Secondo Trio in mi bemolle maggiore per pianoforte, violino e violoncello, op. 62


Musica: Giuseppe Martucci (1856 - 1909)
  1. Allegro
  2. Scherzo: Allegro molto
  3. Adagio. Animato
  4. Finale: Allegro vivace
Organico: pianoforte, violino, violoncello
Composizione: Napoli, 5 ottobre 1883
Edizione: Friedrich Carl Kistner, Lipsia, 1888
Guida all'ascolto (nota 1)

Rispetto all'op. 59, il Trio op. 62 (1883) presenta una forma ancora più ambiziosamente complessa e costruita. Arioso e cantabile, il primo tema dell'Allegro iniziale è affidato al pianoforte, per passare poi agli archi e prestarsi a una sorta di sviluppo, che peraltro serve da transizione verso il secondo tema, la cui espansiva linea melodica, suonata dagli archi, è derivata dal basso del primo tema. Chiude l'esposizione una robusta sezione contrastante, dall'incedere brahmsiamo; tanto la conclusione di questa sezione quanto l'avvio dello sviluppo tornano a utilizzare il primo tema. Ma il fulcro dell'elaborazione centrale è costituito da un imponente fugato: quasi in tempo di Scherzo sono sovrapposti simultaneamente motivi del primo tema per aggravamento (archi) e per diminuzione (pianoforte), oltre a figure della transizione, in un episodio di autentico virtuosismo compositivo che procede serrato verso il climax che introduce la ripresa. La ricapitolazione ripercorre la tracce dell'esposizione con il primo e il secondo tema e la chiusa. A questo punto c'è ancora spazio per una vasta coda, che dilaziona l'epilogo in un clima enigmatico e soffuso.

Né meno enigmatico è lo Scherzo. Allegro molto: nella prima parte s'avvicendano rintocchi percussivi del pianoforte, un inquietante tema tortuoso degli archi, richiami di fanfara. Nella successiva parte centrale di sviluppo questi elementi sono elaborati insieme a frasi più distese, sino alla ripresa e di qui al Trio, contrastante per il cullante andamento degli archi, la cui cantilena per seste è sostenuta dal pianoforte ora con rintocchi addolciti di pedale, ora con passaggi a loro volta melodici. Segue quindi la ricapitolazione dello Scherzo.

Il movimento più denso e impegnativo del lavoro è comunque l'Adagio. Le campate elegiache e l'intricata tessitura del tema principale passano dagli archi al pianoforte prima che si distenda il canto del tema secondario condotto dal violino e assecondato dal controcanto del violoncello; l'episodio conclusivo della prima parte infittisce i cromatismi e concede al pianoforte un'eco del tema secondario. Una gestualità eroica e drammatizzata, fondata su ritmi puntati e volatine, contraddistingue invece, per contrasto, la parte centrale, inframmezzata da un'elaborazione di motivi del tema principale, che riappaiono agli archi sul mormorio del pianoforte. Una sezione denominata «Mosso quasi Cadenza» e connotata da cromatismi svolge il ruolo di ritransizione. Come accadrà nel Finale - e come già nell'ultimo movimento del Trio op. 59 - la ripresa della prima parte è abbreviata. Cade il tema principale e la ricapitolazione incomincia con l'idea secondaria e prosegue con l'episodio conclusivo; più poeticamente evocato che affermato, il tema principale riappare soltanto nella coda.

Il Finale. Allegro vivace poggia sulla dialettica di due idee tematiche, diversamente connotate per tempo, metro e carattere, nonché sul principio ciclico che già si riscontrava nell'ultimo movimento del Trio op. 59. Il primo gruppo tematico potrebbe sembrare in ritmo di tarantella se tutto - dal giro melodico delle frasi alle inflessioni cromatiche, dall'armonia al subitaneo addensarsi dell'elaborazione - non negasse recisamente qualsiasi allusione alla musica popolare. Comunque un certo piglio di danza, qualcosa della mazurca, ha anche il secondo tema, introdotto dai soli archi, poi fiorito, variato e arricchito nel gioco tra i tre strumenti sino alla conclusione dell'esposizione. Lo sviluppo prende avvio dall'elaborazione del primo tema e prosegue con un'ardita combinazione contrappuntistica che sovrappone le teste del primo e del secondo tema in un fitto intreccio. La ripresa attacca dal secondo tema; quando riappare il primo tema al pianoforte è, più che altro, un ricordo, seguito dalle reminescenze evocative, fantasmatiche del tema dello Scherzo al pianoforte e agli archi, e quindi dei temi principali dell'Adagio e del movimento iniziale. L'epilogo tocca alla coda, con una variante del secondo tema che passa dagli archi al pianoforte.

Cesare Fertonani


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 249 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 28 gennaio 2017