Marcia in re maggiore per orchestra, K 249


Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
Organico: 2 oboi, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, 2 violini, viola, contrabbasso
Composizione: Salisburgo, 20 luglio 1776
Prima esecuzione: Salisburgo, Residenz-Theater, 21 luglio 1776

Come accompagnamento della Serenata K 250
Guida all'ascolto (nota 1)

E' vero che nelle sinfonie è indicato il cammino ascensionale di Mozart verso la conquista di una forma musicale in cui sono racchiuse compiutamente le immagini più alte e più pure della fantasia poetica, ma non bisogna dimenticare che il compositore salisburghese fu un abilissimo artigiano di suoni e come tale si mostrò sempre pronto a ogni comando e commissione di musiche per intrattenimento di cui la società viennese, aristocratica e borghese, era addirittura affamata. Di qui le Danze, le Marce, le Serenate, le Cassazioni, i Divertimenti, i Notturni che sono prodotti di una freschezza avvincente e di una invenzione lieta e serena, anche se a volte mondana. In questo ambito va collocata la Marcia in re maggiore K. 249, che fu scritta il 20 luglio del 1776 per festeggiare le nozze di un certo signor Spath con Elisabetta Haffner, figlia del borgomastro di Salisburgo, come risulta dall'autografo della partitura vergato dallo stesso Mozart. Anzi questa marcia è stata composta per essere eseguita o prima o in appendice alla Serenata «Haffner» in re maggiore K. 250. Non per nulla essa si apre con un ritmo maestoso che si richiama all'Allegro maestoso del primo movimento della suddetta Serenata, quasi a sottolineare il legame e l'interdipendenza fra le due musiche.

La Marcia è costituita da due temi distinti e opposti, ai quali se ne aggiunge un terzo con funzione di sviluppo; il discorso ha uno svolgimento melodico e ritmico molto composto e misurato, sorretto da una orchestra vivace e brillante negli effetti strumentali e comprendente due violini, viola, due oboi, due fagotti, due trombe, due corni e contrabbasso. La musica scorre piacevolmente e in un'atmosfera gioiosa di suoni che rimbalza dagli archi ai fiati.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Concliazione, 5 febbraio 1978


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Ultimo aggiornamento 25 maggio 2012