Krönung-Messe (Messa dell'Incoronazione)

in do maggiore per soli, coro e orchestra, K 317

Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
  1. Kyrie - soli e coro - Andante maestoso (do maggiore). Andante. Maestoso
  2. Gloria - soli e coro - Allegro con spirito (do maggiore)
  3. Credo - coro - Allegro molto (do maggiore)
    1. Et incarnatus est - soli e coro - Adagio (do minore)
    2. Et resurrexit - soli e coro - Allegro molto (do maggiore)
  4. Sanctus - coro - Andante maestoso (do maggiore)
    1. Osanna - coro - Allegro assai (sol maggiore; do maggiore)
  5. Benedictus - soli - Allegretto (do maggiore)
    1. Osanna - coro - Allegro assai (do maggiore)
    2. Benedictus - soli e coro - Allegretto (do maggiore)
    3. Osanna - coro - Allegro assai (do maggiore)
  6. Agnus Dei - soprano - Andante sostenuto (fa maggiore)
  7. Dona nobis - soli e coro - Andante con moto (do maggiore). Allegro con spirito
Organico: soprano, contralto, tenore, basso, coro misto, 2 oboi, 2 corni, 3 trombe, 3 tromboni, timpani, organo, archi
Composizione: Salisburgo, 23 marzo 1779
Prima esecuzione: Salisburgo, Santuario di Maria am Plain, 20 giugno 1779
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia 1802
Guida all'ascolto (nota 1)

Ed ora un passo indietro di dodici anni nella vita di Wolfgang Amadeus Mozart. E' il quattro settembre del 1776 ed egli scrive al suo maestro italiano Padre Martini: «Vivo in un paese dove la musica ha pochissima fortuna». Si riferiva, come si sa, alla natìa Salisburgo dove risiedeva in quegli anni dopo i viaggi giovanili e la prima rappresentazione a Monaco della Finta giardiniera. Quell'anno 1776 ed il successivo 1777 furono tutti presi dai ripetuti tentativi di abbandonare Salisburgo e di andare a far musica in una città meno provinciale e più al passo coi tempi. Infine riuscì a partire il 23 settembre 1777 per un lungo viaggio che lo avrebbe portato successivamente a Monaco, Augusta, Mannheim e Parigi. Un viaggio che fu tutt'altro che fortunato; non portò infatti al musicista gli sperati successi e la sperata sistemazione e segnò duramente la sua vita privata, che a Parigi gli morì l'adorata madre dopo che a Mannheim aveva conosciuto la prima grave disillusione amorosa che aveva il nome di Aloysia Weber. Un viaggio, insomma, che segna all'attivo di Mozart - a parte qualche nuova amicizia - solo la diretta conoscenza - così importante, peraltro, per la sua formazione - della musica innovatrice di Gluck - era in corso a Parigi durante il suo soggiorno la lunga diatriba tra «gluckisti» e «piccinisti» - e della straordinaria (per quei tempi) orchestra di Mannheim. Sicché dopo qualche ingenuo tentativo per convincere il padre di consentirgli un prolungamento del viaggio non restò altra scelta a Wolfgang che rientrare - era la metà del gennaio del 1779 e il musicista aveva 23 anni - a Salisburgo; specie dopo che il padre gli comunicò come, grazie alle pressioni sue e di altri amici salisburghesi, l'arcivescovo Gerolamo Colloredo, feudatario della città, aveva deciso di riassumerlo al suo servizio con il salario di 500 fiorini l'anno, in qualità di organista e «Konzertmeister» di corte. Una soluzione che Wolfgang accettò con riluttanza come il solo mezzo possibile, in quel momento, per guadagnare l'«eterno pane», non mancando di notare in una lettera all'amico Bullinger: « ... voi sapete quanto mi sia odiosa Salisburgo! E non soltanto per le ingiustizie che mio padre ed io vi abbiamo subite, motivo più che sufficiente a cancellar dalla mente il pensiero di ritornare in simile luogo. Ma ora sia come Dio vuole: purché le cose vadano in modo da consentirci di vivere tranquilli... ».

