Sinfonia n. 8 in re maggiore per archi, MWV N 8


Musica: Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809 - 1847)
  1. Adagio e grave. Allegro
  2. Adagio
  3. Menuetto
  4. Allegro molto
Organico prima versione: violino, viola e basso continuo (violoncello e cotrabbaso)
Organico seconda versione: 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani, archi
Composizione: Berlino, prima versione 27 Novembre 1822, seconda versione 30 Novembre 1822
Guida all'ascolto (nota 1)

Tra il 1821 e il 1823 Mendelssohn compose dodici Sinfonie, per lo più destinate ad un complesso di strumenti ad arco: di per sé attestano, assieme ad altri lavori d'organico cameristico, la precocità ed il talento del musicista che aveva appena dodici anni, essendo nato il 3 febbraio 1809 ad Amburgo.

In conseguenza delle guerre napoleoniche, più esattamente dopo il blocco continentale decretato nel 1810 da Napoleone per pregiudicare il commercio con l'Inghilterra, Abraham Mendeissohn, padre di Felix e a sua volta figlio del celebre filosofo Moses Mendeissohn, che dal 1797 viveva nella città anseatica, ove da tempo aveva intrapreso un lucroso giro d'affari con la banca francese Fould e varie ditte inglesi, s'era deciso a far ritorno a Berlino, ove nel 1811 fondò un istituto bancario. Negli anni immediatamente successivi la capitale prussiana conobbe un rapido incremento di popolazione, di attività industriale e commerciale nonché come centro culturale di primaria importanza: nel 1810 aveva aperto i battenti l'università, dal 1817 l'architetto Karl Friedrich Schinkel aveva edificato importanti monumenti, dalla Neue Wache (1818) allo Schauspieihaus (1821) all'Altes Museum (1822). Sullo slancio delle guerre di liberazione dal giogo napoleonico (1813-1814), Berlino stava conoscendo un autentico rinascimento intellettuale, al centro del quale si affermava sempre più l'influsso dell'opera goethiana. Il marcato risveglio nazionalistico auspicava prima l'individuazione poi il consolidamento di forme espressive genuinamente germaniche per la poesia, la musica, il teatro d'opera: non per nulla proprio a Berlino il 18 giugno 1821 nel nuovo Schauspieihaus am Gendarmenmarkt vi fu la première del Freischütz.

In parallelo si diffondeva la pratica delle manifestazioni culturali nei palazzi e nei salotti dell'emergente borghesia. Tra questi la casa di Abraham Mendeissohn in Neue Promenade 7 (diventata nel 1825 Leipziger Strasse 3) divenne ben presto famosa per il cenacolo di artisti che vi si riuniva, da Humboldt a Hegel, da Varnhagen allo scultore Schadow ai teologi Schubring e Schleiermacher, specialmente in occasione dei "Concerti della domenica" a cui prendevano parte i più noti musicisti attivi, o di passaggio, nella capitale prussiana, anche stranieri. In tali circostanze Abraham Mendeissohn non esitava a scritturare vari strumentisti dell'orchestra di corte e accadde verosimilmente in queste occasioni che l'estroso e dotatissimo fanciullo-prodigio Felix Mendelssohn fece le sue prime apparizioni in pubblico, alla tastiera e sul podio. Del resto a Wilhelm Ludwig Heyse, precettore per le discipline umanistiche, s'erano affiancati, nella formazione intellettuale dell'adolescente Felix, il compositore Ludwig Berger per lo studio del pianoforte, nonché Karl Wilhelm Henning e poi Eduard Rietz per la viola e il violino, mentre di pari passo frequentava le esercitazioni corali dell'Accademia di canto, diretta allora da Karl Friedrich Zelter, l'amico di Goethe e Schiller. Fu proprio sotto la guida di Zelter che Felix Mendeissohn cominciò a conoscere e a studiare le musiche di Bach, Händel, Palestrina, Orlando di Lasso, Benevoli, Marcello, Lotti ecc., da cui ebbe origine la sua passione per l'arte antica.

Nel medesimo 1821 ebbe luogo, com'è noto, la visita del dodicenne Felix Mendelssohn in compagnia del padre a Goethe a Weimar ove rimase ospite per una quindicina di giorni, esibendosi più volte alla tastiera al cospetto del sommo poeta che, del resto, non fece mai mistero dell'ammirazione e dell'affetto nei suoi confronti.

Il grande impegno intellettuale, il talento e l'innata musicalità che caratterizzarono l'adolescenza di Felix Mendelssohn trovarono lo sbocco naturale, oltre che nelle esecuzioni di Mozart, Beethoven ecc., nelle prime sue composizioni di quegli anni, a cominciare dal Recitativo in re minore per pianoforte del marzo 1820, cui poi seguirono alcuni Lieder, l'avvio di una Sonata per violino in fa maggiore, una Cantata nuziale, l'incipit d'una commedia per musica e due brevi opere, Die Soldatenliebschaft e Die wandernden Komödianten, queste ultime due rappresentate nel salotto della casa paterna da parte di un gruppo di celebri cantanti-attori di passaggio, tra cui Eduard e Therese Devrient.

