Von der Wiege bis zur Grabe (Dalla culla alla tomba), S 107

Poema sinfonico n. 13 da un dipinto di Michad Zichy

Musica: Franz Liszt (1811 - 1886)
  1. Die Wiege (La culla) - Andante
  2. Der Kampf um’s Dasein (La lotta per l'esistenza) - Agitato rapido
  3. Zum Grabe: die Wiege des zukünftigen Lebens (Nella tomba: la culla della vita futura) - Moderato quasi andante
Organico: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, piatti, arpa, archi
Composizione: 1881 - 1882
Edizione: Bote & Bock, Berlino, 1883
Dedica: conte Michael Zichy; poi Auguste Gevaert

Vedi a R 179 la trascrizione per pianoforte
Vedi a R 324 la trascrizione per pianoforte a quattro mani
Vedi a R 475 la trascrizione per quattro violini del primo movimento
Guida all'ascolto (nota 1)

Bartók ha lasciato scritto nella sua autobiografia questo giudizio abbastanza pertinente su Liszt e la sua importanza nella evoluzione della musica: «Lo studio rinnovato di Liszt, soprattutto delle sue opere meno popolari, come le Années de pélerinage, le Harmonies poétiques et religieuses, la Faust-Symphonie, la Danse macabre e altre ancora, mi spinsero, a dispetto di certe apparenze esteriori che non amavo, in fondo alle cose e compresi alla fine l'autentico messaggio di questo artista. Per la evoluzione futura della musica il peso delle sue composizioni mi parve molto più considerevole di quello, per esempio, delle opere di Wagner e di Strauss». Senza voler discutere il parere piuttosto polemico nei confronti di questi due ultimi musicisti, che hanno inciso profondamente nella storia dell'arte, resta il fatto che anche un musicista di tormentata sensibilità e di forte carica intellettuale come Bartók si sia dichiarato apertamente a favore di Liszt, il cui insegnamento spesso resta circoscritto agli aspetti tecnici e virtuoslstici del suo personalissimo pianismo. Certo, nessuno prima di Liszt aveva esaltato e dilatato in un titanismo di verticale difficoltà l'esecuzione pianistica, riuscendo a potenziare la tessitura espressiva di questo strumento con le più spericolate e sorprendenti trovate; basti pensare alle slanciate scale cromatiche di ottave, ai pirotecnici glissandi, ai salti a grandi intervalli, alle sovrapposizioni e agli incroci delle mani, ai possenti arpeggi e agli inesauribili trilli, senza contare una infinità di effetti timbrici e ritmici che egli seppe realizzare sulla tastiera.

Ma questo è soltanto un aspetto del multiforme, esuberante e scapigliato musicista romantico, proteso verso un sogno di grandezza e di glorificazione dell'Io, sul cui piedistallo immaginario egli pose se stesso, sospinto da un'ansia creativa e interpretativa senza limiti e confini. Esiste anche l'altro Liszt che aprì la musica a nuovi orizzonti e la svincolò dalla rigida soggezione all'ordinamento classico, gettò le basi con il suo pianismo dai contorni evanescenti e sfumati per l'esperienza debussyana e in parte favorì con il discorso a programma dei poemi sinfonici la forma ciclica franckiana, oltre naturalmente a non dimenticare il suo decisivo contributo, ormai da tutti accettato, alla tecnica compositiva di Wagner, enucleata sull'incisività espressiva del leitmotiv e sulla travolgente emotività della melodia infinita.

La pagina lisztiana inserita nel programma odierno risale al 1881 ed è l'ultimo poema sinfonico scritto dal musicista, che si ispirò ad un quadro con lo stesso titolo, dipinto da Michael Zichy. E' divisa in tre parti tematicamente legate fra di loro e improntate ad un gusto strumentale molto descrittivo. Il primo pannello (La culla) punta su morbidi impasti timbrici, realizzati con gli archi e i flauti. Il secondo quadro (La lotta per l'esistenza) ha un tono agitato e drammaticamente teso, d'impronta chiaramente berlioziana. Nella terza parte (Nella tomba: la culla della vita futura) c'è un richiamo alla frase iniziale, elaborata con varietà e fluidità armonica, fino ad un espressivo diminuendo evocante il mistero della morte.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 8 aprile 1979


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Ultimo aggiornamento 21 settembre 2013