Tornò quindi a Salisburgo come un estraneo; deluso ma più maturo, andando sempre col pensiero ben oltre gli angusti confini della corte salisburghese, e ritrovando sia pur a fatica nella musica una alternativa alla ancora impossibile fuga. «Credetemi - scriveva al padre da Vienna qualche anno dopo - non amo poltrire ma lavorare. A Salisburgo è vero ciò mi è costato molta fatica e a stento sono riuscito a decidermi. Perché? Perché il mio spirito non era soddisfatto».

Ma i frutti di questa «molta fatica» furono assai numerosi in quei due anni di soggiorno salisburghese che dovevano concludersi con la rappresentazione a Monaco dell'Idomeneo. E compose in quegli anni la Serenata K. 320, il Divertimento K. 334, il Concerto per due pianoforti e orchestra K. 365, la Sinfonia concertante per violino e viola K. 364, le tre Sinfonie K. 318, 319 e 338; per non ricordare che le composizioni più importanti. E poi - per far fronte ai suoi impegni professionali verso la corte arcivescovile - numerose pagine di carattere religioso: la Messa in do maggiore (dell'Incoronazione) - che si esegue stasera - la Messa K. 337, i due Vespri K. 321 e 339, il Regina Coeli K. 276, due «lieder» religiosi K. 343 ed una serie di Sonate da chiesa per organo e orchestra.

Ma il quadro della vita e dell'attività salisburghese di Mozart in quegli anni non sarebbe completo se non ricordassimo la presenza nella città di una compagnia di commedianti diretta prima dall'impresario austriaco Bohm e poi da Emanuele Schikaneder, il futuro librettista del Flauto-magico. Una presenza che portò insieme all'acuirsi del vecchio amore di Mozart per il teatro ed al primo accostarsi del musicista a quella ideologia massonica che avrebbe poi definitivamente abbracciato durante il soggiorno viennese. Frutto di questo contatto con Schikaneder furono appunto le musiche di scena per il Thamos re d'Egitto, che permisero al musicista di riaccostarsi al teatro, appunto, e di affrontare un soggetto nel quale - come accadrà più tardi col Flauto magico - non mancano i simboli della ideologia massonica.

Al centro di questo contrastato periodo - fu eseguita il 23 marzo 1779 - si pone la composizione della Messa dell'Incoronazione K. 317 in do maggiore. Non molto chiara è l'occasione che determinò la creazione di questa partitura anche se la maggior parte dei biografi mozartiani concordano nel ritenere che il titolo «dell'Incoronazione» ricordi le tradizionali feste per l'anniversario dell'Incoronazione avvenuta per disposizione del Pontefice nel 1751, di una immagine della Vergine, ritenuta miracolosa, che si venerava a Maria Plain nei pressi di Salisburgo e che secondo la tradizione aveva salvato nel 1744 la città dagli orrori della guerra.

