Divertimento n. 17 in re maggiore per sestetto, K1 334, K6 320b "Musique von Robing"

Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
  1. Allegro (re maggiore)
  2. Tema e 6 variazioni. Andante (re minore)
  3. Minuetto (re maggiore)
  4. Adagio (la maggiore)
  5. Minuetto e 2 trii (re maggiore)
  6. Rondò. Allegro (re maggiore)
Organico: 2 corni, 2 violini, viola, violoncello
Composizione: Salisburgo, primavera - estate 1779
Edizione: Gombart, Ausburg 1799
Guida all'ascolto (nota 1)

I Divertimenti, come del resto le Cassazioni, le Serenate e le cosiddette musiche notturne, sono legati al gusto settecentesco di far musica insieme e riflettono una identica struttura formale, in cui si alternano movimenti di danza e passaggi solistici e virtuosistici, riservati ad esecutori di talento, ma non necessariamente eccezionali. Per questa ragione i Divertimenti per archi di Mozart (quelli per strumenti a fiato meriterebbero un discorso a parte per una più libera invenzione e maggiore varietà di effetti sonori) sono musiche di piacevole ascolto, dalla scrittura semplice e lineare e dai giochi armonici chiari e precisi, che denotano un classicismo equilibrato e sereno. Si avverte, è vero, la presenza di uno stile cameristico di solida fattura e di luminosa civiltà, ma si è ancora distanti dal grande Mozart caratterizzato da una inesauribile capacità creativa e da una profonda e personale forza espressiva. Il dato rilevante di questi Divertimenti è la limpidezza e la trasparenza quartettistica del suono e l'omogeneità e la fusione del gruppo strumentale, in ubbidienza alle regole di un discorso musicale accessibile a tutti senza quei tormenti spirituali e quei risvolti tragici che pur esistono nell'arte mozartiana

Il Divertimento in re maggiore K. 334, detto anche Sestetto (due violini, viola, contrabbasso e due corni), fu composto a Salisburgo tra l'estate e l'autunno del 1779 e dedicato alle contesse Lodron, così come gli altri due Divertimenti scritti nel 1776 e nel 1777. Il pezzo contiene molteplici motivi di interesse, sia sotto il profilo tecnico (la parte del primo violino è impegnativa e richiede la presenza di uno strumentista di valore) e sia per quello che riguarda il linguaggio espressivo, ricco di trovate e di umori di brillante musicalità, a cominciare dall'Allegro iniziale, articolato in due temi strettamente connessi fra di loro in un dialogo concertante, dopo l'eposizione annunciata rispettivamente dal primo e dal secondo violino. Il discorso si amplia e si sviluppa attraverso una serie di eleganti modulazioni e non mancano sortite virtuosistiche del primo violino, finché il movimento termina sulle prime tre misure del tema di attacco. L'Andante in re minore è un tema con sei variazioni di carattere patetico e leggermente esotico; le prime due variazioni sono esposte dal primo violino, che insieme alle armonie del secondo violino e della viola accenna ad una frase identica a quella dell'Andante in re minore della Serenata K. 320. La terza variazione si svolge nello stile imitativo tra il primo violino e il contrabbasso, sorretto dal suono dei corni, protagonisti della quarta variazione. La quinta variazione viene indicata dal secondo violino ed ha un tono affettuosamente melodico, mentre la sesta variazione vede il primo violino impegnato in tutta la sua estensione degli armonici e gli altri strumenti, tranne i corni, accompagnano con un leggero pizzicato su un ritmo di profonda malinconia. Il Minuetto che segue non è meno famoso di quello celeberrimo di Boccherini: un unisono all'ottava del primo violino e della viola è sorretto dai pizzicati del secondo violino e del contrabbasso. Il trio è un siparietto dai colori delicatamente sfumati. Il discorso musicale acquista brio e lucentezza nel Rondò finale, punteggiato da un ritmo vivacemente contrappuntato nel gioco di domande e risposte e ad incastro tra i vari strumenti, come Mozart era solito fare con estrema naturalezza e cordiale schiettezza d'animo.


(1) Testo tratto dal progrmma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 2 dicembre 1983


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Ultimo aggiornamento 29 marzo 2012