L'esperienza orchestrale porta Liszt verso una sempre maggiore consapevolezza della sua posizione centrale (relativamente centrale, veramente disposta lungo un itinerario storico) nella musica dell'Ottocento. Di qui quel fluttuare - libero, non indeciso - delle pagine degli ultimi anni, quella ricerca non più della dilatazione degli opposti, ma della loro composizione in più sfumati ed omologizzanti atmosfere: sono pagine come Nuages gris (1881), Csardas macabre (1881-1882), La lugubre gondola (1882), Unstern (senza data, ma degli ultimi anni: Liszt morì a Bayreuth il 31 luglio 1886). Siamo veramente in quel clima di «Schweben der Tonarten» («Sospensione della tonalità») di cui il Weissmann parla già a proposito di Chopin. E il Searle può ben a proposito parlare di «pagine cupe, austere e desolate» e notare un'infinità di arditezze e innovazioni armoniche. E chi ponga per un istante a confronto il «particolarissimo giro melodico» di En rêve. Nocturne (scritto nel 1885-86, dedicato al giovane allievo ed amico August Stradal - allievo anche di Bruckner - e pubblicato postumo a Vienna nel 1888), anche solo ad orecchio, con pagine di titolo analogo o similare di diversi anni prima, si renderà ben conto di quale coscienza creativa, e con quale sensibilità, Liszt avesse maturato nel lungo decorso della sua esperienza d'artista: e come ben egli avesse inseguito e afferrato, almeno per un lembo, quell'«inafferrabile fantasma» che già vagheggiava nel lontano e trionfale 1837.
Carlo Marinelli