Quartetto per archi n. 13 in re minore, K 173


Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
  1. Allegro, ma molto moderato (re minore)
  2. Andante grazioso (re maggiore)
  3. Minuetto (re minore)
  4. Allegro (re minore)
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Composizione: Vienna, settembre 1773
Edizione: Artaria, Vienna 1792
Guida all'ascolto (nota 1)

Dei 23 quartetti d'archi quello n. 13 in re minore corrisponde, nella grande edizione mozartiana Breitkopf, al K. 173, cioè all'ultimo della serie dei 6 quartetti detti viennesi per distinguerli dal gruppo dei precedenti 6 quartetti italiani, scritti durante il viaggio di Mozart in Italia del 1772-73. I quartetti viennesi furono composti con prodigiosa fecondità nel giro di un mese o poco più, esattamente tra l'agosto e il settembre 1773. Essi costituiscono una importante tappa nella evoluzione stilistica di Mozart che, soprattutto dietro il grande esempio haydniano, segna qui, rispetto al gruppo precedente, la conquista di quella salda architettura d'insieme e di quella interiore congruenza degli sviluppi, che sarà a sua volta premessa per la futura creazione - ma a distanza di quasi un decennio - della serie dei sei capolavori dedicati ad Haydn.

Possiamo dire che il primo tempo (Allegro moderato) consiste in un unico motivo, che però contiene in sé un triplice atteggiamento che va dalla polifonia delle battute iniziali, alla baldanzosa figura melodica enunciata subito dopo dal primo violino, al gioco ritmico di note ribattute che infine accomuna strettamente i quattro strumenti. Tutto il movimento sfrutta con estrema semplicità l'annodarsi e snodarsi di quei tre elementi.

Altrettanto aderente al motivo d'impianto si mantiene l'Andantino grazioso, di un finissimo e sorridente contrappunto tramato sopra un leggero ritmo di gavotta. E' l'unico pezzo che si svolge nel modo maggiore.

Dopo il Minuetto, con relativo Trio, si entra nel Finale che già dall'inizio prospetta perentoriamente una forma fugata che verrà mantenuta con rigida coerenza e altrettanta concisione fino alla fine. Il particolare sapore di questa pagina è dovuto al marcato profilo cromatico discendente del tema, che con divertente e divertita pedanteria, sembra costringere gli strumenti a un continuo «da capo».

Giorgio Graziosi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Eliseo, 23 marzo 1961


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Ultimo aggiornamento 12 gennaio 2013