Trio n. 1 in do maggiore per pianoforte, violino e violoncello, op. 59


Musica: Giuseppe Martucci (1856 - 1909)
  1. Allegro
  2. Scherzo: Allegro molto
  3. Andante con moto
  4. Finale: Allegro risoluto
Organico: pianoforte, violino, violoncello
Composizione: Napoli, 1882
Prima esecuzione: Milano, 27 gennaio 1884
Edizione: Francesco Lucca, Milano, 1883

Premiato dalla Società del Quartetto di Milano Concorso dell'anno 1883
Guida all'ascolto (nota 1)

Risalenti all'inizio degli anni Ottanta, i due Trii op. 59 e op. 62 segnano un momento importante nell'affermarsi della voce compositiva di Martucci. Sono infatti lavori in cui l'esplicito riferimento all'orizzonte estetico e stilistico della musica da camera tedesca - in particolare di autori come Mendelssohn, Schumann e Brahms - si risolve in una cifra personale, evidente soprattutto nella pronunciata espressione lirica, nella sensuale tornitura mediterranea del disegno melodico e nel trattamento raffinato, talvolta francesizzante, dell'armonia. L'esito è una sintesi originale e affascinante, di autentica dimensione europea.

Premiato nel 1883 al concorso della Società del Quartetto di Milano, il Trio op. 59 (1882) contribuì in modo decisivo alla rinomanza nazionale del giovane musicista. L'Allegro iniziale si apre con un ampio, avvolgente primo tema lirico, cantato dal violoncello e dal violino e quindi anche dal pianoforte su nuvole di arpeggi, finché le nuove, mormoranti figure della transizione conducono al secondo tema, anch'esso intensamente lirico, proposto dagli archi e con il quale si conclude l'esposizione. Lo sviluppo assume in sostanza i tratti di una serie di variazioni del primo tema: lo riascoltiamo, sognante, negli accordi arpeggiati del pianoforte con un sinuoso controcanto di violino e violoncello, poi in una nuova variazione che ne affida la linea melodica agli archi, introdotta da un turbolento episodio derivato dalle figure della transizione. Il tema è quindi ripresentato in accordi con il controcanto di violino e violoncello: una stretta produce il climax che porta alla ripresa. Quest'ultima allinea la ricapitolazione abbreviata del primo tema, ora proiettato in una perorazione quasi eroica, poi della transizione e del secondo tema; nella coda s'impone come arabesco tematico il controcanto di violino e violoncello con le sue morbide volute in un clima di poetico ricordo che si perde con effetto di dissolvenza.

Percorso da febbrili inquietudini e improntato al fantastico, lo Scherzo è articolato in due parti suggellate entrambe da una specie di vigoroso corale; la seconda parte contiene al suo interno una ripresa del guizzante tema principale della prima parte. Un netto stacco comporta il Trio anch'esso in due parti che si richiama alla musica popolare. L'atmosfera pastorale evoca il suono delle zampogne nelle lunghe note tenute di bordone del pianoforte, al di sopra delle quali gli archi con sordina suonano una doppia melodia che procede per lo più per terze e per gradi congiunti. L'attacco del tema dello Scherzo ne annuncia la ripresa, con la ricapitolazione della prima e della seconda parte; nella C'oda riappare ancora una volta, al violino, la melodia del Trio. La forma dell'Andante con moto è ternaria. La melodia del cantabile tema principale è affidata inizialmente al violoncello per passare quindi al violino e lo stesso avviene nella prosecuzione del tema; il pianoforte, che sino a ora si è limitato ad accompagnare gli archi, resta solo nella conclusione della prima parte, che echeggia motivi del tema stesso e funge al contempo da transizione. L'interazione tra gli strumenti si fa via via più fitta nella mossa parte centrale, dove il tema secondario è suonato dal violoncello e poi dal violino, sino alla ritransizione, dove la ricomparsa della testa del tema principale genera una serie di imitazioni tra gli strumenti e l'insorgere di un climax. Nella ripresa della prima parte il tema principale viene cantato dagli archi in ottava sugli arpeggi del pianoforte prima che nell'estesa coda riaffiorino reminescenze dei temi e delle figure precedenti.

Come rilevarono già i primi critici - tra i quali Filippo Filippi e Aldo Noseda - il Finale. Allegro risoluto è il movimento più ingegnosamente studiato del lavoro. Nel primo gruppo tematico s'aggregano diversi elementi a partire da un motivo quasi marziale, finché una breve transizione porta al secondo tema dal profilo melodico circolare e per così dire incerto, che è suonato dagli archi e serve poi, insieme con le figure della transizione, per la chiusa dell'esposizione. L'episodio d'avvio dello sviluppo attinge al motivo quasi marziale del primo tema, ma poi sono le figure della transizione a fare da sfondo a un processo di rimemorazione che consente di parlare di forma ciclica: riappaiono, nell'ordine, al violino il primo tema del movimento d'apertura, poi al violoncello il tema principale dell'Andante con moto, infine al pianoforte il tema dello Scherzo. L'arcata con le tre citazioni della forma ciclica si ripropone per effetto di una progressione prima di una fugace ricomparsa del secondo tema che conduce alla ritransizione. Ed è appunto con il secondo tema che, un po' a sorpresa, s'avvia la ripresa; soltanto nella coda si riaffacciano i motivi del primo gruppo tematico, a mo' di conclusione.

Cesare Fertonani


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 249 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 28 gennaio 2017