Ma a parte l'occasione religiosa che ne aveva determinato la composizione, la struttura di questa Messa riporta la nostra attenzione su tutti gli elementi che caratterizzarono la vita di Mozart in quegli anni salisburghesi. Giustamente nota il De Saint-Foix che con questa Messa, Mozart dà inizio ad un nuovo tipo di musica religiosa: per la misura anche se non per i mezzi usati che sono quelli tradizionali (archi, due oboi, due corni, due trombe, timpani ed un basso costituito da violoncelli, contrabassi, fagotti e organo, oltre al coro e ai solisti di canto). La musica mozartiana - nota ancora il De Saint-Foix - ha forse perduto qualche po' di quel profumo di simpatia e di cordiale semplicità, ma ha guadagnato in scatto, in forza, in vigore persuasivo: essa dà nettamente l'impressione che l'orizzonte del musicista si sia allargato, che egli non si senta più confinato nella sua provincia e che stia gustando qualcosa di più vasto e di più profondo. Considerazioni queste che ci riportano a quei due fondamentali incontri occorsi al musicista prima del ritorno a Salisburgo; ove la osservazione più volte fatta a proposito di questa Messa sulla sua maggiore espressività ci ricorda il nome di Gluck, e l'essenza della sua «riforma», mentre il carattere strumentale dei temi - anche di quelli affidati alle voci del coro o a quella dei solisti - ed ancora di più la forma propria della musica strumentale della gran parte dei brani di questa Messa, non può non riportare il pensiero ai contatti avuti da Mozart a Mannheim con gli strumentisti di quell'orchestra di corte. E' possibile anche ritrovare in questa Messa dell'Incoronazione perfino l'eco dell'amore di Mozart per il teatro; che se non è difficile rendersi conto anche ad orecchio della parentela tra l'aria «Dove sono i bei momenti» delle Nozze di Figaro e l'Agnus Dei di questa partitura, non sfuggirà neppure il carattere di rappresentazione, di «fatto teatrale» che circola nell'intero lavoro mozartiano. E, per concludere, non si può non notare l'osservazione avanzata recentemente che vuol riportare la struttura fondamentalmente omofona delle parti di canto di questa Messa - l'aver cioè respinto la tradizionale struttura delle messe barocche a un tentativo - al di là delle esigenze espressive del musicista - di fornire musica «popolare», scritta cioè sul metro di una destinazione ad esecutori ed ascoltatori assai più larga - assai più «democratica» - di quanto non avvenisse in passato. E di qui a ricordare i primi legami tra Mozart e la Massoneria con il suo carattere di rinnovamento illuministico il passo, come si capisce, è assai breve.

Del resto queste diverse componenti espressive e strutturali si riconoscono anche da un'analisi superficiale. La Messa si suddivide nelle tradizionali sei parti Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Benedicttis ed Agnus Dei.

Il Kyrie è composto di due sezioni: un «Andante maestoso» affidato direttamente alle voci del coro con il triplo appello cui risponde con ritmo solenne l'accompagnamento dei violini, ed un «Più andante» esposto dal soprano solo leggermente accompagnato dagli archi e ripreso in imitazione dagli oboi. Lo stesso tema viene ripetuto al «Christe eleison» anche dal tenore solo ma trasportato in modo minore cosa che conferisce all'intero brano un carattere di alta poesia. Il Kyrie si conclude con la ripresa del tema del coro «Andante maestoso» e con una «coda» che ripresenta contemporaneamente il materiale tematico delle due sezioni.

Il Gloria è una forma tripartita al modo di un tempo di Sonata o di Sinfonia dove il primo soggetto si conclude con le parole «bonae voluntatis» ed il secondo sulle parole «gloriam tuam»; si apre qui una seconda sezione dove i due soggetti sono ripresi a lungo sia dai solisti, che dal coro e dall'orchestra, il tutto si conclude con una «ricapitolazione» ed una «coda» in imitazione sulla parola «Amen», mentre gli archi riespongono la melodia e il ritmo della prima parte.

Anche il Credo ha una struttura strumentale assai precisa. Qui al contrario di quello che avviene nei brani precedenti le voci non appaiono che dopo la quinta battuta quasi che Mozart abbia voluto riaffermare una sorta di primato della componente orchestrale della partitura. Il brano è costituito in forma tripartita nella quale è possibile distinguere una prima sezione «Allegro molto» che contiene a sua volta il tema principale fino alle parole «et invisibilium», un soggetto sussidiario fino a «deo vero» e un ritorno del soggetto principale con variazioni che si conclude con il «descendit de coelis» che si trasforma poi in un breve fugato che introduce la seconda sezione - un adagio in fa minore - che apre una parentesi di grande bellezza poetica sulle parole «Et incarnatus». La terza sezione ripropone l'«Allegro molto» iniziale sulle parole «et resurrexit» ancora basato sul soggetto principale fino all'«Amen» esposto in imitazione sullo stesso tema su cui erano state cantate le parole «descendit de coelis». Tutto si conclude poi omofonicamente sull'«Amen», che è preceduto però da una breve ripresa delle parole «Credo in unum Deum» che si ripetono come una affermazione reiterata nella stessa tonalità di fa maggiore con cui si era aperto il brano.

