La Fantasia in do minore KV396 è del 1782, come quella in re minore, ed è anch'essa incompiuta e fu completata probabilmente da Maximilian Stadler. Il manoscritto ha anche un pentagramma per una parte di violino, che però compare solo per alcune battute. Ma questa incompiutezza non ne sminuisce assolutamente la potenza, simile alle sculture lasciate da Michelangelo appena sbozzate in alcune loro parti. Inizia con una sezione preludiante percorsa da arpeggi e da scale, che man mano si dilatano e si gonfiano in grandi ondate, che poi s'infrangono tra ardite dissonanze. Dopo una pausa, scoppia un folgorante accordo di mi bemolle maggiore, seguito da veloci scale e da una cadenza, in cui Mozart mette a frutto una tecnica pianistica derivata da Muzio Clementi, sebbene proprio in quel tempo mettesse in guardia la sorella dal praticarla, perché avrebbe rischiato "di guastare la sua mano calma e ben impostata e di farle perdere la leggerezza naturale e l'agilità". Tutta la seconda parte è di mano di Stadler, il cui completamento ha il merito di non naufragare miseramente al confronto con la parte autentica, ma resta estraneo alle tensioni espressive e alle novità formali della prima parte e trasforma l'intensa e interiore tragicità mozartiana in una drammaticità un po' esteriore.
Mauro Mariani