Trio per pianoforte n. 1 in re minore, op. 49 (MWV Q29)


Musica: Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809 - 1847)
  1. Molto allegro e agitato (re minore)
  2. Andante con moto tranquillo (si bemolle maggiore)
  3. Scherzo. Leggero e vivace (re maggiore)
  4. Finale. Allegro assai appassionato (re minore)
Organico: pianoforte, violino, violoncello
Composizione: Francoforte, 18 Luglio 1839
Prima esecuzione privata: Dresda, residenza di Robert Schumann, 23 Settembre 1839
Prima esecuzione pubblica: Lipsia, Gewandhaus Saal, 1 Febbraio 1840
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1840
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Quando il primo Trio in re minore per pianoforte, violino e violoncello (il secondo in do minore apparve nel 1845) venne eseguito per la prima volta a Lipsia il 23 settembre 1839, con lo stesso autore al pianoforte, Schumann ebbe parole di elogio e scrisse poco dopo sulla sua rivista che «questo è il lavoro di un maestro, come lo furono a loro tempo quelli di Beethoven in si bemolle e in re, come lo era quello di Schubert in mi bemolle... Questo Trio è una eccellente composizione che tra qualche anno delizierà i nostri nipoti e pronipoti. Mendeissohn è il Mozart del nostro momento storico, il più brillante dei musicisti, quello che ha individuato più chiaramente le contraddizioni dell'epoca e il primo che le ha riconciliate tra di loro». Infatti la composizione riflette quel profondo equilibrio intcriore, che è una costante della personalità del musicista di Amburgo, e le tre voci strumentali sono fuse in modo omogeneo, con il pianoforte che svolge una funzione di coordinamento nell'ambito di un classicismo formale con l'esposizione, lo sviluppo e la ripresa del materiale tematico.

Il primo movimento (Molto allegro e agitato) si apre con una frase di tono cordiale e sereno affidata al violoncello e poi richiamata dal violino e dal pianoforte. Si delinea un secondo motivo e insieme al primo si articola un discorso molto intrecciato, anche se essenzialmente melodico. Nella parte finale del prime tempo il pianoforte assurge ad un ruolo brillante, rivelando la piacevolezza di questo brano cameristico.

L'Andante ha una linea essenzialmente lirica e risente nella sua assorta pensosità dell'influenza beethoveniana, anche se la caratteristica liederistica e cantabile appartiene tutta intera a Mendelssohn. Ma dove il temperamento vivace ed estroso del musicista si rivela nella sua ampiezza e originalità è nello Scherzo del terzo tempo, che racchiude quel senso del fantastico tipico del Romanticismo. È una pagina ritmicamente frizzante e ricca di colori, abilmente congegnata nel gioco sonoro a tre, concluso da leggeri tocchi pianistici. L'Allegro assai appassionato finale è il più complesso e passa dal rigore della forma-sonata, con il primo, il secondo tema e lo sviluppo, ad una melodia calda ed espressiva enunciata dal violoncello, per sfociare poi in un vero e proprio rondò, con richiami al tema originario, variato secondo un gusto vagamente popolaresco. Qualche musicologo sostiene che Brahms abbia tenuto presente in più di un suo lavoro questo procedimento inventivo mendelsshoniano. In particolare i passaggi lirici si presentano densi e vigorosi mediante effetti chiaroscurali, determinati da un deciso ritmo di danza.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Nel 1835, a 26 anni Mendelssohn ottiene, con l'insediamento a Lipsia, il riconoscimento di musicista ufficiale del romanticismo tedesco.

Nei 12 anni di vita che gli resteranno porterà il conservatorio e l'orchestra del Gewandhaus al primo posto nella stima del secolo. D'ora innanzi tutti i giovani di talento si sentiranno obbligati ad apprendere mestiere e poetica della musica nella città di Bach, fino a Grieg e a Sullivan. Le ferie estive del 1839 vedono Mendelssohn nella campagna renana. Scrive 5 Lieder corali da esser cantati all'aria aperta, una fuga per organo per il suo concerto di rientro alla Thomaskirche, e il Trio in re minore. Il musicista tocca tutte le corde della nuova retorica: la natura benigna, il culto nazionale di Bach, l'arte da camera per il salone borghese. Come tutte le opere felici di Mendelssohn il Trio è sfaccettato con la precisione di una gemma. Il romanticismo è qui perfezione di calcolo, pianificazione di una poetica secondo quel filone pedagogico, moralistico, che da Lessing a Schiller formò il costume sano del nuovo sentimento nazionale.

Il primo tempo è costruito su due aspetti complementari del cantabile romantico, la frase appassionata e quella discorsiva. I due elementi, esposti e sviluppati soprattutto dagli archi, si integrano armoniosamente, senza le violenze dialettiche della forma sonata beethoveniana. Il pianismo brillante, apice virtuosistico del concertismo prelisztiano, avvolge la retorica della nuova gioventù in spume iridescenti, e la bravura del compositore eguaglia quella del virtuoso, come ad esempio nella stupenda apertura della ripresa, dove l'idea appassionata del violoncello è contrappuntata da un nuovo controcanto del violino. Nell'Andante, l'idea pianistica da romanza senza parole nel passare al violino e poi al violoncello si arabesca nelle delizie della variazione ornamentale; la sezione centrale è appena più espressiva, secondo il principio di una graduale intensificazione passionale, una moderazione che Mendelssohn ebbe quale condotta di vita; la ripresa dissolve il Lied, ripresentando il canto al violino, scandito dai pizzicati del violoncello. Lo Scherzo esce dalla grande matrice delle danze di elfi, formula ripetuta in più varianti e qui tra le sue incarnazioni più perfette. Come nel finale del Concerto per violino il momento magico, il regno di Oberon, è dato dall'emergere di una frase cantabile al basso, contrappuntata dalla figurazione brillante del violino. Il Finale è più scopertamente retorico, dall'esordio in pianissimo del tema accordale, la cui propulsione ritmica funge da elemento unificatore, fino alla perorazione conclusiva.

Gioachino Lanza Tomasi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 21 Febbraio 1986
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 29 gennaio 1975


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Ultimo aggiornamento 22 settembre 2015