Lo stesso tono grandioso caratterizza l'«Andante maestoso» con il quale inizia il successivo Sanctus, che è un coro solenne sostenuto dagli archi all'unisono e dai bassi fino all'«Allegro assai» dell'«Osanna» che conclude rapidamente il brano.

Anche il Benedictus è una forma tripartita: «Allegretto» la prima sezione con un tema leggero esposto dal violino solista che dà all'intero brano il carattere di un rondò strumentale. Lo stesso tema viene infatti ripreso nella terza sezione, mentre la seconda sezione altro non è che la ripresa dell'«Osanna» che serve anche da «coda» all'intero brano.

Infine l'Agnus Dei dopo un preludio strumentale affida il tema al soprano solo, ed è il tema che ricorda l'aria delle Nozze; il tema è poi ripreso anche dal tenore che si alterna con il coro finché sulle parole «Dona nobis pacem» ritorna con le stesse armonie ed imitazioni strumentali ma anche con una ripresa in tempo «Allegro con spirito» il tema del Kyrie iniziale.

E' quest'«Allegro con spirito» che conclude l'opera con una estensione geniale dell'idea primitiva - nota il De Saint-Foix - il quale aggiunge pure come la ripresa dell'idea iniziale dimostra il profondo bisogno di unità formale sentito da Mozart in questa occasione. Una unità formale realizzata non solo attraverso la scelta di precise forme strumentali all'interno di ogni brano della Messa ma riaffermata quasi serrando l'intero edificio sonoro all'interno dello stesso tema che quindi dà l'avvio al discorso e lo conclude.

Gianfilippo De'Rossi

Testo delle parti vocali

KYRIE

Kyrie eleison
Christe eleison
Kyrie eleison

GLORIA

Gloria in excelsis Deo, et in terra pax hominibus bonae voluntatis. Laudamus te, benedicimus te, adoramus te, glorificamus te. Gratias agimus tibi propter magnam gloriam tuam. Domine Deus, Rex coelestis, Pater Omnipotens, Domine, Fili Unigenite, Jesu Christe, Domine Deus, Agnus Dei, Filius Patris. Qui tollis peccata mundi, miserere nobis, suscipe deprecationem nostram. Qui sedes ad dexteram Patris, miserere nobis. Quoniam Tu solus Sanctus, Tu solus Dominus, Tu solus Altissimus. Jesu Christe. Cum Sancto Spiritu in gloria Dei Patris. Amen.

CREDO

Credo in unum Deum, Patrem Omnipotentem, factorem coeli et terrae, visibilium omnium et invisibilium. Et in unum Dominum, Jesum Christum, Filium Dei, Unigenitum, et ex Patre natum ante omnia saecula, Deum de Deo, lumen de lumine, Deum verum de Deo vero, genitum, non factum consubstantialem Patri, per quem omnia facta sunt, qui propter nos homines et propter nostram salutem descendit de coelis. Et incarnatus est de spiritu sancto ex Maria Virgine, et homo factus es, crucifixus etiam pro nobis sub Pontio Filato, passus et sepultus est. Et resurrexit tertia die, secundum scripturas. Et ascendit in coelum, sedet ad dexteram Patris; et iterum venturus est, cum gloria, judicare vivos et mortuos, cujus regni non erit finis. Credo in Spiritum Sanctum Dominum et vivificantem, qui ex Patre Filioque procedit, qui cum Patre et Filio simul adoratur et conglorificatur, qui locutus est per Prophetas. Et in unam sanctam, catholicam et apostolicam Ecclesiam. Confiteor unum baptisma, in remissionem peccatorum. Et expecto resurrectionem mortuorum, et vitam venturi saeculi. Amen.

SANCTUS

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dominus Deus, Sabaoth. Pleni sunt coeli et terra gloria tua, Hosanna in excelsis.

BENEDICTUS

Benedictus qui venit in nomine Domini, Hosanna in excelsis.

AGNUS DEI

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, dona nobis pacem.
(1) Testo tratto dal programma di sala del concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 22 novembre 1967


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Ultimo aggiornamento 6 maggio 2011