Les Offrandes oubliées

Meditazione sinfonica per orchestra

Musica: Olivier Messiaen (1908 - 1992)
  1. La Croix
  2. Le Péchée
  3. L'Eucharistie
Organico: 3 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, clarinetto basso, 3 fagotti, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, grancassa, piatti, triangolo, archi
Composizione: Fuligny, 1930
Prima esecuzione: Parigi, Théâtre des Champs-Élysées, 19 febbraio 1931
Edizione: Durand & Cie, Parigi, 1931

Esiste anche la riduzione per pianoforte solo
Guida all'ascolto (nota 1)

Musicista della gioia e della luce, Messiaen occupa una posizione assai singolare, forse unica nel panorama della musica contemporanea, sia per l'importanza ed il significato intrinseco della sua opera sia per i legami spirituali e trascendenti che la sua produzione rivela. Da un punto di vista strettamente artistico Messiaen è apparso influenzato all'inizio della sua creatività da certe suggestioni coloristiche di Debussy e di Paul Dukas e dal misticismo di Skrjabin. La sua traiettoria compositiva però ha assunto fin dall'avvio un'impronta squisitamente personale al punto che a Messiaen si adatta anche quell'immagine dell'arcobaleno da cui è stato sempre così ingenuamente attirato.

Caratteristica della sua poetica è una intima, profonda religiosità che confonde i propri confini con quelli di uno studio scientifico dei fenomeni acustici di altre civiltà, spiccatamente orientali, e della natura, e che cerca di sviluppare l'idea di una presenza concreta della divinità, percepibile nella fenomenologia naturale.

Lo stesso Messiaen, al quesito di autocollocarsi fra le diverse correnti della musica contemporanea, ebbe a precisare di ritenersi inclassificabile, di non aderire a nessuna scuola, di «lavorare nella massima indipendenza, attingendo alle più svariate fonti i motivi che mi ispirano e le componenti del mio linguaggio. Nella mia idea, un compositore crea della musica perché non può non crearla, perché questa è la sua vocazione, ed egli la crea con estrema naturalezza, così come un melo produce mele, come un roseto produce rose».

Quanto alle origini della propria ispirazione, ancora Messiaen ha detto: «ho la fortuna di essere cattolico, sono nato credente e si dà il caso che i testi sacri mi abbiano colpito sin dall'infanzia». Tra le composizioni giovanili, Les offrandes oubliées è una delle prime. Questa "méditation symphonique" in tre pannelli fu scritta a Fuligny nel 1930, a ventidue anni, e venne conosciuta la prima volta sotto la direzione di Walther Straram il 19 febbraio 1931 al parigino Théàtre des Champs-Elysées, con successiva pubblicazione da Durand.

Ritenuto in effetti la prima, autentica opera espressamente concepita per l'orchestra, questo breve trittico sinfonico comprende in germe alcuni degli elementi che connoteranno in maniera decisiva il suo linguaggio musicale. La scrittura orchestrale appare ancora di tipo classico ma in ciascuno dei tre pannelli si possono individuare colori insoliti e caratteri del tutto originali e personalissimi. All'ascoltare Les offrandes oubliées Florent Schmitt dichiarò: «questa intensa meditazione è tutta pervasa dall'intimo raccoglimento, da una gravità dolorosa, da una rassegnazione che sembra qua e là scrollarsi di dosso dei grandi sussulti di rivolta. Amo questi colori melodici così insolitamente raffinati e, nella loro intensità, questi accenti d'una eloquenza così cruda».

Nel presentare Les offmndes oubliées, lo stesso Messiaen ha scritto questa nota esplicativa: «Il peccato è l'oblio di Dio. La Croce e l'Eucaristia costituiscono le offerte divine: "Questo è il mio Corpo, donato a voi; questo è il mio Sangue, donato a voi"». Ciascuna delle tre parti della breve opera è strettamente legata all'altra, venendo preceduta da una specifica nota teologica dell'autore.

La Croix. «Con le braccia stese, triste sino alla morte, sull'albero della Croce Voi spargete il Vostro sangue. Voi ci amate, dolce Gesù, siamo noi ad averlo dimenticato». Questo breve preludio (Très lent, douloureux, profondément triste) è affidato soltanto a dieci fiati (sette legni e tre ottoni) e agli archi. Attorno alla tonalità di mi minore, sobriamente illuminata dalle rifrazioni di rari spunti modali, s'eleva il compianto degli archi secondo neumi di durata ineguale, interrotto da lunghi gemiti (gris et mauves). Due battute di transizione su di un disegno al basso conducono alla seconda parte senza soluzione di continuità.

Le Péché. «Spinti dalla follia e dall'insidia del serpente ad una corsa trafelata, senza freni e senza sosta, noi scendiamo nella voragine del peccato come in una tomba». Questo pannello centrale, l'unico che impegna l'intero organico orchestrale, è una sorta di corsa all'abisso di sobria violenza, nettamente influenzata dalla Sagra della primavera, in cui si può individuare la modifica d'una cellula ritmica per espansione o contrazione che è un presagio di quelli che nell'opera matura di Messiaen verranno denominati "personnages rythmiques". La sezione mediana, percorsa quasi da un'agitazione caotica, si caratterizza per i sibili stridenti degli armonici dei violini in glissando. Il turbinio si interrompe bruscamente su un triplice accordo secco, in fortissimo, al quale fa seguito un improvviso, grande silenzio. Quindi una lenta, misurata transizione di quattro battute sul medesimo disegno al basso, preannuncia l'apparizione dell'idea tematica del terzo pannello.

L'Eucharistie: «Ecco davanti a noi la tavola immacolata, la sorgente della carità, il banchetto del diseredato, ecco la Pietà da adorare, offrendo il pane della Vita e dell'Amore. Voi ci amate, dolce Gesù, siamo noi ad averlo dimenticato». In mi maggiore si dipana una lunga e radiosa meditazione affidata agli archi soli (Extrèmement lent, avec une grande pitie et un grand amour). La frase melodica dei primi violini s'innalza al cielo, avvolta dai riflessi, dalle risonanze, dai colori degli accordi di quattro violini secondi e di cinque viole, soli, in modo da evocar l'immagine, secondo le parole di Messiaen, «del rosso, dell'oro, dell'azzurro di una vetrata lontana». Quasi un preannuncio della poetica timbrica de L'Ascension (1932), mentre il tempo sembra sospendere il suo corso e lo spazio sfuggire da ogni suo limite.

Luigi Bellingardi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia.
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 5 febbraio 1994


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Ultimo aggiornamento 21 giugno 2017