Introdutione al ballo, SV 154
a cinque voci con doi violini
Musica: Claudio Monteverdi (1567 - 1643)
Testo: Ottavio Rinuccini
- Introdutione al ballo (entrata)
Organico: 2 violini,
basso continuo
- Volgendo il ciel per l'immortal sentiero
Organico:
tenore, basso continuo
- Il Ballo. Movete al mio bel suon le piante belle
(I)
Organico: 2 soprani, contralto, tenore, basso, 2 violini, basso
continuo
- Ei l'arme cinse
Organico: 2 soprani, contralto,
tenore, basso, 2 violini, basso continuo
Organico: 2 soprani, contralto, tenore, basso, 2 violini, basso continuo
Prima rappresentazione: Vienna, palazzo imperiale, 30 dicembre 1636
Edizione: Alessandro Vincenti, Venezia, 1638 in
Ottavo Libro de Madrigali
Dedica: Alla Sacra Cesarea Maestà dell'Imperator Ferdinando III
La prima parte dell'Ottavo
Libro (quella dedicata ai Canti guerrieri) si
conclude (come già nel Libro
Settimo) con un Ballo, Volgendo il ciel / Movete al mio
bel suon. Anche in questo brano, come in Tirsi e Clori, lo
stile madrigalesco si fonde con lo spirito della Canzone a ballo; dopo
una "Introdutione" (Volgendo
il ciel) in cui la figura del Poeta canta le lodi di
Ferdinando III (il pezzo fu probabilmente scritto per la sua
incoronazione) e invita le Ninfe dell'Istro a danzare in onore delle
Dame presenti, inizia il Ballo vero e proprio a 5 voci (Movete al mio bel suon)
diviso in due sezioni fra le quali, secondo una indicazione dello
stesso Monteverdi, si dovrebbe eseguire un'altra danza ("un canario o
passo e mezzo o altro balletto a beneplacito senza canto").
Laura Pietrantoni
Testo
Introdutione al ballo
[Entrata]
[Poeta fermato così dice]:
Volgendo il ciel
per l'immortal sentiero
le ruoti de la luce alma e sema
un secolo di pace il Sol rimena
sotto il Re novo del Romano Impero
[Entrata et passeggio ut sopra]
[Poeta solo fermato]:
Su mi si rechi ornai del
grand'lbero
proffonda tazza inghirlandata e piena
che correndomi al cor di vena in vena
sgombra da l'alma ogni mortai pensiero.
[Entrata et passeggio ut sopra]
Venga la nobil cetra
[Ricevuto il chitarone da la ninfa si
volta verso l'altre e così gli parla]
Il crin di fiori cingimi o
Filli
[qui gli pone la ninfa la ghirlanda, poi
parla il poeta come segue]
lo ferirò le stelle
cantando del mio Re gli eccelsi allori
[qui nel chitarone da lui sonato così
segue]
E voi che per beltà donne
e donzelle
gite superbe d'immortali honori
Movete al mio bel suon le piante snelle
sparso dì rose il crin leggiadro e biondo.
[qui, alzando la voce con più forza
invita le Ninfe dell'Astro a danza anch'elle]
E lasciato dell'lstro ¡l
ricco fondo
Vengan l'humide ninfe al Ballo anch'elle.
[Entrata come di sopra, et le Ninfe
dell'lstro escono al tempo di essa entrata come le prime, e gionte al
loro determinato loco, tutte le Ninfe insieme danzano il seguente ballo]
Ballo
a 5 voci con doi violini
Movete al mio bel suon le
piante snelle
sparso di rose il crin leggiadro e biondo
e lasciato del Istro il ricco fondo
vengan l'humide Ninfe al ballo anch'elle.
Fuggan in sì bel dì nembi e procelle
d'aure odorate e'l mormorar giocondo
fat'eco al mio cantar rimbombi il mondo
l'opre di Ferdinando eccelse e belle.
[Qui in questo loco finita la presente
prima parte si fa un canario o passo e mezzo od altro balletto, a
beneplacito senza canto polsi ritorna sopra la prima aria come segue
cangiando mutarne]
Ei l'armi cinse e su
destrier alato
corse le piagge e su la terra dura
la testa riposò sul braccio armato.
Le torri eccelse e le superbe mura
al vento sparse e fe' vermiglio il prato
lasciando ogn'altra gloria al mondo oscura.
(1)
Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium di via della Conciliazione, 7 febbraio 2003
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Ultimo aggiornamento 13 novembre 2015