Ah, lo previdi! Ah, t'invola agl'occhi miei, K 272

Recitativo, aria e cavatina in do minore per soprano ed orchestra

Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
Testo: Vittorio Amedeo Cigna-Santi
  1. Ah, lo previdi! - recitativo - Allego risoluto (la minore)
  2. Ah, t'invola agl' occhi miei - aria - Allegro (do minore). Adagio
  3. Deh, non varcar - cavatina - Andantino (si bemolle maggiore). Allegro
Organico: soprano, 2 oboi, 2 corni, archi
Composizione: Salisburgo, agosto 1777
Prima esecuzione: Salisburgo, Tanzmeistersaal, 15 agosto 1777
Testo (nota 1)

Di maggiore consistenza lirica, sotto il profilo della qualità espressiva, è l'aria da concerto "Ah, lo previdi! Ah. t'invola agl'occhi miei'', composta nell'agosto 1777 per il giovanissimo soprano Josepha Duschek. Vi si sente il Mozart delle grandi opere future, in cui quello che conta maggiormente è l'aderenza della frase musicale alla fisionomia del personaggio da rappresentare. Non per nulla lo stesso Mozart, in una lettera inviata al soprano Aloysia Weber, che canterà l'anno successivo lo stesso pezzo in concerto, le raccomanda «l'espressione, di riflettere bene al senso e alla forza delle parole, di mettersi con serietà nello stato e nella situazione di Andromeda e di figurarsi di essere quella stessa persona». Dopo un recitativo dagli accenti vigorosi e ben marcati nel ritmo, specie nel verso "Va, crudele! Va, spieiato!" subentra all'inizio timidamente e poi in tutto il suo splendore e profumo melodico una finissima aria di inconfondibile sapore mozartiano (Deh, non varcar quell'onda) accompagnata dalle armonie pastosamente morbide dell'oboe.

Ennio Melchiorre

Testo

ANDROMEDA

Ah, lo previdi!
Povero Prence, con quel ferro istesso
che me salvò, ti lacerasti il petto.

(ad Eristeo)
Ma tu sì fiero scempio perché non impedir?

Come, o crudele, d'un misero a pietà non
ti movesti?
Qual tigre, qual tigre ti nodrì?
Dove, dove, dove nascesti?
Ah, t'invola agli occhi miei!

Ah, t'invola agl'occhi miei,
alma vile, ingrato cor!
La cagione, oh Dio, tu sei
del mio barbaro, barbaro dolor.
Va, crudele! Va, spietato!
Va, tra le fiere ad abitar.
(Eristeo parte)

Misera! Misera! Invan m'adiro,
e nel suo sangue intanto
nuota già l'idol mio.
Con quell'acciaio, ah Perseo, che facesti?
Mi salvasti poc'anzi, or m'uccidesti.

Col sangue, ahi, la bell'alma,
ecco, già uscì dallo squarciato seno.
Me infelice!
Si oscura il giorno agli occhi miei,
e nel barbaro affanno il cor vien meno.
Ah, non partir, ombra diletta,
io voglio unirmi a te.
Sul grado estremo,
intanto che m'uccide il dolor,
intanto fermati, fermati alquanto!

Deh, non varcar quell'onda,
anima del cor mio.
Di Lete all'altra sponda,
ombra, compagna anch'io
voglio venir, venir con te!
(1) Testo tratto dal progrmma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 9 maggio 1992


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Ultimo aggiornamento 17 gennaio 2014