Quartetto per archi n. 16 in mi bemolle maggiore, K1 428 (K6 421b)


Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
  1. Allegro ma non troppo (mi bemolle maggiore)
  2. Andante con moto (la bemolle maggiore)
  3. Minuetto e trio. Allegro (mi bemolle maggiore)
  4. Allegro vivace (mi bemolle maggiore)
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Composizione: Vienna, giugno - luglio 1783
Prima esecuzione: Vienna, Großer Redoutensaal del Burgtheater, 15 gennaio 1785
Edizione: Artaria, Vienna 1785
Dedica: Franz Joseph Haydn (numero 3)
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Il Quartetto K. 428 è il terzo del gruppo di sei quartetti composti da Mozart tra il 1782 e il 1785 e dedicati a Franz Joseph Haydn, che nel 1781 aveva scritto i sei "Quartetti russi", cioè quelle composizioni alle quali l'artista salisburghese si richiamò esplicitamente per elaborare e perfezionare questa difficile e complessa forma di musica da camera, che sarebbe stata portata ad un altissimo livello da Beethoven. Del resto lo stesso Mozart, nella lettera di dedica scritta in italiano e con la quale inviava umilmente in data 1° settembre 1785 i suoi quartetti a Haydn, lascia chiaramente intendere quale fosse il rapporto di grande rispetto e di amicizia che lo legava al musicista austriaco. «Un padre, avendo risolto di mandare i suoi figli nel grande mondo - scrive Mozart - stimò di doverli affidare alla protezione di un uomo molto celebre in allora, il quale per buona sorte era di più il suo migliore amico. Eccoti del pari, celebre uomo ed amico mio carissimo, i miei sei figli. Essi sono, è vero, il frutto di una lunga e laboriosa fatica, pur la speranza fattami da più amici di vederla almeno in parte compensata m'incoraggia e mi lusinga che questi lavori siano per essermi un giorno di qualche consolazione. Tu stesso, amico carissimo, nell'ultimo tuo soggiorno in questa capitale me ne dimostrasti la tua soddisfazione. Questo tuo suffragio mi anima soprattutto, perché io te li raccomandi e mi fa sperare che non ti sembreranno del tutto indegni del tuo favore. Piacciati dunque accoglierli benignamente ed esser loro padre, guida ed amico. Da questo momento io ti cedo i miei diritti sopra di essi, ti supplico però di guardarne con indulgenza i difetti, che l'occhio parziale di padre mi può aver celati, e di continuare, loro malgrado, la generosa tua amicizia a chi tanto l'apprezza, mentre son di cuore il tuo sincerissimo amico».

Haydn, dal canto suo, proprio dopo l'esecuzione di alcuni quartetti di Mozart a Vienna (episodio riferito nella lettera sopra citata), aveva pronunciato parole di elogio per il suo amico, definito come una persona «che ha gusto e possiede la più profonda scienza di comporre». Naturalmente Mozart, nonostante la suggestione del modello haydniano, è riuscito a dare una impronta personale ai suoi quartetti, sia per la qualità delle idee che per le innovazioni di linguaggio, nell'ambito di una esposizione rigorosamente tematica. Per questo carattere originale, così diversificato dalla pratica quartettistica del tempo, non c'è da meravigliarsi di alcuni giudizi poco favorevoli apparsi nella stampa dell'epoca, come ad esempio quello della "Gazzetta Viennese" del 1787, dove si dice: «Peccato che Mozart, nel lodevolissimo intento di diventare un innovatore, si sia spinto troppo lontano, e non certo a vantaggio del sentimento e del cuore. I suoi nuovi Quartetti sono troppo drogati e, a lungo andare, nessun palato riesce a tollerarli». In realtà questi quartetti, al di là della densità del discorso sonoro e di alcune arditezze grammaticali, che fecero arricciare il naso a qualche maestro contemporaneo (il compositore Giuseppe Sarti arrivò persine a deplorare che «barbari assolutamente privi di orecchio s'ostinassero a scrivere la musica»), racchiudono una gioiosità, una spontaneità e una freschezza di espressione che sono i tratti tipici del genio mozartiano.

