Ungarische Rhapsodien n. 12, S 379a

Trascrizione per violino e pianoforte

Musica: Franz Liszt (1811 - 1886)
Organico: violino, pianoforte
Composizione: 1850 - 1859
Edizione: Schuberth, Lipsia, 1871
Dedica: Joseph Joachim

Vedi a S 244 la versione originale per pianoforte
Guida all'ascolto (nota 1)

Franz Liszt fu sempre affascinato dal patrimonio popolare della propria terra. All'interno dei due grandi cicli popolari che scrisse, le Melodie nazionali ungheresi e le Rapsodie ungheresi, firmò autentici capolavori. Ma in che cosa consistevano queste vere gemme? Le definiva una serie caratteristica di tratti. Tra questi il carattere estemporaneo, improwisativo, il funambolismo, la resa brillante della strumentalità, nella scia della tradizione virtuosistica tzigana; l'uso di modi e ritmi compositivi autoctoni del folclore unghe¬rese; talvolta il ricorso all'imitazione esplicita di strumenti "etnici" come il cimbalon e il violino, con ricerca di particolari effetti e onomatopee; e ancora: la preferenza per contrasti dinamici e di colore e la tipica forma bipartita in Lassu e Friss, la successione di tempo lento e veloce che offriva forti contrasti emotivi tra passi mesti e altri brillanti; e ancora, nel complesso tendenza alla più frastagliata articolazione di tempi, di fraseggio, di spunti e di idee, in modo da ottenere quadri variopinti di estemporanea vitalità e imprevedibilità.

Tutti aspetti ben esplicitati nella Rapsodia ungherese n. 12 in do diesis minore (S379a) dedicata al grande violinista Joseph Joachim. Delle 19 rapsodie lisztiane è questa una pagina esemplare, pure molto ricca di citazioni di opere da altri autori. Nell'Introduzione (Adagio - Un poco più lento) piano e violino anticipano i contenuti del tema principale alternando asseverativi, palpitanti sussulti a intensi recitativi, ad improvvise volate di notevole trasporto e intensità. Nell'Adagio il tema principale è interludiato da un'idea più flessuosa e gentile (Un poco più lento) cui segue la ripresa del profilo tematico. Si tratta di temi in parte tratti da una czardas di Mark Rózsavölgyi, un maestro del genere. Con l'Allegro zingaresco sentiamo, sul crepitante pizzicato di seta del violino, il profilarsi e ramificarsi di un delizioso tema "popolare" del piano, ripreso sempre sotto nuove prospettive. Poi (Tempo rubato) un'accorata melodia tzigana del violino è più volte presentata sul trasparente arpeggiato del piano. Ma ecco, sempre più, un continuo affastellarsi di nuove idee. Nell'irruento ritorno del Tem¬po I sentiamo la brusca, impetuosa ripresa del tema principale, cui segue la citazione dell'elegante motivo zingaresco (Allegretto vivace), reiterato in una serie di variazioni che alternano toni dolci, delicati all'impeto travolgente (Più allegro). Infine con la riproposizione dell'Adagio ecco la ripresa del tema in un grande climax; ricompare anche l'idea flessuosa e gentile, ora però massiva e ruggente per la frontalità delle masse accordali e l'impeto ritmico; la spinta si spegne in una coda di cristallina trasparenza con il violino che svetta su eteree vette timbriche. Liszt cita anche temi da altri autori, come motivi dalla Friska di una Fantasia di Béni Egressy, mentre nell'Allegretto giocoso sul trillo prolungato del violino aleggia il profilo di un nuovo spensierato elemento: con l'esplicita, sorprendente citazione dell'aria "Tu che a Dio spiegasti l'ali" dalla Lucia di Lammermoor di Donizetti; un motivo ripreso anche da Brahms nella Danza ungherese n. 15 e qui reiterato in funamboliche varianti. Infine nell'epilogo (Un poco moderato) giunge il gran finale, prima con il progressivo intensificarsi del tessuto motivico, poi in un generale, irresistibile crescendo espressivo (Poco a poco accelerando - Stringendo - Presto - Sostenuto - Presto), tutto costruito sul travolgente, a tratti tempestoso riepilogo dei profili tematici.

Marino Mora


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al numero 259 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 14 agosto 2018