Nell'articolo di congedo pubblicato il 14 agosto 1912 su "Le Matin" (Massenet n'est plus...) Debussy non ricusa di riconoscere: « interdit la faculté de choisir. Et d'ailleurs a-t-on jamais leCe n'est guère le moment d'exprimer un regret de sa prodigieuse fécondité, qui parfois semble lui avoir droit d'exiger d'un homme qu'il soit justement le contraire de ce qu'il a été?». Di tale indubbia facilita di scrittura, oltre che la produzione teatrale, costituisce una precisa cartina di tornasole l'impegno profuso da Massenet nell'ambito della musica da camera vocale e, più particolarmente, della "romanza da salotto" secondo le coordinate estetiche care alla società francese del secondo Ottocento. Recentemente l'ha puntualizzato il fondamentale saggio di Bortolotto (Dopo una battaglia, 1992) oltre all'ultima letteratura critica, da Bouilhol a Marschall a Modugno.
Non di rado in questo genere creativo, il cui fulcro è l'amore, «l'opéra accosta il café-chantant» (Bortolotto); ed un'analoga forma d'osmosi si instaura a proposito del materiale melodico tra il teatro e le Mélodies, oltre 250, reperibili in otto volumi, in dodici cicli poetici e numerose raccolte sparse. Di tale caratteristica un probante esempio è offerto proprio da Élégie, che è una lirica da camera su testo di Louis Gallet, pubblicata da Girod nel 1869 con l'ammissibilità del più ampio impiego, strumentale e di tessitura vocale.
Oltre a continuare ad essere "morceau favori" di cantanti celeberrimi - una registrazione del 1932 riproduce l'interpretazione infiammata di Salijapin - ma anche di dilettanti, la nostalgica morbidezza melodica di Élégie (Triste et très lent) trova una precisa corrispondenza in un numero delle musiche di scena Les Erinnyes per la Tragédie antique di Charles-Marie-René Leconte de Lisle, rappresentata nella versione originale al parigino Théâtre de l'Odèon i! 6 gennaio 1873. Modugno, nel ricostruirne la storia, cita: «Il tema principale è semplicissimo, malgrado la presenza d'una nota cromatica, e nel corso del brano le modulazioni sono poco numerose, ma quale armonia ricercata! Oltre le appoggiature accentuate, gli accordi vi appaiono singolari per un'asimmetria dovuta alle continue sincopi, che non fanno coincidere il canto con la sua armonia» (A. Coquis). Per l'effettiva genesi, «Questa melodia, che il successo ha reso popolare, era stata pensata all'inizio per pianoforte solo; dedicata sotto tal forma alle signorine Elvire Rémaury ed Edwige Bertrand, è la quinta d'una raccolta dal titolo complessivo di Dix pièces de genre come Etude du style et du rithme op. 10. Era in realtà l'op. 1, altrimenti detta la prima opera originale pubblicala dall'autore, giovanissimo allora, visto che mentre la componeva, apparteneva ancora al Conservatoire» (C. Malherbe).
Luigi Bellingardi
O doux printemps d'autrefois, Vertes saisons. Vous avez fui pour toujours! Je ne vois plus le ciel bleu, je n'entends plus les chants joyeux des oiseaux! En emportant mon bonheur, O bien aimé tu t'en es allé! Ht c'est en vain que revient le printemps! Oui! sans retour avec toi, le gai soleil, Les jours riants sont partis!... Comme en mon coeur tout est sombre et glacé! Tout est flétri! Pour toujours!!! |
O dolce primavera d'altri
tempi, verdi stagioni, siete fuggite per sempre! Non vedo più il cielo azzurro, non ascolto più il canto gioioso degli uccelli! Portando via la mia felicità, o mia amata tu te ne sei partita! Ed è invano che ritorna la. primavera! Si! non tornando con te il sole gaio, i giorni colmi di sorrisi sono dipartiti! Oh come tutto nel mio cuore è tetro e raggelato! Tutto è avvizzito! Per sempre! |