L'Ave Verum Corpus K. 618 è un breve mottetto per coro e strumenti (archi e organo) scritto da Mozart nell'estate del 1791 - per l'esattezza l'autografo reca la data del 17 giugno - a Baden, dove aveva raggiunto la moglie Constanze impegnata nelle cure termali. All'origine della composizione si pone un debito contratto con l'amico Anton Stoll, che dirigeva il coro locale; per sdebitarsi Mozart dedicò l'Ave Verum a Stoll, perché fosse eseguito nella chiesa parrocchiale di Baden nel corso delle cerimonie celebrative dalla festa del Corpus Domini. Certamente l'importanza del brano si spinge molto oltre quello che le esigue dimensioni lascerebbero supporre; infatti l'Ave Verum è una delle pochissime composizioni di musica sacra che Mozart abbia scritto negli ultimi anni di vita, insieme alla Messa in do minore K. 427/417a e al Requiem K. 626 (partiture, queste rimaste entrambe incompiute).
Lo stile sacro dell'ultimo Mozart è ispirato alle riforme imposte dall'imperatore Giuseppe II, per le quali la musica sacra doveva essere sobria e di facile comprensione. Così il mottetto K. 618 si riallaccia alla grande tradizione italiana del mottetto polifonico, ma con una disadorna semplicità espressiva. Troviamo nelle appena 46 battute di questo piccolo e preziosissimo gioiello, una scrittura corale omofonica e attentissima al significato della parola, una ricerca di timbri tersi e delicatamente sommessi. Non mancano i tratti più complessi dell'arte del maestro, come la modulazione al tono lontano di fa maggiore, o le entrate a canone nel finale; ma questi tratti "dotti" sono quasi dissimulati e non contraddicono l'assunto di immediatezza e semplicità che ha sempre incantato studiosi e ascoltatori dalla prima pubblicazione dell'Ave Verum nel 1808, fino ai giorni nostri.
Arrigo Quattrocchi
Ave verum Corpus natum de Maria Virgine, vere passum, immolatum in cruce pro homine. Cujus latus perforatum unda fluxit et sanguine, esto nobis praegustatum in mortis examine. |
Ave, o vero corpo, nato da Maria Vergine, che veramente patì e fu immolato sulla croce per l'uomo, dal cui fianco squarciato sgorgarono acqua e sangue: fa' che noi possiamo gustarti nella prova suprema della morte. |