegorie pedagogiche con annotazioni di costume e di morale sociale e perseguita con risultati ben più brillanti e dissacranti da Kurt Weill in coppia con il drammaturgo Bertolt Brecht, Hindemith è rimasto fedele alla sua concezione di musicista puro, il quale crede nella assoluta padronanza del «mestiere» e nella schiettezza e nel vitalisino, pur estemporaneo e rapsodico, del discorso sonoro costruttivamente lineare e ritmicamente spigliato, tanto da ricollegarsi in alcuni momenti ad atteggiamenti e prese dì posizioni di un Bartók e di uno Stravinsky, maturati nello stesso periodo storico.

Del resto questo modo di far musica di Hindemith si può rilevare anche nella Sonata per violoncello e pianoforte composta nel 1919. Il primo movimento (Mässig schnelle Viertel. Mit Kraft) è articolato in due sezioni nettamente distinte, di cui la seconda è più ampia e sviluppata. La prima parte punta sulle vivaci figurazioni ritmiche del pianoforte, sorretto da un pedale di nove battute del violoncello, che in tutta la Sonata svolge un ruolo di spiccato virtuosismo. Il violoncello ripropone subito lo stesso disegno alternato a terzine e quartine avviato all'inizio dal pianoforte in un gioco contrappuntistico politonale. La scrittura, ritmicamente densa e compatta, si infittisce in un crescendo di notevole intensità sonora, sino a sfociare nella seconda parte, avviata dal pianoforte e in contrasto con la prima. Ai poderosi accordi del pianoforte fanno eco i marcati bicordi del violoncello, secondo un impasto timbrico molto espressivo. Su un accordo in fortissimo di do diesis maggiore si snoda la seconda sezione della seconda parte del primo tempo (Im Zeitmass fliessend), caratterizzata da una serie di progressioni e di frammenti melodici del violoncello, impegnato a gareggiare con il pianoforte in un mutevole gioco dialettico di piani sonori. Appare evidente a questo punto lo stile compositivo hindemithiano, sempre alla ricerca di quel senso costruttivo della forma, tipica della grande tradizione strumentale tedesca.

Il secondo movimento (Langsam) si apre con una breve melodia in pianissimo del pianoforte, su cui si inserisce il violoncello con una frase di carattere imitativo. Il tessuto sonoro si allarga e si espande, sostenuto dalle ottave del pianoforte, fino a quando un frammento a quintina del violoncello imprime un ritmo più vivace e spigliato, che senza soluzione di continuità sbocca nel Sehr lebhaft del terzo movimento. I temi del Langsam acquistano maggiore rilievo sotto il profilo armonico-ritmico, in una condensata successione contrappuntistica. Alla fine tutto si dilegua e si spegne delicatamente e con accordi in pianissimo del violoncello e del pianoforte (do diesis con tre p), come un cordiale e amichevole addio all'ascoltatore.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Per un sommario circa la figura di Paul Hindemith occorre riferirsi allo Stuckenschmidt: «Come personalità, come musicista e come pensatore, egli ha sintetizzato i pensieri e le culture di un millennio e mezzo di musica occidentale. Fra i compositori più moderni, egli appare quello più tipicamente tedesco, per la sua solidità, a volte un po' borghese, da artigiano, seppure pensasse da europeo quando molti connazionali rinnegavano il proprio europeismo per legarsi più strettamente ad un falso credo nazionalistico. Egli fa parte dei creatori di un nuovo linguaggio musicale che possiede sufficiente validità universale da penetrare nel repertorio delle sale concertistiche internazionali e nell'opera di tutti i paesi». Inoltre o in primis, per Hindemith e per la sua etichetta di artigiano della musica, è da sottolineare la sua «fame» strumentalistica, il suo diretto e volontaristico o entusiastico sperimentare - lui fondamentalmente violista, e assai provetto - le tecniche e la varia natura espressiva di ogni strumento, penetrandole e quindi rendendole appieno via via nei prodotti della propria composizione. E', questa, un'attività specifica del primo Hindemith; che poi si riprende in un secondo periodo, diversamente evoluto. Ed è una «virtù musicale» che mostra molta affinità con il temperamento artistico e con la prassi artigiana di alcuni compositori tedeschi del Barocco (ancora Stuckenschmidt). Ma, in questo legame filologico, Hindemith doveva però anche svincolarsi da quello più storicamente incombente di Brahms. Avventura simile a quella del Richard Strauss specie cameristico: in cui il bavarese restò sempre immerso, o sommerso; da cui Hindemith emerse in nome d'una considerazione assolutamente obbiettiva del materiale musicale, strumentale, e quindi nell'approdo al neoclassicismo (l'Hindemith espressionista, specie nel teatro, è tutt'un altro discorso).

La Sonata op. 11 n. 3 appartiene a un gruppo di cinque Sonate tutte contrassegnate come op. 11: la n. 1 e la n. 2 per violino e pianoforte (1918); la n. 3 per cello, la n. 4 per viola e pianoforte e la n. 5 per viola sola (1919). Per lo più impetuosa, violenta, la Sonata n. 3 è in due movimenti, entrambi bipartiti. Nel primo, la prima sezione segnata Moderatamente mosso, con forza prescrive esplicitamente la scansione dei «quarti» (Viertel), e funge da introduzione allo sviluppo del Vivace, a sua volta molto marcato. Il dialogo fra i due strumenti è stretto, competitorio. Il secondo movimento è pure il condensato di due parti, con un ponte in accelerando fra il Lento - che alterna zone alquanto enfatiche con altre più intime nell'espressione - ed il Molto vivace, che nuovamente chiama ad arduo impegno i due strumenti, ed improvvisamente si chiude in diminuendo al pianissmo.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 18 marzo 1983
(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 14 maggio 1970


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Ultimo aggiornamento 4 gennaio 2016