Don Quichotte
Commedia eroica in cinque atti
Musica: Jules Massenet (1842 - 1912)
Libretto: Henri Cain da
Le
Chevalier de la Longue-Figure di Jacques Le Lorrain
Ruoli:
- Dulcinée (mezzosoprano)
- Don Quichotte (basso)
- Sancho Pança (bassobaritono)
- Pédro (soprano «en travesti»)
- Garcias (mezzosoprano «en travesti»)
- Juan (baritono)
- Rodriguez (tenore)
- Un valletto (tenore)
- Il capo dei banditi (ruolo parlato)
Organico: orchestra
Composizione: 1910
Prima rappresentazione: Monte Carlo, Opéra, 19 febbraio 1910
Edizione: Heugel & Cie., Parigi, 1910
Sinossi
Una scena di 'colore locale' apre il primo atto, cui segue l'entrata di
Don Chisciotte accompagnato dal fedele Sancio, che si appresta a fare
una serenata alla bella Dulcinea. L'
hidalgo
viene interrotto da un rivale che lo sfida a duello, ma la tenzone è
evitata dalla stessa Dulcinea, che ordina a Don Chisciotte di
riportarle una collana rubatale da alcuni briganti. Nel secondo atto
assistiamo alla più celebre avventura di Don Chisciotte, la battaglia
contro i mulini a vento; nel terzo atto il nostro eroe si batte contro
i briganti e riconquista, non con la forza della spada ma per merito
della propria eloquenza, la preziosa collana. Durante una grande festa
(atto quarto), Don Chisciotte riporta a Dulcinea la collana e chiede la
sua mano, suscitando l'ilarità generale; la donna lo respinge, ma ne è
al contempo impressionata e lo congeda con dolcezza. L'atto si chiude
su Sancio che arringa sdegnato gli astanti, poiché poc'anzi hanno
malamente canzonato 'il cavaliere dalla lunga figura'. Atto quinto: Don
Chisciotte sta morendo, per stanchezza, per malinconia e per il rifiuto
di Dulcinea. Prima di spirare dona al fedele scudiero l'isola che gli
ha promesso: è l'isola dei Sogni. Sancio piange disperato.
Giunto alle soglie della settantina, Jules Massenet si sentì
irresistibilmente attratto dalla figura di Don Chisciotte, non tanto
quale emblema di una moralità epico-visionaria, quanto come
incarnazione di una classicità, eroica e sublime, che ormai volgeva al
tramonto. La stesura del libretto fu affidata a Henri Cain, il quale
trasse ispirazione, oltre che da Cervantes, dalla pièce teatrale
omonima di Jacques le Lorrain, andata in scena a Parigi il 3 aprile
1904. Nell'opera confluirono inevitabilmente solo poche scene del
capolavoro di Cervantes e, infedeltà forse più grave, un rilievo
sproporzionato fu concesso al personaggio di Dulcinea, che con Massenet
acquistò tratti sensuali e fascinosi un poco incongrui.
Fra le gemme della partitura vanno senz'altro ricordate la
serenata di Don Chisciotte nel primo atto (che sarà riutilizzata per
uno dei più riusciti interludi dell'opera) e il maliconico duetto di
Dulcinea e dell'hidalgo
("O toi dont les bras sont plus frais que la mousse"). Suggestivo è
anche il modo in cui Massenet rende l'epico-grottesca battaglia contro
i mulini a vento (con un accorto uso dello xilofono per simulare il
movimento delle pale); teatralmente molto efficace la cangiante
introduzione al quarto atto, con la languida aria di Dulcinea "Lorsque
le temps d'amour". A cominciare da Saljapin, storico primo interprete
del ruolo, i risvolti malinconici e sognatori che caratterizzano il
protagonista reinventato da Massenet hanno sempre esercitato un
notevole fascino sui 'basso-baritoni', ossia sugli interpreti che
riuniscono in sé le caratteristiche del 'basso profondo' e del 'basso
cantante'. Forse di minore originalità la resa musicale di Sancio (i
rimandi a Leporello e a Falstaff si sprecano); la sua figura offre
comunque notevoli opportunità a un 'basso-baritono' che sappia anche
essere un grande attore.
Giancarlo Arnaboldi
(1)
Dizionario dell'Opera
2008, a cura di Piero Gelli, edito da Baldini Castoldi
Dalai editore, Firenze, 2007
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Ultimo aggiornamento 24 aprile 2017