Concerto per percussioni e piccola orchestra, op. 109


Musica: Darius Milhaud (1892 - 1974)
  1. Vif
  2. Modéré
Organico: percussioni, 2 flauti, 2 clarinetti, corno, trombone, archi
Composizione: Parigi, 1929 - 1930
Prima esecuzione: Parigi, 5 dicembre 1930
Edizione: Universal Edition, Vienna
Dedica: Paul Collaer
Guida all'ascolto (nota 1)

La storia del Concerto per percussione e orchestra da camera, terzo della ventina circa scritta da Darius Milhaud per ogni genere di strumenti, i più imprevedibili compresi, si riallaccia ad altre due opere del fecondissimo compositore francese. Ossia, all'esperienza di sostenere il coro parlato con una musica a percussione delle Choéphores e delle Euménides. Collaudata in Belgio intorno al 1928, ad Anversa dapprima, poi a Bruxelles, con vivo successo, l'esperienza ebbe un seguito immediato. Il timpanista del Théàtre La Monnaie di Bruxelles, Theo Coutelier, ne fu indotto a chiedere all'autore un Concerto per batteria e orchestra. E Milhaud lo accontentò nel 1929-30, stimolato dalla richiesta a creare uno dei primi lavori dove la bravura dei batteristi, costretta generalmente nell'ombra, abbia ruolo primario anche agli occhi di chi ascolta.

La partitura include una ventina di strumenti a percussione: triangolo, tam-tam, vari tipi di piatti, castagnette, frusta, crotali, tamburo basco, altri tamburi di diverse dimensioni, blocks di legni e di metallo, quattro timpani. La sua articolazione li pretende tutti affidati ad un solo esecutore, al quale si subordina il resto dell'orchestra, non includendo che 2 flauti, una tromba, un trombone e un numero limitato di archi. Anche la brevità del Concerto appare condizionata dairimpegno virtuosistico imposto al solista, bravura che il lavoro esalta senza sfibrarla, nel corso di due movimenti dalla struttura limpida e concisa.

Una proposizione diatonica è alla base del primo movimento Vif; esposta dall'orchestra, incidendone il profilo asimmetrico, essa rimbalza nella percussione che ne valorizza la vigorosa dinamica. A questo movimento «rude e drammatico» segue un Modéré d'indole elegiaca, che per due volte apre l'evolversi del suo svolgimento, in prevalenza lineare, al ritorno del tema principale del Vif, e quindi si dissolve in pianissimo.

Come ha scritto Paul Collaer, dedicatario del lavoro, in questo Concerto «non è la funzione ritmica della percussione ad essere posta in particolare rilievo. Variando timbri e sfumature, Milhaud ha tenuto a sottolineare il carattere espressivo che questo settore dell'orchestra può assumere».

Eseguito la prima volta il 12 novembre 1930 ai Concerti Pro Arts di Bruxelles, solista il Coiutelier, sul podio l'autore, esso è stato di recente tradotto in balletto in una versione coreografica di Maurice Béjart.

Emilia Zanetti


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia.
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 17 gennaio 1962


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Ultimo aggiornamento 26 maggio 2017