Le trascrizioni di Liszt svolsero un ruolo non secondario nella diffusione della musica di Wagner, ex-maestro di cappella del re di Sassonia costretto a scappare all'estero dopo aver preso parte attiva ai moti rivoluzionari del 1848-49. Liszt aiutò finanziariamente Wagner, e le sue trascrizioni, eseguite da vari pianisti, soddisfarono la curiosità del pubblico per la "musica dell'avvenire" prima che i teatri decidessero di rischiare con i drammi wagneriani la loro reputazione. La trascrizione della Morte di Isotta è però posteriore al momento in cui Wagner, diventato il coqueluche del re di Baviera Luigi II, era stato purgato dai suoi trascorsi di rivoluzionario ed aveva potuto mettere in scena a Monaco il Tristano e Isotta. Il dramma, è vero, era stato rappresentato ma non era ancora rappresentabile ovunque. Venivano invece eseguiti in concerto il Preludio e la Morte di Isotta, però non tutte le orchestre sinfoniche erano in grado di affrontare i due difficilissimi pezzi. Liszt trascrisse la Morte nel 1867 ma, stranamente, non trascrisse il Preludio. La Morte di Isotta, splendida trascrizione che per essere resa adeguatamente richiede una suprema arte del tocco, entrò in repertorio e vi rimase anche quando altre trascrizioni di Liszt ne vennero escluse perché il "genere" veniva guardato con sospetto. Fra le più celebri interpretazionì è da ricordare quella di Vladimir Horowitz, registrata pochi giorni prima della morte, mentre non è stata conservata in disco quella di Sviatoslav Richter.
Pietro Rattalino