Il nome di Martucci, pianista, direttore d'orchestra e compositore, è legato a quel movimento di rinascita della musica sinfonica e strumentale sbocciato in Italia verso l'ultimo ventennio dell'Ottocento, quando la scena del teatro melodrammatico si apriva all'esperienza verista. Egli ebbe anche il merito di introdurre nel nostro paese la musica dei maggiori esponenti del sinfonismo europeo, a cominciare da Brahms, verso cui nutrì una profonda venerazione e del quale subì una notevole influenza, riscontrabile nella sua produzione orchestrale da camera e da concerto, contrassegnata soprattutto da due Sinfonie, in re minore (1895) e in fa (1904), dal Concerto in si bemolle minore op. 66 per pianoforte e orchestra del 1885, dal Notturno op. 70 e dalla Novelletta op. 82, entrambi scritti per pianoforte e strumentati per orchestra.
Martucci ebbe larga fama come direttore d'orchestra (fece conoscere per primo in Italia il wagneriano Tristano e Isotta al Comunale di Bologna nel 1888) e come pianista: in quest'ultima veste aveva suonato nel 1874 davanti a Liszt, che ebbe parole di lode per il pianismo alla Scarlatti del musicista napoletano. La Giga, scritta per pianoforte nel 1882 e trascritta per orchestra una decina di anni dopo, risente dello stile scarlattiano per la sua eleganza melodica e la sua freschezza timbrica.