Serenata e Allegro giojoso in si minore per pianoforte e orchestra, op. 43 (MWV O12)


Musica: Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809 - 1847)
  1. Serenata. Andante (si minore)
  2. Allegro giocoso. Animato (si minore)
Organico: pianoforte, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani, archi
Composizione: 11 Aprile 1838
Prima esecuzione: Lipsia, Gewandhaus Saal, 11 Aprile 1838
Edizione: Simrock, Bonn, 1839
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

La Serenata e Allegro giojoso in si maggiore op. 43 fu scritta da Mendelssohn in tutta fretta per la sua esecuzione in occasione di un concerto della cantante Botgorschek. La rappresentazione ebbe luogo il 2 aprile 1838 al Gewandhaus di Lipsia. I due movimenti si succedono direttamente collegati, come una sorta di tempo introduttivo e un primo tempo di concerto in forma-sonata commisto a elementi di rondò.

L'Andante è definito da un tema principale che consiste in una dolce, spirituale melodia accordale. Ripresa in forma di variante, si espande fraseologicamente nel dialogo tra piano e orchestra. Una deliziosa codetta orchestrale è ripresa dal piano e poco dopo si trasforma in una frase di mezzo fatta di sottili arabeschi di biscrome in progressivo crescendo. Come si vede il materiale appare come permeabile e trapassa continuamente per trasmutazione da una sezione all'altra, ramificandosi e sviluppandosi quasi per autogemmazione. Una frase di collegamento fatta da un motivo discendente porta alla libera ripresa del tema principale con i fiati, interludiati dal pianoforte. Poi il discorso prosegue con il ricorso ai plastici arpeggi del piano e alla formula della codetta già presenti, ma ora molto più espansi, sino all'epilogo. Attacca subito l'Allegro giojoso. L'esposizione irrompe con toni agitati attraverso un'ansante e sincopata introduzione che funziona come una grandiosa ouverture avanti all'opera. È questa la presentazione del refrain del primo gruppo, leggero e brillante alla voce del piano, ripetuto e poi ben dispiegato nel suo arco melodico anche dall'orchestra; una frase di epilogo del «tutti» lo conclude con la giusta enfasi. Il primo episodio del pianoforte è tutto giocato sull'alternanza tra i funambolici arpeggi e i sussulti dell'orchestra, mentre il secondo gruppo è in realtà una variante rielaborata del primo in forma accordale. Una codetta, che diverrà più tardi elemento ricorrente, lo conclude collegandosi a un secondo epilogo, che pure si configura come variante del primo.

Dunque il discorso musicale procede - incanalato dentro a un ritmo continuo e febrile - attraverso varianti e sviluppi rigeneranti il materiale tematico, cosa che conferisce all'enunciato un senso di unitarietà e di omogeneità, ma nel cambiamento. Anche il secondo episodio del piano presenta precedenti affinità, dato che si configura come una trasposizione del primo, ma risulta ora più esteso per la sua funzione fraseologica di congiungimento alla nuova sezione. Con un elemento un po' trionfante subentra, infatti, lo sviluppo; ma quest'ultimo inciso si invortica, complicandosi in una nervosa elaborazione per imitazione del primo gruppo. La ripresa si presenta assai libera, con il ritorno del primo gruppo, compreso il primo epilogo, la citazione del secondo gruppo e la codetta. Seguono anche l'elemento trionfante e una frase di passaggio del solista prima della perorazione finale, lasciata al protagonismo del pianoforte, sino all'ultimo squillo orchestrale sul profilo ritmico-melodico del refrain principale.

Marino Mora

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Composta in due giorni nel 1838, la Serenata e Allegro gioioso per pianoforte e orchestra, è una breve composizione in due parti (e una coda). Si apre con un'intensa Abendmusik in forma di Lisd bipartito che sfrutta l'ampia gamma di sonorità del pianoforte romantico; al primo movimento fa seguito un robusto Allegro costruito (piuttosto liberamente) secondo lo schema del rondò. Si direbbe che Mendelssohn voglia puntare tutto l'interesse di questo brano sulle sue interne ragioni costruttive ed espressive, essendo la dialettica tra strumento e solista e «tutti» confinata entro rapporti volutamente elementari.

Francesco De Grada


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al numero 177 della rivista Amadeus
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 26 ottobre 1975


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Ultimo aggiornamento 7 giugno 2013