Kyrie in re minore per coro ed orchestra, K1 341 (K6 368a)


Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
Organico: coro misto, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, timpani, organo, archi
Composizione: Monaco, Novembre 1780 - Marzo 1781
Edizione: Andrè, Offenbach 1825
Guida all'ascolto (nota 1)

Non sappiamo in quale occasione Mozart compose il Kyrie in re minore K. 341, ma la sua ampia struttura e la ricca strumentazione fa pensare che il compositore avesse in mente una grande Messa rimasta incompiuta. In mancanza di notizie certe e considerando proprio le caratteristiche strumentali e l'architettura formale, possiamo ipotizzare che questo Kyrie sia stato composto tra la fine del 1780 e l'inizio del 1781 durante il soggiorno a Monaco. Mozart si trovava nella città tedesca per l'allestimento dell'opera Idomeneo ed è per questo che il brano prende il nome di "Kyrie di Monaco". In una lettera del 13 novembre 1780 da Monaco, Mozart chiede al padre "Sia tanto gentile da inviarmi le partiture delle due Messe che portai via con me e anche della Messa in si bemolle. Fra breve il conte Seeau ne parlerà all'elettore. Vorrei farmi conoscere anche in questo genere[...]". Il compositore voleva dunque mostrare al pubblico monacense anche la sua abilità nel campo della musica sacra e il Kyrie K. 341 riesce pienamente nel suo intento. La scrittura sinfonica rinuncia a qualsiasi "rigore" chiesastico, la polifonia degli "antichi" lascia spazio ad una solenne scrittura accordale e la tonalità di re minore pone un sigillo metafisico che avvicina la composizione al Requiem. Coro e orchestra (archi, flauti, oboi, clarinetti, corni, fagotti, trombe, timpani e organo) sono due entità ben distinte, l'uno con un andamento omofonico che lo rende rigoroso e robusto, l'altra con una scrittura ricca e piena di sfumature cromatiche. Il tema, affidato ai violini, ha un carattere assai malinconico, dovuto anche alle appoggiature cromatiche ascendenti che, dalle prime battute, dilagano in ogni angolo della partitura insinuandosi anche nella compatta scrittura corale. Pur essendo rimasta una pagina isolata, il Kyrie K. 341 ha sempre affascinato il pubblico e gli studiosi.

Val la pena riportare il commento come sempre attento e puntuale di uno dei massimi studiosi mozartiani, Paumgartner, che affermava: "Il tono grave e solenne, le sonorità da una 'unica' emozione artistica, danno a quest'opera un posto eminente nella produzione liturgica del Maestro, collocandola non lontano dal Requiem".


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 5 Novembre 2005


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Ultimo aggiornamento 2 agosto 2015