Sonata n. 1 per pianoforte


Musica: Charles Ives (1874 - 1954)
  1. Adagio con moto
  2. Allegro moderato. Andante
  3. Largo. Allegro. Largo
  4. Senza indicazione di tempo
  5. Andante maestoso. Adagio cantabile. Allegro. Andante
Organico: pianoforte
Composizione: 1915 - 1916 circa
Prima esecuzione integrale: New York, Kauffman Hall, 17 febbraio 1949
Edizione: Peer International, New York, 1954
Guida all'ascolto (nota 1)

Ives è considerato uno dei pionieri del Novecento musicale nordamericano, meno famoso e popolare di George Gershwin e a suo modo anticipatore di Varèse e poi di Cage. Figlio di un maestro di banda della cittadina natale, Danbury nel Connecticut, apprende dal padre i primi rudimenti della musica che gli permettono di suonare l'organo della chiesa appena tredicenne. Più tardi frequenta i corsi di Horatio Parker alla Yale University di New York e approfondisce le sue conoscenze del pianoforte e del violino, oltre che di altri strumenti, studiando i classici della musica, soprattutto Bach, Haendel e Beethoven. Dopo essersi diplomato in composizione nel 1898 Ives, di temperamento individualistico e anticonformista, decide di entrare nel mondo degli affari, organizzando una compagnia di assicurazioni, per poter scrivere musica in piena libertà. Come assicuratore ottiene molto successo, meno come musicista. A chi gli chiede se soffra per questa doppia identità, egli così risponde: «Le mie esperienze nel mondo degli affari mi hanno mostrato la vita sotto molti aspetti, che altrimenti avrei ignorato... Attraverso gli affari ho conosciuto in pieno la vita. Non si può relegare un'arte in un angolo nella speranza che abbia vitalità, realtà e sostanza. L'arte vera non può conoscere esclusioni. Essa proviene direttamente dal centro dell'esperienza della vita, dalla meditazione sulla vita e infine dalla vita vissuta. Il mio lavoro di musicista mi ha aiutato negli affari, e il mio lavoro come uomo di affari mi è stato d'aiuto per la mia musica».

Ives compone musica fino intorno agli anni Trenta, ma una malattia cardiaca lo costringe a ritirarsi nella sua casa di campagna nel Connecticut, dove passa il tempo rivedendo le sue partiture. Soltanto negli ultimi anni prima di morire, dopo decenni di quasi totale incomprensione, egli è diventato l'autore più rinomato della vecchia guardia nordamericana, specialmente per alcuni lavori, come la Seconda Sinfonia del 1902, la Seconda Sonata per pianoforte, completata nel 1915, la Holidays Symphony del 1914 e il Book of 114 Songs, pubblicato nel 1922. Anche Schoenberg non rimase indifferente di fronte alla musica di Ives e nel 1945 scrisse per una rivista americana questo giudizio che richiamò l'attenzione sull'isolato compositore del Connecticut: «C'è un grande uomo che vive in questo paese, un compositore. Egli ha risolto il problema di come restare se stesso e di come continuare a perfezionarsi. Egli risponde alla negligenza del mondo con il suo disprezzo. Non si sente forzato ad accettare né la lode né il biasimo. Il suo nome è Ives».

Come compositore Ives precorre oppure affianca non pochi atteggiamenti della produzione debussiana, skriabiniana, stravinskiana, per non dire delle molteplici innovazioni armoniche da lui sperimentate prima ancora di conoscere le teorie e le opere schoenberghiane. Sotto questo aspetto la Sonata n. 1 per pianoforte, composta tra il 1908 e il 1910, può dare un'idea della singolare personalità dell'artista, quanto mai fantasioso nel trattare la musica e sensibile a moduli espressivi diventati poi di uso comune, come la politonalità e la poliritmia con trovate di gusto dodecafonico. Accordi dissonanti, senza un preciso centro tonale, si avvertono nel primo tempo della Sonata, mentre l'Allegro moderato del secondo movimento ha la forma di uno scherzo dal ritmo sincopato e dalle armonie a volte stridenti fra di loro, in una incessante mobilità di temi melodici. Non mancano richiami a forme sincopate e jazzistiche nei due Allegri successivi, per sfociare poi nell'ultimo movimento (Andante maestoso) dove la musica assume atteggiamenti rapsodici e irregolari, nel contesto di un vivace clima danzante di piacevole effetto, così da far drizzare le orecchie, come diceva lo stesso Ives quando si riferiva a motivi e figurazioni ritmiche di taglio popolaresco.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 2 febbraio 1979


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Ultimo aggiornamento 29 giugno 2016