La prima del Boris Godunov, il 24 febbraio 1874, avrebbe dovuto segnare il trionfo della scuola nazionale russa ed invece l'evento incrinò la coesione tra i suoi componenti. Rimsky si dedica in quell'anno allo studio dei classici: i polifonisti fiamminghi, Palestrina, Bach e Beethoven. Compone un Quartetto d'archi in fa magg. dove si fanno luce fugati e doppi canoni. Nel 1875 Rimsky abbandona la composizione d'arte e si esercita scrivendo fughe, canoni e cori a cappella. Nel 1876 raccoglie queste esperienze in un Sestetto d'archi e in un Quintetto per pianoforte e fiati (flauto, clarinetto, fagotto, corno). Dal 1877 Rimsky considera concluso il suo tardivo tirocinio accademico e tornerà all'opera ed alle forme libere. Il primo Allegro del Quintetto in si bemolle è di maniera beethoveniana. Rimsky rispetta la scrittura tradizionale, ripartisce le voci in basso, canto e ripieno armonico, ed invano sì cercherebbe nel Quintetto la mano del favoloso orchestratore. Più interessante l'Andante. Il tema da nenia russa è esposto dal corno. Il taglio è quello torelliano con Allegro centrale, e questo è rappresentato da una fuga neobachiana il cui tema è una versione ritmicizzata del lirico passo del corno. Il Rondò è basato su una scorrevole andatura di Siciliana, condotta con certa leziosità salottiera, e il tutto è avvivato dagli arresti di quattro cadenze, affidate a corno, flauto, clarinetto e pianoforte.
Gioacchino Lanza Tomasi