In particolare il Quartetto K. 428, composto tra luglio 1783 e febbraio 1784, è considerato uno dei migliori, per invenzione tematica e schiettezza melodica della raccolta quartettistica dedicata ad Haydn. In più, alcuni commentatori dell'opera mozartiana hanno voluto ravvisare in certi passaggi armonici del Quartetto dei preannunci romantici; il De Saint-Foix, ad esempio, ha notato nell'Andante con moto delle figurazioni cromatiche premonitrici stilisticamente del Tristano e Isotta wagneriano. Forse una considerazione del genere può sembrare eccessiva e troppo forzata, ma è certo che nell'Allegro non troppo, ricco di imitazioni fra i vari strumenti, come nel citato Andante e nel Trio del Minuetto, che accenna ad una musica vagamente esotica, Mozart dimostra di essere un anticipatore delle coloriture romantiche, riservando all'Allegro vivace finale la brillante cantabilità, festosa ed estroversa, perfettamente fedele agli insegnamenti haydniani.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Il giugno-luglio 1783, insieme col Quartetto in re minore, vede nascere anche quello in mi bemolle maggiore K. 42Ib (428). Come generalmente avviene di due opere mozartiane composte consecutivamente, il contrasto tra esse è profondo. Se nel Quartetto in re minore s'agita un afflato di alta tragicità, quello in mi bemolle maggiore è il più olimpicamente sereno della serie. Ciò significa, tra l'altro, un riaccostamento agli spiriti e alle tecniche di Haydn, evidentissimi nell'Andante con moto, suggerito da un movimento analogo per carattere, scrittura, ritmo e tonalità, l'Affettuoso sostenuto del Quartetto in mi bemolle maggiore op. 20 n. 1; e ancor più palesi nell'Allegro vivace, dove Mozart attinge alla leggerezza di cuore e al sottile humor haydniani da par suo, ossia evitando ogni incursione nel popolaresco, nel bizzarro e nel sorprendente. Le distanze dall' "uom celebre" e "amico carissimo" continuano però ad essere mantenute in un punto essenziale: la libertà che Mozart si prende col principio dell'elaborazione tematica, che per lui non è né sarà mai principio assoluto. Ne è ulteriore prova questo Quartetto, che associa momenti di alta temperie elaborativa, suggeriti dal complesso organismo tematico che apre l'esposizione, ad altri, di una disinvoltura fin provocatoria, come, nel primo tempo, il brillante secondo episodio tematico, omaggio futuribile a Gioachino Rossini nel suo incedere elegante e marziale tra ritmi puntati e terzine.

Generato, come s'è detto, da uno stimolo haydniano, l'Andante con moto si sarebbe compiutamente configurato come la più ardita e avveniristica tra le esplorazioni mozartiane sinora realizzate nell'ambito del suono quartettistico. Il senso melodico del brano, in forma-sonata, non è affidato a questo o a quello strumento, ma scaturisce da un sapientissimo intreccio delle parti costantemente immerse in una sonorità densa, soffice e profonda: immediato e impressionante, il richiamo all'opalescenza timbrica del Lento assai, cantabile e tranquillo dell'op. 135 beethoveniana. All'estatica "melodia infinita", profondamente venata di estenuatezze cromatiche, di questo secondo movimento, segue con vivace contrasto un grandioso Minuetto d'impianto chiaramente diatonico e d'invenzione tematica plastica e vigorosa, il cui Trio in do minore non dovrà passare inosservato allo Schubert del Quartetto in la minore D. 804. Anche nel conclusivo omaggio haydniano, un Allegro vivace in forma di rondò-sonata, l'elaborazione tematica cede il posto all'esuberanza motivica che invade con nuovi materiali le sezioni di sviluppo: ma la fusione equilibratrice tra i due elementi avverrà soltanto nelle opere strumentali della tarda maturità, toccando la perfezione negli ultimi due quintetti e nei tre quartetti "prussiani".

Giovanni Carli Ballola

Guida all'ascolto 3 (nota 3)

Non si conosce la data di composizione precisa di questo Quartetto che nell'edizione originale del 1785 era collocato al quarto posto dopo il Quartetto K. 458. È un'opera che affianca una intensa carica di ricerca armonica e formale nei primi due movimenti ad un atteggiamento decisamente spensierato negli ultimi due. Fra i temi più specificamente quartettistici si pone senza dubbio quello d'apertura dell'Allegro ma non troppo, con quattro battute all'unisono ben ancorate alla tonalità di mi bemolle, ma subito dissolte in tortuosi rivoli cromatici in cui qualche commentatore moderno ha creduto cogliere un procedimento latente di serialità. Il discorso stenta a fluire, punteggiato da continue chiose e da frammenti contrastanti; in realtà, l'ansia organizzatrice del compositore è tale che i temi sono saggiati e quasi sviluppati prima ancora che venga il turno dello svolgimento nella sezione centrale della pagina. Questa attitudine nuova a indagare nei rapporti sonori trova terreno ancora più fertile nel secondo movimento, tradizionalmente riservato alla pensosa «rêverie»; «meditazione filosofica» chiama il Saint-Foix questo Andante con moto che è una delle pagine più armonicamente elaborate di Mozart, straordinaria anche per la mancanza di temi salienti. Le preveggenze davvero miracolose dei cromatismi del «Tristano e Isotta» wagneriano sono tanto emozionanti per noi quanto dovevano riuscire poco accette al recensore della «Wiener Zeitung» quando parlava di musica eccessivamente «drogata».

Da questo clima misterioso si svolta improvvisamente nel Minuetto, che riporta la chiarezza della tonalità di mi bemolle maggiore con accenti non lontani dal Minuetto della Sinfonia K. 543, e nell'Allegro vivace conclusivo, in tutta la raccolta dei sei Quartetti la pagina che forse si avvicina di più allo spirito giocoso di Haydn.

Giorgio Pestelli


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 9 febbraio 1990
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 14 novembre 1990
(3) Testo tratto dal programma di sala del Concerto del Maggio Musicale Fiorentino,
Firenze, Teatro Comunale, 9 maggio 1973


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Ultimo aggiornamento 1 aprile 2020