Il Faust, eseguito al Théàtre-Lyrique di Parigi il 19 marzo 1859, fece conoscere ad un largo pubblico il nome di Charles Gounod, artista che aveva ormai superato la quarantina e che dopo un esordio all'Opera nel 1851, andato a male, aveva tentato invano di risalire la china. Tra il 1861 e il 1862 il Faust si impose in molti teatri, e Liszt, che raramente si lasciava scappare un successo, nel 1861 trascrisse, dal Faust, il Valzer, che pubblicò nel 1862.
Negli anni trascorsi a Weimar, durante i quali aveva ripreso in mano ed aveva profondamente modificato la scrittura strumentale di molte sue pagine giovanili, Liszt aveva messo a punto uno stile pianistico che, pur restando fortemente virtuosistico, risultava levigatissimo, privo di asperità nella superficie e di angoli nella linea. Si potrebbe dire, in un certo senso, che il Liszt di Weimar aveva riveduto, in una prospettiva neoclassica, il Liszt di Parigi. E questo stile maturo di Liszt trova una superba applicazione nella parafrasi del Faust, che è un miracolo di bellezza e di piacevolezza sonora. La struttura è quella della scena dell'opera: durante un ballo popolare all'aperto Faust incontra per la prima volta Margherita, e le rivolge la parola. Il tenero duettino tra i due giovani interrompe dunque il Valzer. Ma l'ascoltatore noterà come la successiva ripresa del Valzer avvenga sotto il segno di Mefistofele, che aveva provocato l'incontro di Faust e Margherita. E qui lo stile pianistico di Liszt, pur permanendo levigato, anticipa nettamente sonorità che diventeranno consuete con Prokof'ev.
Piero Rattalino