Il Concerto o sia Divertimento (così è indicato sul manoscritto conservato a Berlino) in mi bemolle maggiore K. 113 si richiama allo stile italiano e non per nulla la sua data di composizione risale al novembre del 1771, data di ritorno del musicista da un soggiorno a Milano. Il primo movimento poggia su tre idee appartenenti ai violini, integrati dall'intervento dei clarinetti e dei corni. Nell'Andante i clarinetti espongono il primo tema e gli strumenti ad arco, sorretti dai corni, rispondono con il secondo tema. Lo sviluppo è puntato sul dialogo tra archi e fiati. Il Minuetto è particolarmente gradevole e il Trio in sol minore riprende un passaggio della prima parte della fase già ascoltata. Il Finale è brillante e si basa su due temi esposti in dialogo tra fiati e archi. Interessante sotto il profilo inventivo è la coda, in cui i violini lasciano la parola ai clarinetti in un festoso squarcio sonoro.
Ennio Melchiorre
Scritto a Milano nel novembre 1771, e dunque contemporaneo alla Sinfonia KV 112, il Concerto o sia Divertimento KV 113 indica già nel doppio titolo originale la propria natura: un divertimento con fiati e archi di carattere concertante, in quattro movimenti, assai più prossimo alla sinfonia che non alla serenata. Di una grazia squisita, la composizione (che esiste anche in una posteriore versione con l'aggiunta di corni inglesi e fagotti: 1773) segna il primo impiego da parte di Mozart dei clarinetti: strumento all'epoca non ancora entrato nell'uso comune ma evidentemente conosciuto a Milano, il clarinetto diventerà in futuro uno degli strumenti prediletti da Mozart. L'elemento concertante è insito nel rapporto tra le due coppie di fiati e gli archi: con questi ultimi, clarinetti e corni intessono un amichevole gioco dialettico fondato ora sulla differenziazione e contrapposizione solistica ora sull'integrazione. Nel corso dell'Allegro iniziale, i fiati emergono negli interventi di risposta all'interno del primo e del secondo gruppo tematico e nel ben organizzato sviluppo; l'Andante affida al suadente timbro dei clarinetti il ruolo del protagonista, mentre nel Menuetto i fiati tendono piuttosto a una fusione con il corpo degli archi. Il dialogo concertante trova infine accenti di cordiale umorismo nell'Allegro conclusivo, in particolare nell'articolazione Soli-Tutti del primo tema, poi utilizzato anche nello sviluppo, e nella chiusa cadenzale dell'esposizione.
Cesare Fertonani