Concerto per pianoforte n. 11 in fa maggiore, K1 413 (K6 387a)


Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
  1. Allegro (fa maggiore)
  2. Larghetto (si bemolle maggiore)
  3. Tempo di Minuetto (fa maggiore)
Organico: pianoforte, 2 oboi, 2 fagotti, 2 corni, archi
Composizione: Vienna, Dicembre 1782 - Gennaio 1783
Prima esecuzione: Vienna, Burgtheater, 22 Marzo 1783
Edizione: Artaria, Vienna 1785
Guida all'ascolto (nota 1)

L'Allegro del Concerto in fa maggiore K 413 si apre con l'esposizione orchestrale, nella quale Mozart profonde idee musicali semplici e dirette: un primo tema esuberante e gioioso seguito da un secondo motivo sereno e delicato.

L'ingresso del solista non ha nulla di clamoroso, anzi il pianoforte entra quasi in punta di piedi, riprendendo con poca convinzione il motivo poco prima esposto dall'orchestra. Balza subito evidente la scrittura quasi cameristica di questa pagina, nella quale la mano sinistra del pianista ha un ruolo prevalentemente di accompagnamento armonico, quasi si trattasse di una sonata e non di un concerto. Nello sviluppo il pianoforte preferisce presentarci una nuova idea tematica piuttosto che elaborare, come di regola avviene, i temi dell'esposizione: la modulazione verso le aree tonali di do minore e sol minore rendono questa sezione la più interessante del movimento. La ripresa corre regolare e culmina nella cadenza del solista, scritta dallo stesso Mozart.

Il Larghetto è una di quelle oasi di pace e serenità cui Mozart ci abituerà nella sua produzione successiva; qui ce ne offre un'intensa anticipazione, col motivo principale affidato ai violini primi, col sostegno del basso albertino ai violini secondi e del suggestivo pizzicato di viole e bassi. Il tema, tratto dall'Alessandro nelle Indie di Johann Christian Bach, rappresenta un omaggio alla memoria dell'amico da poco scomparso. Il solista è protagonista assoluto: riprende il tema principale, lo varia e lo abbellisce con delicatezza dominando la scena musicale. La sezione contrastante del Larghetto si apre poi con un nuovo esitante motivo cromatico dei violini sopra il lungo pedale di corni e viole: sembra davvero qui di avvertire i dubbi e i sospetti del Conte nelle future Nozze di Figaro!. La ripresa del tema principale, variato dal solista, avviene in si bemolle maggiore e precede una specie di coda orchestrale, nella quale Mozart ripropone il motivo cromatico precedente. La consueta cadenza del solista porta alla chiusa del movimento.

Il Concerto si chiude con un delizioso Tempo di Menuetto, una specie di caleidoscopio di idee musicali che si alternano felicemente senza oscurare la forma rondeau del movimento. Il tema principale, serioso ma ammiccante al tempo stesso, presentato dai violini secondi e subito ripetuto all'ottava alta dai violini primi, separa con le sue ripetizioni i quattro episodi solistici: il primo, in fa maggiore esalta la cantabilità del pianoforte, il secondo ha invece carattere più virtuosistico; il terzo episodio, in si bemolle maggiore, prende le mosse dalla chiusa orchestrale che lo precede e conduce alla ripresa del motivo principale. Il quarto episodio, caratterizzato da intense progressioni modulanti, conduce a una nuova ripresa del tema principale, affidato prima al solista poi all'orchestra sopra i vivaci arpeggi del pianoforte. L'ultimo episodio solistico prende le mosse dall'incipit del motivo secondario e riconduce al tema principale, udito per l'ultima volta in garbato dialogo fra solista e oboi.

Alessandro De Bei


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 257 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 18 maggio 2011