Concerto n. 7 in re maggiore per violino e orchestra, K 271a

Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
  1. Allegro maestoso (re maggiore)
  2. Andante (sol maggiore)
  3. Rondò. Allegro (re maggiore)
Organico: violino solista, 2 oboi, 2 corni, archi
Composizione: Salisburgo, 16 luglio 1777
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Per ultimo, va ricordato il Concerto in re minore per violino e orchestra K. 271a, il cui manoscritto, andato perduto, apparteneva al direttore d'orchestra parigino Habeneck, il quale in una lettera del 1837 disse che su questa partitura c'era scritto semplicemente: "Concerto per violino di W. A. Mozart, Salisburgo, lì 16 di luglio 1777". Si ha notizia di altre due copie antiche di tale concerto: una trascritta dal violinista francese Baillot e l'altra ritrovata a Berlino dal collezionista tedesco Aloys Fuchs. Non è improbabile, come sostengono Paumgartner e Aloys Greither, che il concerto sia stato ritoccato dai solisti di scuola francese, inserendovi dei passaggi più brevì e sintetici rispetto allo stile mozartiano. Ad esempio il tema principale del solista nell'Allegro maestoso non è sviluppato con la necessaria ampiezza; l'Andante ha una linea liederistica troppo semplice e il Rondò finale ha un preludio orchestrale troppo lungo.

Insomma, a detta di questi studiosi (ma anche De Saint-Foix è dello stesso avviso) Mozart sarebbe presente in questo Concerto K. 271a solo parzialmente, ma ciò non toglie che da esso si sprigioni una eleganza e una brillantezza di piacevole effetto musicale, specie nel rapporto dialogante tra il violino solista e il resto dell'orchestra, formata dagli archi, da due oboi e due corni.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Alcune opere di Mozart, dopo la pubblicazione, fecero sorgere dubbi circa la loro reale autenticità. Tra queste, una delle più note è il Concerto per violino in re maggiore K 271a del quale si ha notizia di almeno due copie antiche. La prima è una copia vergata di proprio pugno dal musicologo Aloys Fuchs, ritrovata nel 1878 presso la Königliche Bibliothek di Berlino. La seconda, quasi identica a quella di Fuchs, fu rinvenuta fra le carte del violinista francese Pierre-Marie Baillot a Parigi, realizzata dal suo studente Eugene Sauzay nel 1837. A sostegno dell'autenticità del lavoro, Robert D. Levin notò da un frammento di carta nella copia di Sauzay che l'elenco e l'ordine degli strumenti è esattamente lo stesso dei concerti per violino autentici di Mozart. La copia si basa su un manoscritto originale datato 16 luglio 1777, poi andato perduto, appartenuto al direttore d'orchestra parigino Habeneck.

Dopo la prima pubblicazione ed esecuzione, molti studiosi si schierarono a favore della sua autenticità; solo in seguito sorsero i primi dubbi. Georges de Saint-Foix ad esempio, senza contestare l'opera, ritenne che la versione pubblicata fosse una successiva revisione di Mozart. Altri, come Alfred Einstein, reputarono invece che il concerto fosse stato abbozzato da Mozart poi completato da altri. Scortati dalle considerazioni degli studiosi, oggi possiamo affermare che nel complesso la composizione, pur essendo seducente, difetta forse di quella fantasia creatrice che contraddistingue tutta la musica di Mozart. Il concerto, infatti, ricorre a virtuosismi tipici della scuola di composizione francese del Conservatorio di Parigi (scuola che includeva Baillot e Kreutzer) come l'uso del pizzicato nel secondo movimento e i frequenti passaggi del violino solo nel registro acuto. Christoph-Helmut Mahling, curatore della Neue Mozart-Ausgabe lo colloca nella sezione dei lavori di incerta attribuzione.

Il tema principale del solista nell'Allegro maestoso esprime il gusto mozartiano ed è molto piacevole e scorrevole. Il secondo tema si palesa in modo relativamente diretto proponendo importanti novità stilistiche e anticipazioni tipiche del primo romanticismo. Nella ripresa, l'orchestra interviene con leggero anticipo rendendo così un po' affannosa l'esposizione della parte solistica. Nell'Andante l'ordine è invertito. Il violino s'impone prima che l'orchestra abbia terminato l'esposizione. La breve sezione pizzicata degli archi è seguita dall'ingresso dei corni che introducono l'orchestra. La parte solistica, che delicatamente riprende la melodia, spesso è supportata dai pizzicati che ne valorizzano il tema cantabile dai toni talvolta malinconici. Nel Rondò - Allegro finale, decisamente vivace, si rileva la presenza di accenti strategicamente posizionati in sintonia con lo stile di Mozart. Il carattere dichiaratamente virtuosistico del violino, nello spirito generale del movimento, propone una gioiosa atmosfera pur tendendo a esaltare oltremodo il solista ancorché l'azione tematica.

Stefano Giacomelli


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 23 gennaio 1985
(2) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 351 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 1 agosto 2019