Questo pezzo è originariamente scritto per armonica, flauto, oboe, viola e violoncello.
L'armonica, chiamata oggi tautologicamente «armonica di vetro» («Glasharmonika») per non confonderla con un più moderno strumento popolare, fu uno degli strumenti favoriti dal pubblico del Settecento. L'armonica è costituita da una ventina di coppe di cristallo di vario diametro e spessore, infilate ad un asse rotante in una cassa di risonanza di legno. Malgrado la limitatezza della gamma sonora (che non supera il sol medio), l'esecutore, premendo con le dita umide sul bordo dei cristalli in rotazione, riesce a trarre dallo strumento un suono dolce e cupo, di particolare fascino, che ispirò addirittura una «cantata» al nostro Metastasio.
Per Marianna Kirchgassner, celebre virtuosa cieca dello strumento, Mozart scrisse a Vienna nel 1791 un Adagio solistico in do maggiore (Köchel 356; Einsteiu 617a) e un Adagio e Rondò in do minore (Köchel e Einstein 617) per un complesso di strumenti che all'armonica unisce un flauto, un oboe, una viola e un violoncello. Einstein definisce questo Adagio e Rondò «una delle opere divine» di Mozart, la «controparte strumentale dell'Ave verum», «di una bellezza ultraterrena nell'introduzione (in minore) e nel rondò (in maggiore)».
Carlo Marinelli