L'Ouverture del Tannhäuser, del 1848, è la prima delle composizioni da Wagner. Giunge dopo il periodo delle prime grandi partitions de piano (dalla Symphonie fantastique all'Aroldo in Italia, alle Sinfonie Quinta-Sesta-Settima di Beethoven, all'Ouverture del Guglielmo Tell, ecc.) ed è a esse direttamente connessa. Ma solo fino a un certo punto è una partition de piano: diverse sostanziali modificazioni strutturali e di disegno dimostrano che la trasposizione del tessuto sinfonico in veste pianistica (allo scopo di rievocare di rimando proprio quel suono sinfonico per così dire «tradito») interessa qui a Liszt assai più di una letterale trasposizione. Si riscontra inoltre qui, rispetto a quelle opere precedenti, un maggior senso di gestualità pianistica, una esplosiva forza orgiastica che il testo wagneriano, pur straordinario, non ha fino a questo segno. E proprio per questo, nella comprensione esatta (esagerata nella fiammeggiante resa pianistica) del clima orgiastico, sulfureo della musica del Venusberg, Liszt è infinitamente più grande, più efficace, più perverso del piccolo-borghese Moritz Moszkowski, con la sua neoclassica, improbabile trascrizione del Venusberg stesso.
Riccardo Risaliti