Due Studi da concerto, S 145


Musica: Franz Liszt (1811 - 1886)
  1. Mormorii della foresta - Vivace (la bemolle maggiore)
  2. Ridda di gnomi - Presto scherzando (la maggiore)
Organico: pianoforte
Composizione: 1862
Edizione: Cotta, Stoccarda, 1863
Dedica: Dionys Pruckner
Guida all'ascolto (nota 1)

Il primo dei Due Studi da concerto S. 145, Mormorii della foresta (Vivace), è ambientato in un'atmosfera delicata dai colori impressionisti, che prefigura la scrittura pianistica di Ravel e ricorda il suo Ondine (da Gaspard de la nuit). Studio ottimo per esercitare un sottile uso del pedale di risonanza, produce immagini sonore fantasiose e naturalistiche. Delizioso l'effetto iniziale, un fruscio in sestine, al modo di stormir di fronde, generato dal moto concentrico di un arpeggio in moto perpetuo, mentre una melodia dolce con grazia scorre sottostante imitando suoni cristallini d'acque ruscellanti: un'affascinante rappresentazione paesaggistica del bosco incantato. Poi ritorna la melodia dolce (con qualche variante superficiale di fioritura), proiettata in risalto al canto su bicordi d'ottava e piccola mutazione nel finale, ove è iterato un segmento che dà la stura a un breve passo elaboratìvo che porta a mutare lo scenario tonale di riferimento. Ecco allora una ripresa elaborativa in altra tonalità del fruscio iniziale insieme al tema dolce, però esposto non in continuità ma a segmenti, anche in imitazione, con il moto di sestine che si inframmezza, anziché solo sovrapporsi al canto; ne scaturisce una sorta di divertimento dai colori delicati, eppure molto cangianti. Prosegue e diviene trascinante, come un fiume in piena, la descrizione "fantastica", di stampo nettamente più elaborativo e complesso, indirizzata a ripetute riprese-imitazioni di segmenti del tema e sestine, rafforzati dai toni accesi, da armonie più "cariche", dall'uso di una tecnica di complicazioni effettistiche (martellato, accenti, salti, uso di destrezza e potenza). Ma Liszt non ha ancora compiuto del tutto la sua palpitante ricognizione nel mondo silvestre: ecco la ripresa del fruscio di sestine e del tema dolce, con una nuova permutazione finale in cui cambia la scrittura in un passo in cui il tema corre e si inerpica in ritmo sincopato al sovracuto, fissandosi poi in una sorta di fedele, garrulo pigolio risolto in tremolo febbrile, quasi l'onomatopea d'un battito d'ali, che coinvolge l'intero campo sonoro e poi si spegne in un largo ritenuto. Da ultimo, mirabile poesia sonora, nell'indicazione A tempo riemerge il ricordo del tema dolce, ornato dal delizioso cesello frusciante della mano destra, fissato in un'ultima immagine fuggitiva.

Ridda di gnomi (Presto scherzando), secondo degli Studi da concerto, è uno scherzo amabile che fa pensare a brani della medesima temperie come Sogno di una notte d'estate di Mendelssohn. Tema tecnico, fra gli altri: alternanza delle mani. Si sente un impalpabile, puntiforme gioco di lucenti notine saltellanti in staccato e leggiero con acciaccatura; dopo l'introduzione, s'intravede la formazione di una traccia che pare disegnare l'immaginario appropinquarsi di folletti e gnomi. Giunge il tempo Un poco più animato: inizia la danza in cerchio della ridda di gnomi, in un moto bruciante dalle ampie volute arpeggiate della destra, sostenute da vellutati ribattuti accordali della sinistra; un sollevamento del piano su calibrata progressione armonica restituisce l'idea di sciami di folletti in febbrile danza, mentre il frantumarsi dell'idea motivica in repentine scalette discendenti, il veloce sciogliersi del gruppo. Dopo la piccola introduzione d'esordio riprende il tema degli gnomi (a tempo come prima); il ritorno dell'Un poco più animato su tonalità «spostata» di un grado (da la maggiore a si bemolle maggiore) accresce l'agitazione della nuova festosa danza di folletti, che si conclude ancora con le velocissime figure scalari, più un motivetto di collegamento su passo di balzi leggiero. Inizia un passo elaborativo: una sequenza martellata di crome della sinistra derivata dai ribattuti accordali crea un senso d'attesa prima del ritorno, variato, del tema degli gnomi e della ridda di danza, ma qui ancor più agitati (molto crescendo e stringendo, poi Vivacissimo); il sollevamento del piano motivico è preso alla lettera e spinto alle conseguenze più eclatanti in una rincorsa sfrenata e prodigiosa (il più Presto possibile). Nello stretto si sente la variante della sequenza martellata, ma sempre più piano, con accenno fugace al tema, diradato e confinato ai registri esterni (grave, sovracuto): il progressivo, definitivo dileguarsi delle fantastiche figure.

Marino Mora


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 188 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 3 novembre 2012