Nei mesi immediatamente successivi Mendelssohn compose le 12 Sinfonie giovanili che, dopo la morte del compositore, non vennero rubricate nei 36 volumi degli Opera omnia a cura dei familiari, rimanendo nell'oblio più totale sino al 1967. In quell'anno vennero alla luce i tre volumi di autografi, conservati nell'archivio della Wissenschaftliche Bibliothek di Berlino ed ignorati, pertanto, anche dal regime nazista, che aveva decretato l'ostracismo nei confronti di Mendelssohn e della sua produzione. Le 12 Sinfonie giovanili furono pubblicate dall'editore VEB-Deutscher Verlag fur Musik di Lipsia a cura di Helmuth Christian Wolff: precisamente nel primo tomo le Sinfonie dal n. 1 al n. 7, nel secondo tomo le due stesure della Sinfonia n. 8, infine nel terzo tomo le restanti Sinfonie.

Sfogliando queste partiture si ha una rapida idea della progressiva evoluzione dell'arte compositiva di Mendelssohn adolescente, verificando il senso dell'iniziale approccio a questo genere creativo e il modo da lui perseguito nel superare i vari problemi tecnici attinenti all'impianto formale e ai desiderati traguardi espressivi. Con l'eccezione della Sinfonia n. 10 in si minore, di cui sopravvive un unico movimento, si può innanzitutto notare che le Sinfonie dal n. 1 in do maggiore al n. 6 in mi bemolle maggiore adottano una struttura tripartita e che in ciascun lavoro assume un ruolo di maggior spessore il movimento in cui è ravvisabile un determinato modello stilistico di riferimento. Cosi nella Prima domina lo schema della Sinfonia d'opera italiana, con un gruppo di variazioni nel movimento lento. Nella Seconda certi unisoni e certi trilli drammatici denunciano l'influsso di Philipp Emanuel Bach, con una Giga alla base del terzo tempo. Torna la dominante presenza del ciclo di variazioni nel melodico terzo movimento della Terza Sinfonia. Nel movimento iniziale della Quarta si coglie una certa influenza del sinfonismo haydniano nel bipartitismo dell'incedere strumentale mentre nel tempo conclusivo evidente è l'influsso di Pleyel. Nella Quinta l'Allegro introduttivo adotta scoperti riferimenti ai lavori di Wilhelm Friedemann Bach. E nella Sesta è assai marcato l'ampliamento della discorsività musicale, con influssi sia di Pleyel sia di Mozart nei primi due movimenti mentre nel terzo tempo circola un certo afflato dialettico che fa un po' pensare a Beethoven. Ed ancora il modello beethoveniano sembra caratterizzare l'articolazione tematica della Settima, in cui per la prima volta Mendelssohn adotta lo schema quadripartito. Tornano riferimenti e influssi beethoveniani nella Nona e nell'Undicesima, mentre la Dodicesima ricupera la struttura tripartita e le influenze mozartiane non derivano più da lavori sinfonici ma composizioni cameristiche come il Quartetto K. 546 che nel 1821 fu conosciuto la prima volta nelle esecuzioni berlinesi in casa paterna.

La Sinfonia n. 8 in re maggiore, a differenza delle altre Sinfonie giovanili che non hanno sull'autografo un preciso riferimento temporale, porta la data del novembre 1822. Di per sé, nell'articolazione del materiale motivico, nella struttura e in una notevole ampiezza del respiro orchestrale, sembra cogliersi un punto di svolta nella progressiva evoluzione della giovanile creatività mendelssohniana. Ciò è confermato dall'esistenza di un'ulteriore versione autografa che prevede in organico anche fiati e percussioni; proprio allora, infatti, Mendelssohn stava prendendo confidenza con le risorse tecniche ed espressive dei legni, degli ottoni e dei timpani.

Anche nell'Ottava si ravvisano le influenze di taluni modelli stilistici. Per esempio nell'Adagio e grave del primo movimento è agevole individuare l'evocazione dell'idea principale dell'Offerta musicale di Johann Sebastian Bach. E nella parte immediatamente successiva del medesimo tempo, nell'Allegro, si avvertono gli influssi mozartiani, della Sinfonia "Praga" K.505, che risaliva al 1786 ma che soltanto all'inizio di quel 1822 fu, secondo le cronache, sovente eseguita nelle stagioni concertistiche berlinesi. Assai elaborata appare la scrittura per archi del secondo movimento, Adagio per lo più nel registro grave, per l'inconsueta esclusione dei violini dal gioco strumentale e per la singolare triplice visione delle viole. Vivace e spumeggiante è il Menuetto d'impianto tradizionale. Infine il quarto movimento, Allegro molto, nell'omogenea sua articolazione tematica, nella serrata trama contrappuntistica e nella tecnica d'elaborazione modulante, attesta senz'ombra di dubbio il notevole livello già attivo della creatività mendeissohniana nella sicurezza della scrittura e nell'incalzante ed impetuoso ardore espressivo.

Luigi Bellimguardi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 10 Dicembre 2004


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Ultimo aggiornamento 1 aprile 2016