I Divertimenti, come del resto le Cassazioni, le Serenate e le cosiddette musiche notturne, sono legati al gusto settecentesco di far musica insieme e riflettono una identica struttura formale, in cui si alternano movimenti di danza e passaggi solistici e virtuosistici, riservati ad esecutori di talento, ma non necessariamente eccezionali. Per questa ragione i Divertimenti per archi di Mozart (quelli per strumenti a fiato meriterebbero un discorso a parte per una più libera invenzione e maggiore varietà di effetti sonori) sono musiche di piacevole ascolto, dalla scrittura semplice e lineare e dai giochi armonici chiari e precisi, che denotano un classicismo equilibrato e sereno. Si avverte, è vero, la presenza di uno stile cameristico di solida fattura e di luminosa civiltà, ma si è ancora distanti dal grande Mozart caratterizzato da una inesauribile capacità creativa e da una profonda e personale forza espressiva. Il dato rilevante di questi Divertimenti è la limpidezza e la trasparenza quartettistica del suono e l'omogeneità e la fusione del gruppo strumentale, in ubbidienza alle regole di un discorso musicale accessibile a tutti e senza quei tormenti spirituali e quei risvolti tragici che pur esistono nell'arte mozartiana.
Il Divertimento in fa maggiore K. 138 fu composto tra gennaio e marzo del 1772 e risente dell'influenza stilistica sia dei maestri italiani che di Michael Haydn, con una netta preferenza per il discorso melodico chiaro e scorrevole. Il primo Allegro si apre con un unìsono rievocante i modi dell'opera buffa per la freschezza e la spigliatezza dell'impianto armonico; due sono i temi che si snodano e si intersecano fra di loro e formano l'intelaiatura dello sviluppo secondo un gioco musicale brillante e piacevole. L'Andante è avviato dalla frase cantabile del primo violino su cui si innestano le altre parti con eleganti e nuove figurazioni; ad un certo punto il violoncello espone il suo tema su un accompagnamento sincopato degli altri archi e successivamente c'è un ritorno imprevisto di gusto italiano non alla prima, ma alla seconda frase musicale, leggermente variata negli accordi e nella disposizione armonica. Il finale è un delizioso rondò e il tema particolarmente gaio e spensierato viene esposto attraverso la forma della imitazione tra la viola e il violoncello e ripetuto per ben cinque volte, secondo i moduli ad incastro di scuola tedesca. Un sentimento di fresca e gioiosa cantabilità distingue le amabili ultime battute del Presto di questo Divertimento.
Ennio Melchiorre